UNA PRIMA RISOLUZIONE, scritto da Giellegi, 17 novembre ‘12

gianfranco

Intanto si è stabilita la data delle elezioni (il 10 marzo); lasciamo perdere la necessità di risparmiare 100 milioni unendo le elezioni nazionali a quelle in alcune regioni importanti tipo Lazio e Lombardia, messe in crisi dalle recenti vicende ben note. Si è comunque deciso di non tergiversare ancora e di cominciare a rischiare qualche mossa, sapendo che poi bisognerà seguire una situazione in crescente complicazione; anche perché, al di là delle menzogne dette scientemente, tutti questi incapaci sanno bene che la crisi – detta economica e in realtà ben più che questo, l’economia è la semplice “superficie” più visibile e con cui spaventare e disorientare il “poppolo” – durerà assai a lungo. Il mondo (in particolare quello italiano) sta entrando nella buriana “purificatrice”, nel senso che fra qualche anno i vermi saranno disseccati e simili a stecchetti confusi nel terriccio; chi seguirà è difficile a dirsi, ma comunque non più questi vigliacchi, che avranno la sorte ben meritata, la peggiore possibile. I nostri miserabili (anti)nazionali non se la sentono al momento di rinunciare alla “kermesse” delle elezioni “democratiche”. In futuro si vedrà. La “democrazia” elettorale di tipo americano, con gruppi di pressione, lobby miliardarie, ecc., svolge sempre peggio i suoi compiti; anche la formazione sociale dei funzionari del capitale sta per subire una transizione ad altro, al momento indecifrabile (si ricordi: l’analisi scientifica, non le metafisiche ubbie, comincia sempre post festum, perché solo così è possibile effettuarla e non chiacchierare in libertà come tanti filosofastri odierni!).

Tornando alle per ora miserabili vicende del presente, vorrei citare lunghi pezzi di un articolo su Libero (Fausto Carioti, 17 novembre). Non è male: per la prima volta (o quasi) si citano i nostri reali “padroni” e alcune affermazioni ricordano, pur con minore precisione e svolgimento, quelle sostenute da questo blog da ormai non so quanto tempo. Ecco di seguito (tra parentesi quadra i miei commenti):

“Il voto anticipato……costringe il partito del Monti-bis a uscire allo scoperto. S’intende: il partito vero, quello che va dalla Casa Bianca ai grandi fondi d’investimento della City [corsivo mio perché finalmente si racconta ciò che è reale; e l’ordine è questo: Casa Bianca, cioè gli Usa obamiani, prima e poi lo strumento finanziario], non il wannabe lanciato oggi da Montezemolo. Come prima mossa questo schieramento chiede a Monti di compiere un passo avanti, candidandosi alle elezioni politiche. Monti resta contrario all’idea, sia perché non intende pregiudicarsi la poltrona sul Colle, sia per ragioni caratteriali [beh, queste contano proprio poco!]. Ma le sue convinzioni non sono più così tetragone [capirai, con la Casa Bianca che ordina!]. L’impressione, confidata dal presidente del Consiglio all’amico… ecc. ecc. è che alla fine candidarsi sarà per lui scelta obbligata [corsivo mio]……… Monti la sua parte l’aveva fatta il 27 settembre scorso, guarda caso a New York [corsivo mio], dicendo in pubblico – su esplicita richiesta del segretario statunitense al Tesoro, Geithner [corsivo mio] – che avrebbe ‘preso in considerazione’ l’ipotesi di un secondo mandato, se solo gli fosse stato richiesto. Era il segnale atteso dall’amico Barak Obama [corsivo e grassetto miei]………; la volontà di Napolitano (ritenuto una garanzia dagli interlocutori internazionali) [corsivo mio: diciamo pure statunitensi; garanzia che egli rappresenta dagli anni ’70 quando andrò a trattare segretamente il cambio di campo del Pci, alleandosi con i progetti “eurocomunisti” di Berlinguer e non corrispondendo certo alla sua ufficiale posizione di n. 2 degli “amendoliani”] di non essere lui quello che darà l’incarico al prossimo premier (e allora chi?): tutti fattori [ce n’erano altri che ho tralasciato] che fanno ritenere un governo politico di centrosinistra, figlio magari di alleanze innaturali [non c’è nulla di innaturale per gli invertebrati] tra Sel e l’Udc o tra il Pd e il Movimento 5 stelle, un pericolo da prendere in considerazione……..L’invito [a Monti] è giunto in molti messaggi privati. Non è un mistero che l’ambasciatore statunitense a Roma, Thorne, voglia regalare a Obama un’Italia ‘normalizzata’ e affidata alle mani amiche di Monti [corsivo e grassetto miei]. Un disegno ovviamente condiviso dal Vaticano. Il pressing si sta facendo asfissiante e adesso è diventato anche pubblico. Ieri il Financial Times, che mette su carta i desideri della City, ha dedicato alla questione un editoriale. Dopo aver raccontato che ‘l’idea più interessante’ è che Monti ‘possa guidare una lista sostenuta da leader della società civile, forse in alleanza con i centristi o i partiti del centro sinistra’, conclude che ‘la logica della situazione potrebbe alla fine costringere Monti a candidarsi’. Esito che traspare pure dalle parole del ministro dell’economia Grilli [in un’intervista sullo stesso quotidiano inglese]…..Nel caso Monti dovesse veramente candidarsi, sarà interessante vedere cosa farà il Pdl…..Del resto Monti alla guida del centrodestra è una vecchia idea del Cavaliere. Se l’alternativa fosse tra andare al massacro insieme alla Lega e mettersi con Casini e Montezemolo, per puntare alla vittoria contro la sinistra sotto le insegne di Monti, Berlusconi ci penserebbe sopra molto bene”.

Interessante, no? Comunque il finale è sbagliato: il “coniglio di Arcore” non ci penserebbe nemmeno un minuto. E’ un autentico quaquaraqua, da almeno due anni complice, prima mascherato poi sempre più esplicito, di Obama e del rappresentante di questi in Italia, oggi sul Colle e domani ancora lì per quanto cambiato di nome; perché, se non sarà Monti, verrà con tutta probabilità eletto presidente (e con i voti di Pd e Pdl e quasi tutti) un autentico successore del fu “eurocomunista” (cioè filoatlantico e dunque filo-statunitense). Il problema, per il coniglio, è se vorranno ancora servirsi della sua complicità o se ormai l’hanno a sufficienza squalificato e spremuto per buttarlo nel cestino dei rifiuti. Credo non sia stato ancora deciso, si attendono le elezioni e qualche altro fatto, in specie internazionale. Intanto lui, a Milanello (ritiro della sua squadra), ha ricordato che il governo è stato un disastro (anche proprio tecnico), ma ha salvato Monti, dimostrando che quanto segnalato da Carioti è sempre presente a questo limitato, indecoroso, “nanetto”, che voleva passare alla storia; e ci passerà, eccome, in quanto uno dei più vili e meschini personaggi della vita politica italiana di tutti i tempi. La “sinistra”, altra vergogna nazionale che dovrà essere cancellata, lo voleva far passare come un nuovo Mussolini; alla demenza di questa classe pseudo-dirigente in piena senescenza non c’è più limite. E adesso è in campo un altro della stessa pasta: il Montezemol-Fiat (detto Cordero che in spagnolo significa “agnello”; che razza di imprenditori del piffero abbiamo avuto in questo povero paese!).

La situazione è tanto chiara, anche dal semplice articolo di Libero, che non intendo aggiungere molte parole: rilevo solo il fatto “divertente” (si fa per dire) che questo stesso giornale, critico verso Monti, da giorni propaganda l’idea di Draghi quale ottimo presidente del Consiglio che ci vorrebbe, poiché ha accennato alla necessità di diminuire la pressione fiscale. Questi giornalisti “ci sono o ci fanno”? Scrivono una verità perché “premuti” a dirla, facendosi però portavoce di un’altra prospettiva, semplice rovescio della medaglia della prima. Se per caso quest’ultima, premierato a Monti, incontrasse difficoltà, qualcuno vorrebbe fosse pronta la seconda, sempre di un inquadrato filo-americano, un vero servitore degli interessi d’oltreatlantico (“dalla Casa Bianca ai grandi fondi d’investimento”, dice Carioti). Meglio ancora sarebbe: Monti presidente della repubblichetta e Draghi presidente del Consiglio. Uno ha pestato sugli italiani con il fisco, raccontando ciò che perfino un mediocre come lui sa bene essere falso: la pressione impositiva non favorisce la crescita, non fa uscire da alcuna crisi economica. Il secondo ricorda questa verità per ingraziarsi il popolo, presentandosi quale effettiva alternativa, poiché dice il contrario di Monti. Ma cosa dice della politica estera italiana, tipica di un protettorato coloniale? Cosa dice del progressivo annientamento dei nostri settori minimamente strategici? Ecc. ecc.

E allora perché dimenticare il “povero” Tremonti, quello dell’Aspen Institute? In fondo, ci racconta che i banchieri sono la nostra rovina ed è necessario tornare all’“etica” nel trattare gli affari. Vorremmo certo sapere che cosa dice dei magistrati che perseguono la Finmeccanica per tangenti normalissime qualora si vogliano conquistare posizioni nella competizione (vi ricordate quel che affermava esplicitamente Mattei?). E, per altri versi (ecologici), questi irresponsabili mandano al diavolo pure l’Ilva. Vorremmo sapere cosa ne pensa Tremonti di questa gentaglia. Egli ha però a cuore l’etica e attacca lo strumento finanziario, coadiutore della politica estera della Casa Bianca. E’ proprio bravo, soprattutto è un onest’uomo. Dobbiamo fidarci di lui come di tutti gli “onesti”, che in politica meritano solo frustate. Cioè, le meritano se sono veramente onesti, altrimenti è meglio appurare se per caso non rappresentino un’ulteriore alternativa, minore e al momento messa in un canto, di questi caotici americani (“obamiani”), la cui politica estera sembra entrata in qualche difficoltà.

Infatti, è proprio qui che sembra possa “cascare l’asino”. Obama è in ambasce – ecco perché in Italia adesso qualcuno dei suoi antipatizzanti comincia a nominarlo più spesso come ispiratore di politiche per noi negative (mentre in genere ci si accanisce solo contro la Germania) – poiché la sua politica estera, cioè quella dei suoi patrocinatori (e “generosi” finanziatori), è un po’ in surplace. L’attacco di Israele a Gaza non è un buon sintomo. Indubbiamente l’Egitto – dove veramente, e gattopardescamente, tutto è cambiato affinché nulla cambi – sta cercando di agire più o meno come all’epoca di Mubarak. La Turchia si trova però in difficoltà e non può esimersi dal criticare nettamente Israele. La soluzione della questione siriana rischia di divenire più complicata; l’attacco all’Iran diverrebbe autentico avventurismo e, a quel punto, addio politica obamiana.

Un po’ incerta appare purtroppo la posizione russa, come già in passato durante la sedicente rivoluzione della “primavera araba”. Non scordiamoci però mai che anche gli islamici hanno giocato sporco con la politica americana, favorendo il massacro della Libia e di Gheddafi; il quale, a sua volta, aveva sollecitato il disfavore dei suddetti islamici con atteggiamenti molto ambigui sulla questione israelo-palestinese e altre. Insomma, smettiamola di illuderci, da manichei, che da una parte ci siano i buoni e, dall’altra, i cattivi. Sono tutti pessimi, non esistono “masse diseredate”, bensì gruppi dominanti (o subdominanti), che intendono emergere, e altri che vogliono tenerli sotto. La lotta è accanita, lo sarà sempre di più; e chi è dotato di maggiore forza fa l’arrogante e cerca di massacrare i più deboli per non farli crescere. E’ in questo bailamme che ci troviamo, cercando di orientarci nel miglior modo possibile; e non “cor core in mano”, perché “er mejo c’ha la rogna”! Noi stiamo oggi da una parte, domani ci posizioneremo diversamente, seguendo una ben precisa bussola per la fase storica in atto: l’affermarsi del multipolarismo, il fallimento della politica americana tesa a contenerlo e ritardarlo.

Poi, ogni tanto, indigniamoci pure di fronte ai massacri perpetrati dai prepotenti, ma sapendo che è solo questione di fase storica; oggi è così, domani le posizioni di forza, e dunque di prepotenza con i deboli che soccombono, mutano. I perseguitati di ieri sono i persecutori odierni, e i perseguitati odierni diventeranno i persecutori di domani. E’ chiaro? Con il manicheismo, frutto di stupide divagazioni moralistiche, non si fa un metro nell’analisi. Comunque, per carità, adesso indigniamoci pure. Urliamo contro la persecuzione e barbara uccisione di Gheddafi, voluta anche da chi oggi provocherà la nostra pietà e indignazione per l’aggressione subita da altri prepotenti, i quali a suo tempo furono sterminati da altri ancora; e anche allora abbiamo coerentemente protestato contro questo razzistico massacro.

Mi sono un po’ allontanato dal punto d’inizio; spero tuttavia che ciò non sia stato inutile. Adesso, seguiamo in particolare queste miserabili questioni italiane perché ci coinvolgono. E indigniamoci contro tutti questi buffoni e cialtroni in campo per fregarci con l’astuzia delle “tre carte” o del “gioco dei bussolotti”. Chiediamo però un gruppo di salvezza nazionale; non certamente in nome dell’etica, della giustizia, del Bene insomma. Esigiamo che questo gruppo, se finalmente si formerà, sia peggiore dei Cavalieri dell’Apocalisse (in realtà, dei quattro non ci interessano proprio Pestilenza e Carestia, ma Guerra e Morte….; magari con una certa accortezza e senza esagerare, con misura insomma). Altrimenti, restiamo pure ad affogare nella me….lma di questi “coglioni e miserabili”, ammannitici dagli Usa di Obama con tutti i suoi complici in questo paese, sicari da “quattro soldi”. Tutto sommato, meritano solo “quattro calci in culo”; condanne pesanti ed esecuzioni sarebbero per loro un onore assolutamente non meritato, non hanno dignità alcuna, sono “bruchi da passeggio”. Si sia quindi benevoli, salvo che non tirino troppo la corda.