PUTIN UNCHAINED

Django Unchained

Se al famigerato Bounty killer di dittatori immaginari Barack Obama hanno incautamente assegnato il Nobel per la pace, a Vladimir Putin si potrebbe ben consegnare la stelletta dello sceriffo impavido capace di assicurare, con metodi rudi ma efficaci, una vera tregua mondiale. In questi giorni è stato lanciato anche in Italia il trailer dell’ultimo film di Quentin Tarantino, Django unchained, remake di un vecchio spaghetti-western di Sergio Corbucci. Quest’ultimo aveva come protagonista un giovane Franco Nero mentre quello del regista americano ha come principale personaggio un nero affrancato che si vendica degli schiavisti bianchi. La pellicola è fuori corso storico dato che oggi è un coloured a calpestare i diritti dei popoli deboli mentre è dalla steppa che nasce la resistenza alla prepotenza di un’ Amministrazione tracotante che s’ingerisce negli affari altrui. Da quando l’ex 007 è tornato al Cremlino i pistoleri assetati di sangue dell’imperialismo atlantico, i gangster delle bande mercenarie internazionali, reclutati nei peggiori saloon di Al Qaeda, ed i banditi dal grilletto facile, assidui frequentatori delle bettole del colonialismo intercontinentale, sono costretti ad agitare le armi senza poterle usare. Bandoleri e banderuole al vento che fanno tanto rumore ma non riescono a far fuoco sui loro obiettivi primari.

Tutti questi criminali vorrebbero scaricare una pioggia di piombo sulla Siria, dopo aver ridotto la Libia ad un Paese fantasma, ma non possono esercitarsi nel mestiere delle armi per il veto russo; gradirebbero continuare a fare scorribande e a creare scompiglio nelle aree da essi considerate strategiche per l’allargamento della propria egemonia ma ci vanno coi piedi di piombo, bramano per annichilire il mondo con uno scudo spaziale, facendosi scudo con menzogne stellari, ma sono costretti a restare con i piedi per terra.

Vladimir Putin non è un Presidente che si tira indietro in un duello politico o militare, non è un vile che si adegua passivamente ai diktat degli organismi sovranazionali, non mette taglie sui capi delle nazioni recalcitranti all’unico ordine occidentale ammissibile sulla faccia della terra, non Balla coi lupi come il suo predecessore,  che per raggiungere una maggiore distensione nei rapporti tra Est ed Ovest, ha finito col farsi irritire dalla Nato per qualche dollaro in più erogato dal Fmi o della Banca mondiale. Qualcuno sostiene che si sia trattato di un gioco delle parti ma chi accetterebbe mai la parte dell’Ombra rossa o del Pollo senza genio, accompagnato da troppi cattivi compari yankees, solo per un Pugno di business del WTO? Medvedev, in realtà, ha sbagliato i suoi conti, essendo egli il terminale di schiere di cowboys meno disponibili a scontrarsi, Faccia a faccia, con i fuorilegge americani, rispetto al Branco selvaggio che sostiene Putin. La sua tattica è stata perdente ed ora le redini della diligenza sono tornate nelle mani dei pionieri che sanno come difendere le loro frontiere.

Putin ha di nuovo messo il suo Stato sulle tracce dei filoni d’oro della politica di potenza, sui grandi sentieri dell’indipendenza nazionale, come ai bei tempi del Wild East sovietico, per tali ragioni tentano di screditarlo descrivendolo come un gangster a capo di una banda di delinquenti che però ha il solo torto di non aderire alla legge dei signori delle guerre umanitarie. Per i  briganti dei circoli liberali del pianeta sono tirannie tutte quelle forme di governo che non si adeguano alla dettatura di un copione globale elaborato e stampato a Washington e distribuito nelle principali cancellerie mondiali. Articoli di bassa cancelleria appunto, come lo sono ormai la libertà di carta, i diritti civili di cartone e la democrazia plastificata imposta a suon di bombe dagli Spietati soldati annessionisti del sistema anglobalizzato. A questi sciacalli democratici dai Sette (e più) Capestri, i quali vorrebbero impiccare chiunque non si allinei al loro mercato politico e finanziario, non resta che spargere fango sulla classe dirigente russa che non vuol mettere Giù la testa. Da ultimo, dopo anni di provocazioni e di disordini generati ad arte da ONG e movimenti d’opposizione, sponsorizzati e finanziati dai forestieri, la Duma sta approvando una legge che marchierà a fuoco chiunque incassi fondi dall’estero per condurre pretestuose battaglie civilistiche ed umanitarie sul territorio russo. I doppiogiochisti, legati a doppio filo agli americani, svaligiatori di autonomia e rapinatori d’avvenire, saranno bollati come agenti stranieri e non riceveranno alcuna assistenza dalle istituzioni nazionali.  Il mito del west andrebbe rivisto anche in l’Europa, poiché non costituisce più il sogno della libera frontiera da conquistare ma l’incubo dell’invasione straniera da allontanare, sia essa politica, finanziaria o militare.