Una volta c’erano i Servizi

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Avere dei Servizi Segreti abili ed efficienti è determinante per la sicurezza di un Paese. Lo è anche per la tutela dei suoi interessi all’estero. La protezione delle imprese di punta che operano nei mercati e nei settori strategici, da quelli degli armamenti a quelli energetici, tanto per citarne alcuni, passa dall’opera silente delle sue agenzie sul terreno, oltre che da una attività diplomatica all’altezza degli scopi.
L’Italia per difendersi e far valere le sue ragioni non è nella posizione di ricorrere alla guerra e nemmeno alla sua minaccia ma deve agire con iniziative preventive per evitare di essere scavalcata o presa alle spalle, lì dove ha il vantaggio della vicinanza geografica, dell’esperienza sul campo e della conoscenza degli ambienti.
In questa fase di caos e di ridisegnamento degli equilibri mondiali occorre riannodare i fili di un discorso rimasto in sospeso da troppi decenni che ci ha fatto arretrare in molti contesti.
Precedentemente, la nostra Intelligence ha svolto tali compiti con grade capacità togliendo le castagne dal fuoco al governo e agli operatori economici, i quali sapevano di poter contare su gente affidabile per risolvere i propri problemi e aggirare gli inghippi creati ad arte dai concorrenti. Oggi le cose non stanno più così. Lo si è visto negli ultimi eventi sui quali stiamo faticosamente cercando di recuperare dopo che competitor esteri ci hanno rotto le uova nel paniere.
L’Italia non ha molti amici nel mondo e men che meno nel Vecchio Continente, nonostante la retorica dell’Europa unita e della Nato sulla quale i nostri inetti governanti hanno costruito le loro fortune e le nostre sventure. E’ necessario farseli questi amici ma non si può più andare a pescare nel solito giro di compagnie che ormai ci tollera e non ci considera degni di esprimere prerogative nazionali, tanto meno esclusive.
Nella situazione odierna, con il crescere del multipolarismo, ogni centimetro di influenza deve essere difeso col coltello tra i denti e con geometrie tattiche, che senza attirare troppa attenzione, respingano le brutte intenzioni di chi ci insidia. Esattamente ciò che non è stato fatto in Libia dove abbiamo perso terreno a vantaggio di americani, francesi ed inglesi che hanno eliminato il nostro alleato Gheddafi. Sono gli stessi che ci provavano da quarant’anni e che l’ultima volta sono riusciti nell’intento senza incontrare alcun ostacolo, addirittura ottenendo la complicità del nostro esecutivo e del capintesta al Colle. Abbiamo tradito uno Stato al quale avevamo promesso, con un trattato appena siglato, risarcimenti per il passato e cooperazione per il futuro.
Nel 1971, il SID (Servizio Informazioni Difesa) sventò un tentativo di golpe contro il Colonnello interrompendo un traffico di armi che avrebbe dovuto rifornire gli oppositori del Rais, le cui file sarebbero state rimpolpate da mercenari francesi ed inglesi. L’operazione era stata avallata da Washington (un film già visto che ha avuto il suo remake, senza però il lieto fine, nel 2011). Con quel colpo Roma si conquistò la fiducia di Tripoli e si vide spalancati pozzi di petrolio e miliardi di affari in equipaggiamenti militari.
Altri tempi ed altre situazioni. E, soprattutto, un’altra consapevolezza da parte dei nostri politici che sapevano guardare al benessere del paese sostenendo i propri Servizi e incitandoli ad agire con spregiudicatezza, a correre dei rischi quando lo richiedeva il bene dello Stato e la protezione della sovranità nazionale. Ora, invece, i nostri rappresentati nelle istituzioni fanno a gara per smantellare gli apparati di sicurezza e si mettono a piagnucolare quando qualche doppiogiochista ci lascia la pelle. Abbiamo quasi perso la Libia, ma ancor peggio abbiamo perso la faccia. Adesso, per riparare, qualcuno propone di fare di nuovo la guerra. Abbiamo voglia di menare le mani ma finiremo per essere schiaffeggiati perchè stiamo per essere attirati in un’altra trappola.  Fino a quando gli italiani tollereranno tutta questa merda?