RITAGLI DI GIORNALE – 22.02.2015 di Malachia di Armagh

crisi-economica

 

Riprendo alcuni passi da un articolo di Matteo Corsini, trovato in internet, e scritto nell’agosto 2014; all’inizio l’autore riporta, a sua volta, un passo che è una citazione da Luigi Guiso:

<<“Il confronto dell’evoluzione del Pil europeo (anche al netto dell’Italia)
con quello degli Stati Uniti mostra che esiste una questione europea. Gli
Stati Uniti recuperano il livello di reddito del 2008 già nel 2011.
L’Europa anche senza l’Italia, recupererà verosimilmente il reddito del
2008 solo il prossimo anno: quattro anni più tardi degli Stati Uniti”>>.

Corsini continua poi mettendo in chiaro che la sua posizione è sostanzialmente diversa da quella del “keynesiano” Guiso il quale risulterebbe favorevole ad un allentamento della spesa pubblica e a una politica monetaria finalmente “aggressiva” all’interno dell’area Ue. Per esporre il suo punto di vista egli espone alcuni dati:

<<Dunque, tra fine 2008 e fine 2013 il Pil nominale degli Stati Uniti è
aumentato del 13.9 per cento, mentre quello dell’Area Euro è aumentato solo
del 7 per cento. In pratica ci sono 6.9 punti di differenza nella crescita
nominale, 1.7 dei quali spiegati peraltro da una crescita dei prezzi al
consumo superiore negli Stati Uniti rispetto all’Area Euro.Nello stesso periodo di tempo, il debito pubblico in rapporto al Pil è
aumentato di 31.7 punti percentuali negli Stati Uniti e di 24.9 punti in
Area Euro. In pratica gli Stati Uniti hanno fatto 6.8 punti di debito in
più dell’Area Euro in rapporto al Pil>>.

Ma a questo punto, osserva Corsini, il problema che emerge consiste nel preoccupante aumento del bilancio della Fed dovuto ai vari e prolungati QE (alleggerimenti quantitativi) messi in opera. In linea generale la parte attiva può essere suddivisa in: 1)Liquidità, ecc.;2)Titoli; 3)Altro, mentre quella passiva è composta da: 1)Circolante (monete e banconote); 2)Depositi; 3) Capitale. Il prolungamento del QE ha aumentato in maniera sproporzionata il portafoglio titoli della Fed con un conseguente corrispondente massiccio incremento alle voci depositi e circolante. Tra il 2008 e il 2013 la base monetaria (1) è, quindi, aumentata negli Usa del 123% mentre nell’area euro l’aumento è stato inferiore al 4%, per quanto riguarda M2 (1), invece, esso è cresciuto del 12 % nell’area euro mentre negli Usa l’aumento è risultato il triplo di quello legato alle manovre Bce. Insomma Corsini ammette che il Pil e anche l’occupazione degli Stati Uniti hanno beneficiato di questa cura da cavallo ma questo “doping” – che per periodi anche lunghi sembra essere esente da effetti collaterali – secondo l’autore dell’articolo finirà prima o poi per risolversi in pericolose spirali inflattive e in un freno alla crescita a lungo termine senza dimenticare anche che poco meno della metà dei titoli in portafoglio sono mortgage backed securities (titoli garantiti da mutui ipotecari) e quindi comportano un certo rischio seppure calcolato. Gli economisti sono, comunque, divisi sulla consistenza della ripresa negli Usa ma soprattutto negli ultimi anni si sono spaccati su due fronti per quanto riguarda la politica economica: quello dei neokeynesiani capeggiato da Krugman collegato al Partito democratico obamiano e quello dei fautori del “rigore e dell’austerità” i cui leader sono Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff che hanno influenzato le politiche dei repubblicani Usa e della Germania. Qualche mese fa comunque si poteva ancora leggere in una pubblicazione della Banca Intesa che negli Stati Uniti

<<l’accelerazione della crescita, prevista nel 2014 al 2,8% dall’1,9% del 2013, è dovuta a diversi fattori che si sosten­gono a vicenda: riduzione della stretta fiscale, rafforzamento dei consumi e degli investimenti non residenziali, prosecu­zione dell’espansione del settore immobiliare. Il primo trime­stre è stato depresso da condizioni meteorologiche pessime, ma si attende una ripresa vigorosa della domanda interna nel secondo trimestre. Lo stimolo monetario costituito da acquisti di titoli sarà gradualmente azzerato nel corso del 2014, ma rialzi dei tassi ufficiali da parte della Fed sono da escludere per quest’anno. La politica fiscale è su un sentiero virtuoso di riduzione del deficit, che dovrebbe scendere verso il 2% nel 2015, e di stabilizzazione del debito pubblico entro il 2018>>.­

A questo punto sentiamo anche Mario Platero (Sole 24 ore-21.02.2015):

<<A chi l’ha incontrata privatamente e che le ha chiesto quale potesse essere una buona destinazione per i propri investimenti privati il direttore del FMI Christine Lagarde avrebbe risposto: l’America. Ancora oggi? Con le Borse su livelli record? Con i prezzi immobiliari ai massimi? Dopo quasi sette anni di crescita ininterrotta dell’economia e 58 mesi consecutivi di aumenti dell’occupazione? Quando la Fed che, come ci hanno detto i verbali di mercoledì, dibatte assiduamente non sul se ma sul quando aumentare i tassi di interesse ? Quando ci accorgiamo che sul fronte dell’offerta impedimenti strutturali potrebbero imbrigliare la crescita o che c’è stata di nuovo un’esplosione di prestiti subprime soprattutto nel settore auto ? Le cassandre abbondano. I profeti di sventura che anticipano un nuovo collasso americano, producono dati grafici e conclusioni ineluttabili. Io, se l’ ha detto davvero (ma della fonte mi fido) sono con la Lagarde>>.

Stupisce soprattutto una frase: quella che fa riferimento a “quasi sette anni di crescita”. La crisi, intesa come recessione sarebbe iniziata e finita, per gli Usa, nel 2008 ? La contrazione globale delle economie reali, anche di quelle dei BRICS, che crescono ancora ma con molta maggiore difficoltà non avrebbe pesato più di tanto sul centro dell’”impero”(?); il credit crunch, il panico che ha investito le banche e settori maturi come l’automobile sarebbero stati per gli Usa una normale fase critica e non la nuova “grande crisi” e/o la nuova “grande depressione”(?). Credo che ci sia una grande confusione in quei magnifici cervelli che dovrebbero spiegarci come stanno le cose. E’ probabile che gli Stati Uniti grazie alla supremazia in campo tecnologico e alla sua capacità di attrarre e quasi monopolizzare le iniziative che portano alle innovazioni di prodotto più importanti siano in grado di creare all’interno del proprio tessuto sociale – che ha subito una trasformazione e una riduzione del ceto medio assorbendone però gli effetti grazie ad una elasticità e a una dinamicità che nessun altro paese possiede – le condizioni per una “vera” ripresa economica, comunque nel medio periodo e non prima. E’, altresì, ancora possibile, come ha sottolineato La Grassa, che sia in grado, proprio utilizzando la “strategia del caos” iniziata da Obama, di rallentare la costituzione di forti poli antagonisti in una situazione di multipolarismo ancora non strutturato (o strutturale). I conflitti sono sempre più numerosi e variegati ma i portatori (le formazioni sociali particolari) con un potenziale sufficiente a contrastare la potenza egemone sembrano ancora non esserci. Anche Russia e Cina non paiono aver raggiunto la soglia critica e un sistema globale articolato di alleanze tra potenze è ancora di là da venire. In conclusione, come è stato più volte ribadito, la minaccia alla supremazia statunitense – ma anche il fattore che potrebbe ritardare la formazione di un multipolarismo “strutturato”- non arriva da un presunto declino economico ma dal “nuovo disordine globale” in cui anche forze politico-militari “nomadi” sono in grado di evidenziare i “vuoti” di potere e le lacune geografico-politiche che il panorama mondiale ci presenta.

 

(1)M0 (o base monetaria) comprende la moneta legale, ossia le banconote e le monete metalliche che per legge devono essere accettate in pagamento, e le attività finanziarie convertibili in moneta legale rapidamente e senza costi, costituite da passività della banca centrale verso le banche (e, in certi paesi, anche verso altri soggetti); M1 (o liquidità primaria) comprende le banconote e monete in circolazione (il circolante), nonché le altre attività finanziarie che possono fungere da mezzo di pagamento, quali i depositi in conto corrente, se trasferibili a vista mediante assegno, e i traveler’s cheque; non vengono fatte rientrare in questo aggregato le banconote e monete depositate, quindi non in circolazione, per evitare il doppio conteggio, una volta come banconote e monete, l’altra come depositi in conto corrente; M2 (o liquidità secondaria) comprende M1 più tutte le altre attività finanziarie che, come la moneta, hanno elevata liquidità e valore certo in qualsiasi momento futuro (essenzialmente i depositi bancari e d’altro tipo, ad esempio quelli postali, non trasferibili a vista mediante assegno). – Da Wikipedia.

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A proposito di forze politico-militari “nomadi” mi paiono possano risultare interessanti alcune osservazioni riguardanti l’Isis tratte da un recente libro di Loretta Napoleoni e riportate dal Sole 24 ore:

<<Cuori e menti. Per costruire il consenso, altro elemento necessario alla realizzazione del Califfato, a differenza del regime talebano che, considerandosi una casta superiore, razziava la popolazione, al Baghdadi dà vita a una serie di programmi sociali di aiuto. Questi prevedono, per esempio, campagne di vaccinazione antipolio o donazioni. Secondo il sito The Atlantic, quando l’Isis ha rubato 425 milioni di dollari alla banca centrale di Mossul, il denaro è stato destinato non solo a finanziare gli aiuti militari, ma anche «la campagna del gruppo per conquistare cuori e menti»>>.

<<Militari. Nel governatorato di Raqqa, in Siria, dove ha sede il quartier generale del califfato, i militari sistemano le strade e riparano gli autobus, gestiscono gli uffici postali e le infrastrutture fondamentali>>.

<<Feste. A Raqqa, nelle sere estive, si svolgono le feste dell’estate islamica, a base di musica, esibizioni di combattenti e acclamazioni popolari per il califfo. Qui i giovani sono sollecitati ad arruolarsi in difesa del nuovo Stato>>.

<<Soldati. I soldati arruolati dall’Isis ricevono una paga molto inferiore a quella di un comune operaio locale (circa 40 dollari mensili contro 150) perché siano motivati non dal denaro, ma da uno scopo ideologicamente superiore: la costituzione del Califfato. Sono sì, come i jihadisti di al Qaeda, pronti a morire per la causa, ma non aspirano tanto al martirio quanto alla realizzazione, su questa terra e in questa vita, del progetto di creazione dello Stato>>.

<<Procura. La guerra per procura favorisce la totale assenza di chiarezza nelle alleanze e negli obiettivi, mette in campo soggetti mossi da interessi che possono mutare in corso d’opera, creando di fatto una situazione fluida e pressoché anarchica. All’interno del conflitto siriano, per esempio, in un contesto in cui tutti combattono tutti per interessi particolari, l’Isis si è inserito per un proprio obiettivo di conquista. In un paio d’anni sono riusciti a occupare regioni strategiche ricche di risorse, cooptando i leader delle tribù sunnite locali per poter sfruttare i giacimenti petroliferi presenti sul territorio. Lo stesso hanno fatto in Iraq: nell’estate 2014, mentre avanzava su Baghdad, l’Isis ha lanciato un attacco alla raffineria di Baiji, fissando come obiettivi una diga e un oleodotto. La gestione delle risorse è stata condivisa con le tribù locali sunnite, discriminate dal governo precedente, per guadagnare consenso tra la popolazione, grazie a strategie diplomatiche ben più raffinate dell’imposizione violenta adottata in passato da al Qaeda>>.

Beh, mi pare che se questa è l’impostazione che si sta dando il “califfato” non sia più possibile pensare di trovarsi davanti solo dei fanatici religiosi tagliatori di teste accecati dall’odio verso la civiltà europea-occidentale. Chi li dirige ha in mente un progetto articolato che va decisamente oltre rispetto a quel rozzo estremismo intransigente che i media ci propinano. Comunque vedremo presto come stanno le cose.