POLITICA COME STRATEGIA, di GLG

gianfranco

(in una “realtà” in continuo flusso)

Ho più volte sottolineato il primato della POLITICA intesa quale serie di mosse strategiche (nella scacchiera mondiale come in quella interna ai vari paesi). Una simile attività non può mai essere condotta a casaccio, con semplice approssimazione. Si segue pur sempre una razionalità, solo non rigida né troppo aperta a svariate possibilità e percorsi. Chi si muove seguendo una strategia continua spesso ad essere convinto di poter riprodurre la realtà, sia pure solo per schema, fissando la tramatura della stessa. E’ convinto d’essere in grado d’attribuire ai punti nodali di tale trama una posizione abbastanza precisa; non segue certamente le elucubrazioni di quei filosofi “molto sapienti” che citano a sproposito l’indeterminazione della teoria quantistica, secondo cui l’osservatore influisce sull’oggetto appunto osservandolo. Nella storia degli eventi sociali (politici, economici, ecc.) non siamo nel mondo delle microparticelle, non inviamo in direzione degli stessi raggi d’osservazione dotati di energia tale da mutare la loro posizione e/o velocità.
Gli esseri umani hanno fin troppo presunto d’essere gli artefici delle vicende che li riguardano. Se ad un certo punto si verificano accadimenti inattesi, non previsti, fanno appello al caso, perfino alla sfortuna. Essi sono invece artefici di un ben altro procedimento. La “realtà” – indubbiamente esistente e in cui siamo “immersi” – è da pensarsi quale flusso informe, caotico, squilibrante. Non possiamo muoverci in essa credendo di poterci inserire in modo perfettamente consapevole in questo flusso poiché avremmo avuto in premio una superiore dote di “intuizione”. In realtà, assai più prosaicamente, il nostro pensiero fissa dei campi di stabilità, certamente per punti sommari, in modo da riuscire a muoversi entro questi campi che assomigliano a delle mappe. Costruiamo la loro dinamica di mutamento attraverso una cinematica, cioè come si fa nei film. Una serie di fotogrammi sempre più ravvicinati fra loro; dai primi “film di Ridolini” si arriva ad una riproduzione che ci riempie di orgoglio (quello che, nella vita quotidiana, ci fa cambiare continuamente apparecchio televisivo sempre più dotato di “esatta riproduzione della realtà” per punti, per pixel!). Questa sarebbe la realtà: i rapporti tra i punti e le posizioni da essi configurate vengono riprodotti in formule, grafici, ecc. E noi siamo contenti, adesso nulla ci è ignoto, il futuro è la prosecuzione di quella sequenza ormai fissata.
Poi entriamo in ambasce perché accade qualcosa di imprevisto; ma non può essere! Appunto: o siamo puniti per nostri gravi peccati, oppure sorge il sospetto che qualcosa sia sfuggito alla riproduzione di quella “realtà”. Magari si pensa di migliorare ulteriormente la sua “fotografia”; e per quando riguarda la sua dinamica evolutiva, ci si sforza di rilevare i punti successivi (di quella che è in effetti una cinematica) eliminando il più possibile gli spazi (e i tempi) vuoti tra l’uno e l’altro. Alla fine pensiamo di poterci rilassare; tutto andrà bene. No, continuano a prodursi eventi “strani”, assolutamente capricciosi e bizzosi. Come mai?
Fin quando, nella successione degli eventi in una fase (o epoca) storica, agisce una forza decisamente prevalente (ad es. una potenza predominante in quel contesto spaziale), si ha l’impressione che l’evoluzione di una data formazione sociale sia abbastanza (mai completamente) determinata dall’azione di quel “soggetto”. Il quale fissa sempre i suoi campi di stabilità per decidere come muoversi, ma sembra in effetti che questi corrispondano alla “realtà” di quell’epoca storica. Ad un certo punto, si notano discrepanze, andamenti supposti erratici e casuali, eventi “fortuiti”. Osservando meglio la situazione, si nota che stanno emergendo altre forze con altri campi di stabilità e altre sequenze di mosse – le strategie, cioè la POLITICA nel suo senso più proprio – per agire in quello stesso contesto. E malgrado, per un certo periodo di tempo, si discuta della necessità di collaborare tutti insieme, sempre più si verificano eventi in cui i diversi soggetti nutrono crescenti sospetti reciproci: la sensazione di ognuno d’essi è che qualcun altro stia barando, voglia raggirarlo per poi meglio aggredirlo! Ogni “soggetto” (ogni nuova forza in crescita) la pensa così.
In realtà, l’emergere di più forze ha soltanto posto in chiara evidenza, e lo andrà ormai ponendo sempre più in luce, che il campo (o i vari campi) di stabilità – fissato(i) mediante teorie via via più “raffinate” per la strumentazione analitica impiegata e perfino supportate da accurate “ricerche (statistiche) sul campo” – ha presunto di immobilizzare il continuo flusso squilibrante, disordinato, che è in realtà irriproducibile tramite il pensiero detto logico (che sia deterministico o probabilistico non ha alcuna importanza). E’ questo flusso a mettere infine in crisi i campi di stabilità dei vari “soggetti”, la cui unica funzione, quando vanno moltiplicandosi essendo in possesso di una potenza abbastanza equivalente, è quella di far risaltare che il flusso in questione non si acquieterà mai. Saremo perciò sempre costretti, di periodo in periodo, di fase in fase, di epoca in epoca, ad attraversare quelle che avvertiamo sovente come fasi storiche ricche di tragedie.
Tuttavia, non vogliamo accettare questa “realtà”, vogliamo pensare che essa sia frutto delle nostre azioni. In molti (troppi!) credono che basterebbe cooperare o addirittura volersi bene, riscoprire l’“umanità” dei buoni sentimenti; realmente esistenti, sia chiaro, giacché non sono sempre ipocrisia e finzione di soggetti malintenzionati. Tuttavia, fanno quasi più danni gli “amorevoli” in buona fede degli altri, perché sono i più tetragoni e testardi nel non voler riconoscere che “qualcosa” deteriora OGGETTIVAMENTE i rapporti tra individui, gruppi sociali e paesi (nazioni) e spinge necessariamente a dover affrontare un conflitto (talvolta assai drammatico). Gli ipocriti e finti buoni non capiscono da dove derivi il deteriorarsi dei presunti “equilibri”: non hanno consapevolezza del flusso squilibrante e informe, pensano ancora alla possibilità di stabilizzare dei campi attraverso il rafforzamento loro e l’indebolimento dell’avversario (trattato a volte da cooperante o alleato soltanto per raggirarlo e/o sottometterlo). Quelli in buona fede semplicemente non capiscono più nulla, continuano a credere all’esistenza del vecchio campo di stabilità con il suo equilibrio ormai tramontato da un pezzo; e provocano così ritardi con guasti inenarrabili, accentuando così i peggiori aspetti della tragedia in arrivo.
Ci sono però altri soggetti che inseguono scopi diversi, che afferrano in parte l’inevitabilità del conflitto. Tuttavia, anch’essi non hanno consapevolezza del flusso squilibrante che darà infine origine – coadiuvato dalla presenza di più campi di stabilità “costruiti” da forze contrastanti – ad un conflitto inevitabile. In effetti, i gruppi dominanti in un paese (sempre minoritari come numero ma non certo come potere e quasi sempre anche come seguito tra i dominati), dopo una fase storica più o meno lunga, vedono logorati quei campi di stabilità da essi creati e non modificati radicalmente, processi che riguardano pure le strategie applicate in quella fase. E il logorio può essere anche più rapido e più intenso con riguardo alla predominanza di quel paese rispetto ad altri. A quel punto, possono sorgere nuovi orientamenti che modificano radicalmente l’impostazione “conoscitiva” della realtà; le nuove “visioni del mondo” vengono spesso supportate da forze organizzate in grado di aprire una nuova fase sia all’interno di dati paesi come nelle relazioni tra essi. I conflitti (interni o internazionali) diventano sempre più cruenti e destabilizzanti e si ha un mutamento profondo delle strutture sociali in certi paesi (con l’ascesa di nuovi gruppi predominanti) e dei rapporti di forza tra paesi.
In definitiva, i nuovi gruppi dominanti sono quelli che andranno formulando assai differenti campi di stabilità, decisamente più adeguati dopo l’invecchiamento e perfino tracollo di quelli precedenti. Ovviamente, di epoca in epoca l’essere umano ha la prerogativa di accrescere certe conoscenze del mondo reale in cui ci si trova ad agire; inoltre, le nuove strutture sociali venute ad esistenza in seguito a radicali rivolgimenti sono spesso da ritenersi migliori di quelle spazzate via. Ancora una volta si consoliderà la credenza di avere ormai dato vita al “migliore dei mondi possibili”. Una convinzione che pian piano andrà pur essa incontro a nuove delusioni ed infine al ripensamento della “realtà” in cui si vive con il seguito di violenti sommovimenti sociali e di conflitti tra complessi sociali di differente “civilizzazione” e insediamento territoriale (nell’epoca moderna, possiamo semplificare parlando di scontri tra paesi fino al livello di violenza delle guerre). E la storia si ripete sia pure in forme sempre differenti, che fanno apparire ogni volta il mondo sociale, la vita che vi si svolge, ecc. completamente differenti rispetto al passato, ma pur sempre con il periodico ripresentarsi di gravi disordini, di conflitti acuti, di dolorose tragedie. E si tratta tuttavia di fasi in cui si hanno spesso le più elevate espressioni della spiritualità umana, del suo ingegno innovatore, del completo mutamento di quelle che chiamiamo ideologie, ecc.
L’importante è capire che noi, speciali animali pur dotati di quello che definiamo pensiero (o ragione), non possiamo però agire se non ci creiamo “attorno” una STABILITA’. Non significa IMMUTABILITA’, ma anche il mutamento deve essere pensato secondo precise direttrici, magari valutate in senso probabilistico. Possiamo ammettere la CASUALITA’, ma solo quale evento eccezionale da tentare di ricondurre, da ricomprendere, entro una data significazione e “motivazione” di quell’accadimento, che ci sorprende e verso il quale siamo indifesi. Non possiamo immergerci e aderire perfettamente al flusso caotico della realtà che continua la sua corsa totalmente disordinata e imprevedibile. Non riusciremmo ad agire, non potremmo porre in essere quello che è lo strumento principe della nostra attività, da me definito POLITICA; insomma le strategie da applicare a quella “realtà” da noi costruita cercando di non immaginarcela semplicemente, ma da cui dobbiamo comunque “astrarci” per non essere semplicemente travolti da essa ed essere alla fine consegnati alla morte.
Dobbiamo soltanto restare ben coscienti che il “flusso caotico” continua a scorrere e prepara altre fasi, altre epoche. Il pensiero umano sarà sempre in ritardo nel cercare nuovi CAMPI DI STABILITA’ quando i vecchi sono logori. Questa, appunto, la situazione assai pericolosa tipica dei tempi odierni. Non sappiamo come pensare il nuovo. E “le mort saisit le vif”. Anzi, in questa particolare fase in cui viviamo, sembra quasi che il flusso ci stia già trascinando a fondo, nel regno dei “morti viventi”. Non credo si tratti della prima epoca storica in cui questo è accaduto. Tuttavia, la nostra “sordità”, il nostro “ritardo” nel comprendere quanto altre volte si è ripetuto sembra particolarmente accentuato. La nostra meschinità risalta paurosamente. Mi sbaglierò, ma credo che a questa “miopia” contribuisca una scienza saccente e boriosa, che in realtà è solo tronfia di mille marchingegni tecnici inventati, ma non si sforza di capire il “nuovo” così come fece in altri tempi.
Mi sembra si sia in effetti entrati in un’epoca in cui o la morte s’impadronirà di questa nostra civiltà per colpa dell’immane ritardo nel riconoscere che ormai il flusso caotico della “realtà” – quella VERA, quella che mai conosceremo in modo esaustivo – rovescerà i vecchi equilibri; oppure dovrà prodursi un violento scontro con i “ritardati” per almeno restare “alla coda” di quel flusso senza scordarsi della sua esistenza. Non pare esserci altra alternativa. Senza troppo montarsi la testa, con la coscienza dei propri limiti, si può essere in grado di optare tra le due. Se scegliamo di morire, non ci si agiti troppo, basta attendere la fine. Altrimenti, si vivrà una fase di alta energia e di volontà di cambiamento, che però – teniamolo sempre bene in mente – si andrà progressivamente esaurendo imponendo ulteriori nuove scelte. Ma intanto, oggi come oggi, cerchiamo di salvarci e di annientare quei gruppi sociali, che sono ormai alla fine del loro ciclo storico e fanno di tutto per protrarre di un po’ la loro sopravvivenza, facendo marcire l’intera collettività.
Torneremo su tutto questo, adesso termino per il momento.