Portare il modello dell’Intelligenza Strategica a Mosca – di George Friedman, tratto da www.Stratfor

Styled_logo

Styled_logoPortare il modello dell’Intelligenza Strategica a Mosca – di George Friedman

[Traduzione di Piergiorgio Rosso da: “Taking the Strategic Intelligence Model to Moscow]

Sto per visitare Mosca la prossima settimana. Sono stato invitato dall’Istituto di Stato di Relazioni Internazionali di Mosca a parlare di analisi strategica, il loro termine per quello che Stratfor chiama previsione strategica. Andare a Mosca mi fa pensare, in qualsiasi circostanza. Io sono un prodotto della guerra fredda, e per me, a un certo livello, Mosca è la città del nemico. Per mio padre, quella città era Berlino. Per mia figlia, era Fallujah. In ogni guerra c’è un nemico e una città che incarna quel nemico. Ho speso troppo della mia vita fissato su Mosca per perdere il senso radicato che sia una città di oscurità e cospirazione.

I miei figli non hanno quel senso di Mosca e sta svanendo anche in me, come i ricordi dei vecchi amori. E’ lì, ma non è lì. Certo, non siamo sull’orlo di una guerra nucleare, non ci aspettiamo divisioni sovietiche che invadano la Germania Ovest. Ma è interessante per me che quelli cui ho citato questo viaggio – le persone che sono consapevoli del fatto che io sono sempre in viaggio a discutere tali questioni – hanno espresso preoccupazione per la mia sicurezza. Alcuni hanno chiesto se avevo paura di essere arrestato o paura per la mia vita. Il direttore della sicurezza di Stratfor ha anche preso una mezz’ora del mio tempo per ricordarmi dei potenziali pericoli. Entrambi siamo di età tale da aver estremamente apprezzato la conversazione.
Gli eventi in Ucraina non sono una sorpresa per noi, e i nostri lettori sanno che li abbiamo trattati assiduamente. Ma la distanza tra allora e adesso è importante quanto il conflitto stesso. Ci deve essere senso delle proporzioni. Se dovessi individuare la differenza principale, sarebbe questa: in Unione Sovietica prima del 1980, c’era un’ideologia totalizzante. Nel corso del tempo, la gente è diventata cinica a riguardo, ma per lungo tempo, è stata sia creduta che temuta. La Russia di oggi è molte cose, ma non è ideologica. E’ nazionalista (in altri paesi diciamo patriottica), si tratta di una oligarchia, è corrotta, è autoritaria – ma non è un luogo di convinzioni profonde o almeno non un luogo di una sola fede. L’Unione Sovietica, una volta si pensava come l’avanguardia dell’umanità, dandogli una forza e una volontà che era spaventosa. La Russia non ha più tali pretese. E’ semplicemente un altro paese. Essa non pretende più di questo.
Ci sono cause di conflitti diverse dall’ideologia. Gli Stati Uniti hanno un interesse a prevenire l’emergere di una nuova potenza egemone europea. I russi devono mantenere il cuscinetto che ha fiaccato la forza di Napoleone e Hitler. Nessuno dei due interessi è banale ed è difficile immaginare come entrambi possono essere soddisfatti. Pertanto, vi è una divergenza di interessi tra gli Stati Uniti e la Russia, complicata dalla miriade di nazioni della penisola europea. Che questo saltasse fuori era inevitabile. Mentre gli europei si sono indeboliti, la Russia si è rafforzata rispetto a loro. Quando l’Ucraina ha invertito il suo orientamento dalla Russia verso l’Occidente, la Russia ha dovuto reagire. Appena ha reagito la Russia, anche gli Stati Uniti hanno dovuto reagire. Ciascuna parte può ritrarre l’altra come un mostro, ma nessuna delle due è mostruosa. Ognuna si comporta semplicemente come è costretta dalle circostanze.

Questo è il solo punto della previsione e dell’analisi strategica. Essa non dipende da segreti nascosti ma da forze impersonali. Dipende da cose esposte totalmente alla vista. L’attuale disputa ucraina ne è un esempio. I russi hanno un interesse nel destino di Ucraina, giusto o ingiusto che sia per l’Ucraina. Ugualmente ne hanno gli americani. Diversi anni fa ho scritto su questa crisi che non dipendeva dalle politiche, ma piuttosto dalle forze impersonali che modellano gli interessi nazionali. Robert D. Kaplan ha scritto sulla visione realista della politica estera. Non sono d’accordo in questo senso: per me, il realismo non è una politica. Si tratta di un punto di vista da cui osservare lo svolgersi della realtà. Le opinioni soggettive dei politici contano poco. Sono intrappolati negli eventi. Indipendentemente da ciò che il presidente americano Barack Obama voleva fare in Medio Oriente, in ultima analisi, gli eventi prevedibili lo hanno intrappolato contro la sua volontà. E’ interessante vedere come lui cerca di resistere alla realtà in cui si ritrova. Ha poche possibilità.
Questo è il motivo per cui sto andando a Mosca. Voglio parlare con dei russi che stanno guardando il mondo attraverso un prisma simile al mio e confrontarmi su come vediamo il mondo. Esamineremo le stesse realtà utilizzando quello che ho il sospetto siano metodi simili e vedrò di quanto le nostre visioni saranno diverse. Questo non è un gioco di segreti. A questo livello, poco importa ciò che Obama vuole o ciò che il presidente russo Vladimir Putin pensa. Si tratta di forze molto più grande degli individui. Dirò loro quel che segue. Mi chiedo che cosa mi risponderanno.

La natura della Previsione Strategica

La Previsione Strategica è quel tipo di intelligence che è più estraneo ai servizi segreti: eventi che non possono essere compresi attraverso le fonti e le cui conseguenze sono incomprese ed impreviste dagli attori coinvolti. Inoltre, non serve ai decisori per decidere se gli eventi accadranno, ma permette loro di prepararsi a grandi cambiamenti. Per la maggior parte dei leader politici, i problemi immediati soggetti al loro controllo sono più attraenti, mentre le questioni strategiche, che dopo tutto potrebbero essere sbagliate, richiedono un enorme sforzo con costi politici. Le carriere dentro i servizi non sono valorizzate dal pensiero ampio e a lungo termine, anche se del tutto corretto. Dati i frequenti e radicali cambiamenti della storia che sfidano il pensiero convenzionale, molte previsioni strategiche sembrano assurde al consumatore di servizi di intelligence. In questo senso, si tratta di una forma di intelligence più praticata al di fuori dei servizi governativi e statali di intelligence.

L’intelligenza strategica non è basata su fonti; è basata su modelli. Ciò non significa che l’intelligenza strategica non dipenda dall’afflusso di informazioni, ma il livello di informazioni necessarie non è necessariamente quello delle informazioni che sono difficili e pericolose da scoprire (anche se potrebbe esserlo, in alcuni casi). Né è costituita da massicce collezioni di informazioni. Il principio primo dell’intelligenza strategica è scartare spietatamente il rumore di fondo che viene raccolto, per identificare il centro di gravità degli eventi. Un piccolo accenno a volte può attirare l’attenzione su un processo importante, soprattutto negli affari militari. Trovare quel piccolo suggerimento, tuttavia, richiede enormi quantità di tempo e fatica, e resta poco tempo per capire il significato. Inoltre, in molti casi, il processo è bene in vista. Il trucco è quello di vederlo, e il trucco ancora più difficile è quello di crederci.

Abbiamo un detto a Stratfor: sii stupido. Con questo intendiamo non essere così sofisticati da non vedere ciò che è davanti ai vostri occhi e non apprezzare il segreto che si ottiene con grandi sforzi da fatti che tutti conoscono, ma non riescono a capire. Una sofisticazione eccessiva ed un eccessivo amore del segreto nasconderanno i processi strategici in atto. Così, per esempio, la frammentazione dell’Unione Europea, che è di grande importanza oggi, si basa sul fatto che il valore delle esportazioni tedesche è pari al 50 per cento del suo prodotto interno lordo. Questo è un dato di fatto che tutti sanno, ma pochi ne capiscono le implicazioni, che sono enormi. I sofisticati trattano livelli di astrazione ben oltre questo semplice fatto. La verità sta allo scoperto.

Ci sono due fondamenti nel modello. Il primo è che non vi è alcuna distinzione tra affari economici, politici, militari e tecnologici. Sono modi convenienti per organizzare i dipartimenti, ma nella realtà, sono semplicemente dimensioni diverse ed interconnesse dello stato-nazione e delle relative attività socio-politiche. La loro importanza relativa è diversa di volta in volta e da luogo a luogo, ma sono sempre presenti e sempre interagenti. L’intelligenza strategica deve vedere le cose da un punto di vista integrato.

In secondo luogo, i decisori sono intrappolati da una matrice di forze che li spezzerà se non si adeguano. I decisori di successo sono quelli che capiscono le circostanze in cui si trovano. Le circostanze fanno la storia, ma non come pensava Karl Marx, come vogliono. In  superficie questo si rifà ad una modalità di pensiero marxista. In realtà, lo stesso Marx non era il creatore di questa idea. Adam Smith e il suo concetto di mano invisibile, in cui gli uomini perseguono interessi privati e involontariamente aumentano la ricchezza delle nazioni nel corso di queste attività, precede Marx. Smith stesso era in debito con Machiavelli, il quale ha sostenuto che un principe non può discostare lo sguardo dalla guerra, ma deve concentrarsi sulle cose che è costretto a fare dalle circostanze. La virtù del principe riposa nel fare spietatamente ciò che deve, non nel sognare di possibilità che non ha. La previsione strategica e il marxismo si assomigliano solo in quanto entrambi credono che il fondamento della vita politica sia la necessità.

La necessità è prevedibile, in particolare se si tratta di attori razionali, e i politici di successo sono estremamente razionali all’interno dello spazio che occupano. Le azioni necessarie per motivare e guidare un milione di persone, per non parlare di centinaia di milioni, richiedono straordinaria disciplina e istinto. Pochi esseri umani possono anche solo cominciare la salita, e solo i più disciplinati raggiungono la cima. E’di moda tra i giornalisti e gli accademici disprezzare i politici. Mancano della capacità di apprendere e della bravura dei politici. Così, i giornalisti scambiano una mentalità e uno spirito radicalmente diversi per inferiorità. Ciò soddisfa il loro bisogno di non sentirsi inferiori, ma fa poco per guidarci. Obama e Putin hanno molto più in comune l’uno con l’altro di quanto entrambi ne abbiamo con il loro pubblico. Entrambi sono saliti al potere nel loro ambiente, dove quasi nessun altro l’ha fatto.

Se si guarda un grande maestro di scacchi giocare con un altro, noterete che il gioco è piuttosto prevedibile. Ognuno comprende pienamente le circostanze e sa che le opzioni apparenti sono illusorie. Ogni mossa è annullata da una contromossa prevista. In rare occasioni, un giocatore brillante trova una variante. La maggior parte delle partite finisce in un prevedibile pareggio. Un maestro è prevedibile nel suo gioco proprio perché la sua comprensione è così acuta. Un dilettante rischia di fare qualsiasi cosa, ma ovviamente, il dilettante non ha l’opportunità di giocare con un grande maestro. Lo stesso vale per i politici. Il distratto e il casuale non possono essere previsti, ma nemmeno sopravvivono. E’ il talentuoso e il disciplinato che sopravvivono e che possono quindi essere previsti.

Il modello dell’Intelligenza Strategica

Il compito dell’intelligenza strategica è quello di costruire un modello che tenga conto della vasta gamma di vincoli che limitano le scelte di un leader, individuando gli imperativi che deve perseguire se vuole sopravvivere come leader e se vuole che il suo paese sia sicuro. Il vincolo ovvio e fondamentale è la geografia. La posizione della Germania nella pianure del Nord Europa, la sua capacità di produrre in modo efficiente e dominare i mercati ad est e sud-est creano un imperativo per l’esportazione e per mantenere il dominio politico nei suoi mercati. Questo è stato vero sin dall’unificazione della Germania nel 1871. Allo stesso tempo, data la sua posizione e la mancanza di barriere naturali, è un paese intrinsecamente insicuro. Si deve mantenere i suoi mercati di esportazione, garantendo al contempo o politicamente o militarmente la sua integrità territoriale. Questo modello semplicistico ci permette di prevedere una serie di cose, indipendentemente da chi è il Cancelliere. In primo luogo, per evitare disturbi interni, la Germania esporterà a prescindere dalle circostanze. In secondo luogo, Berlino deve formare un contesto politico per facilitare questo. In terzo luogo, cercherà di evitare il confronto militare. In quarto luogo, in circostanze estreme, deve anticipare il conflitto piuttosto che aspettare che siano i suoi nemici a farlo.

Questo modello, che fornisco solo per far capire i concetti che ho disposto, inizia con i vincoli di politica interna che gravano su un leader tedesco. Prosegue con l’unica soluzione efficace: le esportazioni. Si sposta poi verso altre preoccupazioni innescate ad intermittenza dal successo tedesco. Il Cancelliere Angela Merkel deve mantenere le esportazioni o affrontare la disoccupazione e l’opposizione politica. La Germania deve esportare in parte verso l’Unione Europea, per cui ha plasmato l’Unione Europea per agevolare questo commercio. Contemporaneamente, essa deve proteggere la sua sicurezza nazionale non ponendo alcuna minaccia strategica per nessuno. Altre opzioni, come il taglio delle esportazioni, che consenta all’Unione Europea di funzionare con altre regole o lo spostamento della Germania dalla pianure del Nord Europa non sono a sua disposizione. Pertanto, alcune politiche vengono imposte su di lei.

Il modello prevede imperativi che devono essere soddisfatti, vincoli che caratterizzano le soluzioni e decisori che rispettano questi termini, con le variabili estese in più domini e interagenti con modelli simili per altri paesi. Per gestire questo, solo le grandi linee di comportamento possono essere modellati, e i dati che possono essere utilizzati non possono essere eccessivamente fini; altrimenti ne sarebbe sopraffatto l’analista e sarebbe oscurato il punto centrale, che è quello di capire i macro-andamenti che stanno emergendo. Senza l’esistenza di un previo modello che controlli la selezione e il flusso di informazioni, il sistema crollerebbe sotto il peso delle informazioni casuali. E’ importante tenere a mente che non si cerca di impegnarsi in un modello psicologico del decisore. Questo non solo perché tale modello è impossibile da creare ma anche perché la psicologia del potere e i leader potenti tendono a rendersi più simili che diversi. Una psicologia del potere in generale, è più utile di una psicologia degli individui. Ci sono due chiavi per la previsione strategica. In primo luogo, concentrarsi sulla comunità, sulla nazione e sullo Stato, piuttosto che sui singoli individui. In secondo luogo, non confondere l’intenzione soggettiva del singolo leader con il risultato.

I miei ospiti dovrebbero trovarsi bene con questi temi che hanno elementi di marxismo. Le due differenze sono la mia attenzione sullo Stato al posto della Classe e il fatto che io considero la condizione umana come permanente senza che si evolva verso alcuna “nuova umanità”. In definitiva devo più alla mano invisibile di Adam Smith e alla descrizione di Machiavelli del dilemma del principe, che è potente solo finché esercita il suo potere come la necessità gli impone. Il suo potere ha poche scelte.

Sarò curioso di vedere come i russi fanno Intelligenza Strategica e come vedono l’Ucraina. La scacchiera ed i pezzi sono sotto gli occhi di tutti. Lo spionaggio ha indubbiamente la sua utilità, ma non a questo livello e non in questo gioco. Vi racconterò quello che troverò a Mosca.