SOVRANISMO CHIMICO

che_cosa____il_bosone_di_higgs_435

 

L’Illustre enciclopedia Treccani inserisce on Line, tra le sue 427mila e rotte voci, anche la seguente:

“Sovranismo psichico s. m. Atteggiamento mentale caratterizzato dalla difesa identitaria del proprio presunto spazio vitale. ♦ Sovranismo psichico, prima ancora che politico. È la definizione del Censis nel 52esimo rapporto presentato ieri al Cnel a Roma. Più che un’analisi sui dati dell’economia, e della sua crisi, l’indagine trova un suo interesse per il panorama che offre sulla crisi della soggettività nell’epoca del risentimento e del «populismo» al potere. L’espressione ridondante di «sovranismo» non allude solo al conflitto tra Stato-Nazione e tecnocrazia europea, ma al cittadino-consumatore che «assume i profili paranoici della caccia al capro espiatorio». (Roberto Ciccarelli, Manifesto.it, 8 dicembre 2018, Italia) • Non accettiamo la realtà del nostro futuro che sarà nella globalizzazione dei mercati e in una società multietnica e multirazziale? Noi italiani che corrispondiamo a meno dell’1% della popolazione mondiale vogliamo metterci alla guida dell’altro 99% affermando che devono fare quello che riteniamo giusto noi? Naturalmente, in questo modello di pensiero, se gli altri popoli non si adeguano ci sentiamo incompresi e accerchiati per cui costruiamo dei nemici mentali che in questo momento storico sono i migranti e le istituzioni sovranazionali come l’Unione europea, i mercati, il Fondo monetario, etc. Ringrazio il Censis e il Dr. De Rita per aver chiarito, inventando il termine sovranismo psichico, questo modello di pensiero e perché poi, inevitabilmente, sfoci in rabbia e cattiveria verso gli altri. (Luciano Casolari, Fatto Quotidiano.it, 18 dicembre 2018, Blog) • È vero: sondaggi alla mano, questo grumo ideologico di nazionalismo securitario e xenofobo seduce molti italiani, rinchiusi nei miti della “Piccola Patria” e nei riti del “sovranismo psichico” (per restare alla formula Censis). (Massimo Giannini, Repubblica.it, 2 gennaio 2018, Commento).
Composto dal s. m. sovranismo e dall’agg. psichico”.

Quindi dobbiamo al Prof. De Rita questo colpo di genio definitorio e definitivo (sulla sua reputazione). I sovranisti sono, dunque, rabbiosi e cattivi poi però vedo che Salvini manda bacioni e posta gattini e capisco che ci vuole ben poco per spaventare questi sociologi bambini.
Più sensatamente mi verrebbe, invece, da sostenere che il sovranismo appaia come una reazione immunitaria, quindi molecolare e chimica, dell’organismo Italia, ad una patologia politica, trasversale alla destra e alla sinistra, la quale trasmette i bacilli del servilismo e del politicamente corretto a questo paese stanco e indebolito. Sovranismo chimico appunto, ovvero reazione spontanea ad una malattia grave che sta erodendo il corpo della nazione. Trattandosi di un cancro ci vorrebbero terapie esterne ben più efficaci di simili reazioni di tamponamento, attivate naturalmente dal corpo collettivo, per debellare il male.
Il sovranismo altro non è che la risposta più immediata, anche se poco efficace, alle idiozie dei nostri governanti che in piena crisi sistemica provocano e vituperano i cittadini togliendo loro certezze e sicurezze di un tempo per incapacità e mancanza di visione epocale.
Scarseggia il lavoro, aumenta il costo della vita, peggiorano i servizi, cresce la criminalità e lorsignori si impegnano ad educare gli italiani ad un linguaggio più consono alla civiltà. Depurando le frasi dalle scorrettezze verbali costoro vorrebbero riportare la fratellanza nel mondo, dare dignità agli stranieri, emancipare le donne, salvare gli ebrei, proteggere tutte le minoranze, decongestionare il traffico, sgorgare i lavandini per combattere il sovranismo idraulico. Questo inferno di pregiudizi i difensori degli ultimi lo chiamano progresso, mentre i penultimi (ceti medio-bassi) vengono abbandonati a se stessi.
“La vergogna del comportamento del cafone bianco… non è né un delizioso fenicottero di plastica nel prato davanti a casa tipico della cultura americana, né un barlume di libertà esistenziale. Il vero cafone bianco è asociale e violento. È attraversato dalla collera, pronto per esplodere. È il perenne bambino terribile (Friend, in Goad, 1998: 33)…
Per dodici anni ho tentato di campare nel coso [thingie] multiculturale della grande città, solo per rendermi conto che la maggior parte dei sostenitori del multiculturalismo – bianchi e ricchi – non mi voleva. Così mi sono trasferito in un quartiere cafone, operaio, white-trash. Affitto basso. Classe bassa. Farabutti. Camionisti, saldatori, spacciatori di metanfetamine, pitbull e recinzioni marcite… (ivi, 35)…
St. Johns è noto soprattutto per il suo alto numero di white-trash. Eppure qui vivono più neri e messicani che in qualunque altra parte della città. Per ragioni economiche, la feccia – sia essa nera, marrone o bianca – ha sempre vissuto fianco a fianco in America. Sono i bianchi con la carta di credito oro che hanno sempre pagato per segregarsi, lasciando i bifolchi, i negri e gli ispanici a combattere per le briciole (ibid.). (Politicamente corretto, J. Friedman).
L’augurio che possiamo farci è che dal sovranismo gattaro si passi presto a qualcosa di molto più consapevole e decisivo, affinché tutta la marmaglia demoprogressista sia posta di fronte alla sorte che si merita. Occorre una operazione di debellamento degli svenditori dell’interesse patrio di tipo radicale. Il Sovranismo chirurgico, più bisturi e meno felini.