Sotto la Banca qualcuno crepa

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Un’altra banca è saltata. Questa volta siamo nel profondo sud, in quella Puglia che fa affari ed intraprende come una piccola Lombardia. Solo dove c’è spregiudicatezza e rischio la vita pullula. Il problema però non è l’azzardo che contempla la possibilità del fallimento ma il voler farla franca mettendo in piedi sistemi di relazioni e protezioni politiche che trasformano l’alea speculativa in vera truffa o raggiro. La finanza, come scrive Gianfranco la Grassa nei suoi libri, è quel settore della sfera economica che ha a che fare col denaro ed i suoi duplicati. Per sua natura (o meglio, per la sostanza dei rapporti sociali nel capitalismo) la forma dominante di merce dei prodotti implica l’uso generalizzato del denaro e la sua duplicazione (i suoi derivati immateriali), che contribuisce a far emergere un settore specializzato, quello appunto finanziario, dove il denaro compie il “miracolo” di moltiplicarsi da se stesso. Questo è richiesto agli operatori di tale campo, fare più soldi dai soldi. Non c’è immoralità in questo gioco che risponde a leggi sistemiche, semmai immorali sono alcuni individui che rosicano ma non risicano mai in proprio facendo ricadere sugli sprovveduti le sconfitte dei loro progetti, mettendo immancabilmente al riparo i propri profitti. Nello scandalo della Popolare di Bari ritroviamo infatti alcuni nomi che già in passato hanno agito così, mandando a ritrecine istituti e finendo a guidarne altri più grossi, grazie alla politica. Questo fa letteralmente saltare la regola secondo la quale sopravvivono solo i migliori. Come si può capire, in Italia la raccomandazione senza merito, la segnalazione che non si può rifiutare, il favore da ricambiare ecc. ecc. riguardano tutti gli ambiti e ciò contribuisce ad indebolire il Paese (avviene anche altrove ma con i giusti correttivi). I risparmiatori devono evitare di farsi circuire dai guadagni facili e dagli investimenti insicuri se non hanno gli strumenti per muoversi in questo mondo in cui sguazzano pescecani e remore senza remora.
Sentendo le intercettazioni dei vertici della Popolare, che includono vecchie conoscenze di altri disastri finanziari, cadono i dubbi sulla capacità di questi signori di amministrare i soldi altrui, soggetti che non si fanno scrupoli a sfruttare la propaganda green (del green non me ne frega un cazzo ha detto giustamente uno di questi) per fare danari.
Ora lo Stato dovrà mettere riparo a quest’altro dissesto privato. Si inizi allora dagli ultimi come sotto, se non ricordo male, Luigi XV il Beneamato, nella débâcle della Banca General avvenuta nella prima metà del ‘700. Uno dei pochi casi della storia. Vedremo se il premier farà qualcosa in questo senso oppure darà pochette di consolazione ai cittadini gabbati. C’è il precedente delle brioches di una Regina, lui in quanto Conte potrebbe non essere da meno.