UN MONDO ROVESCIATO

Alzarsi storti e vedere il mondo andare alla rovescia. L’ambasciatore siriano convocato alla Farnesina e dichiarato persona non gradita da un terzino dell’Atlantica (la quadra che vince sempre perché trucca le partite internazionali e si compra gli arbitri mondiali), per un massacro di adolescenti la cui responsabilità è stata attribuita dal legittimo governo di Damasco a bande di mercenari che ormai scorrazzano liberamente per la Repubblica Araba, grazie ai soldi e all’appoggio strategico occidentale. La Russia conferma quest’ultima versione ed anche qualche organizzazione mondiale dubita fortemente che un esercito regolare possa agire in quella maniera utilizzando armi da cucina e da macelleria per compiere un tale eccidio. Ma tant’è, si è stabilito all’Onu senza prove e alla velocità della luce che la colpa è di quel mangiabambini di Assad amico del Cremlino, noto ristorante esotico dove i bambini diventano cremini sin dal 1917. Graditissimo ospite resta invece sul suolo italiano l’ambasciatore di un Paese che da qualche mese ci schiaffeggia pubblicamente con tutte le mani di Vishnu. Del resto, lo sanno tutti che come fanno gli indiani al nostro Ministero degli Esteri nemmeno a Nuova Delhi. Essendo cattolici siamo costretti a porgere l’altra guancia, ma non è una idea intelligente al cospetto di Kali la dea quadrumane e così ogni giorno ci arriva un dritto ed un manrovescio nello stesso istante, da ultimo il respingimento del ricorso sulla giurisdizione dell’incidente che ha coinvolto due nostri marò imbarcati su un mercantile battente bandiera italiana, i quali avrebbero sparato su pescatori scambiati per pirati, che in molti sostengono essere accaduto in acque extraterritoriali.

Nel frattempo Monti, il raddrizzatore degli italici mores, continua a tirare la cinghia allo stivale bloccando la circolazione al popolo che diventa paonazzo e sempre più smunto. La nenia è sempre quella secondo la quale avremmo vissuto fin qui al di sopra delle nostre possibilità ed ora, a causa degli sperperi e degli scialacquamenti passati, ci tocca fare la dieta cosicché i mercati vedendoci esangui e scarni la smettano di mangiare le nostre carni. Sobrietà, penitenza e razionamento ci irrobustiranno lo spirito, pazienza se il corpo dovrà sottostare a qualche mortificazione. Ancora una volta siamo cattolici e ci può stare. Ma siamo cristiani e cattolici, portatori di pace e di speranze, anche quando ci costringono a finanziare guerre di aggressione come quella in Afghanistan. Lì muoiono civili inermi, intere famiglie vengono sterminate dai droni, come accaduto ancora qualche giorno fa e Monti che ti fa in tempi di sobrietà e di austerità? Tarataratatà (mitragliatrice),  si fa perfezionare predator e raeper, i famigerati aerei senza pilota, con armi di distruzione hellfire pagate a caro prezzo agli statunitensi. Inoltre, mentre gli altri partner fuggono da questa missione ormai perduta che sta costando un occhio della testa all’Alleanza lui promette che si accollerà, nei prossimi anni, le spese necessarie a riportare la civiltà tra i talebani, sgravando Washington dell’incombenza. Quanta modernità e sacralità stiamo trasmettendo a quelle genti arretrate e adoranti un dio sbagliato lo abbiamo notato, a cominciare dal rito dell’estrema unzione accordata ai combattenti afghani caduti sul campo di battaglia, ai quali si è pisciato in faccia in nome di una superiore e benevola cristianità. Comunque, il Premier non può raccontarci che la cassa è vuota se poi si mette a fare l’americano con gli americani, continuando invece a trattare gli italiani da pezzenti.

Infine, in questo mondo rovesciato vediamo il Vicario di Nostro Signore tirato per la mozzetta dai cardinali romani, da quelli ambrosiani, da tutta una Curia che si sta facendo un guerra senza quartiere approfittando del trasporto ultramondano di un uomo di grandi studi, fine teologo e buon filosofo, un po’ troppo disattento alle miserie ecclesiastiche. Ma un Papa non può essere solo una guida spirituale essendo anche l’amministratore delegato di una società per azioni (sante e non), per cui è obbligato a trovare il giusto mezzo tra gli oggetti spirituali e le cose mondane, deve benedire i fedeli e neutralizzare tra questi gli infedeli che lo circondano minacciando la tenuta della Cupola o un suo smottamento negli inferi. Anche nella Chiesa, come Stato assoluto, si stanno enfatizzando gli scontri tra catene di comando che vogliono guidare la politica estera e finanziaria del Vaticano nelle differenti situazioni geopolitiche di questa caotica fase storica. Gli attacchi al fulmicotone provenienti da tanta parte del pianeta alle abitudini sessuali dei prelati sono colpi sotto la cintola di chi vuole indebolire il papato per ragioni politiche, circoscrivendone competenze, pertinenze, istanze e settori d’investimento e di penetrazione. La Casa di Dio poggia su questo globo benché le sue colonne si slancino sempre verso la volta divina. Per questo le alleanze non conformi al campo gravitazionale mondiale in cui è inserito anche l’esercito del Signore possono far tremare le fondamenta della santa istituzione qualora non dovesse accodarsi a determinati e sovrastanti interessi. Benedetto XVI da porporato entrava più facilmente nella diatriba storica e politica, tanto da prendersi una frecciatina da Althusser nella sua autobiografia L’Avenir dure longtemps (“il cardinale che non dormiva la notte per la lotta di classe e che non voleva aprire un po’ di più la sua mente alle ragioni del proletariato), mentre oggi sembra in balia dei giochi di potere interni alla Corte pontificia ed ai suoi drappelli clericali appoggiati da questo o da quello Stato estero. In siffatto recente periodo abbiamo osservato la Chiesa cambiare sveltamente posizione dopo qualche scandaletto infilato lì di proposito per modificare le sue scelte, ad esempio nel conflitto libico prima condannato e poi incredibilmente giustificato. Non vorremmo che Dio rimediasse troppe sconfitte dal demonio a causa di crociati delle fede arrendevoli e traditori che potrebbero debilitare in noi la fiducia nella sua immane potenza.  La strada che porta all’inferno, oltre che essere lastricata di pie intenzioni, è soprattutto quella storta che procede per ripensamenti eccessivamente lesti. Occhi sempre rivolti al paradiso ma orecchi ben sintonizzati sulle basse frequenze terrestri.