Banalità del politico, il fallimento è negli occhi di chi lo vede

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Putin ha fallito? E allora perché questa pomposa conferenza sulla ricostruzione?

Il presidente del Consiglio italiano ha dichiarato che il piano di Putin in Ucraina è fallito. Ha poi annunciato che la cosiddetta “Comunità internazionale” stanzierà dieci miliardi di euro per la ricostruzione del Paese aggredito. Meloni ha poi sentenziato: “Per ricostruire una nazione martoriata dalla guerra non bastano i soldi, c’è bisogno di qualcosa di più: c’è bisogno dell’amore di patria”.
Se davvero Putin avesse fallito, questa fantomatica “Comunità internazionale” che, come giustamente fanno notare i russi, non è altro che un ristretto club dell’Occidente collettivo, non avrebbe alcun bisogno di convocare una pomposa e inutile conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina. Né avrebbe senso annunciare l’elargizione di briciole, se paragonate a quanto già regalato a Kiev durante questi anni di conflitto, una cifra almeno cinque volte superiore, senza alcun risultato concreto. L’Ucraina, oggi, è un Paese fallito e devastato, e la stima più ottimistica per riportarlo a una condizione accettabile sfiora cifre cinquanta volte superiori a quelle annunciate a Roma.
Cifre, peraltro, sparate “ad capocchiam”, perché la Russia si è già annessa le zone economicamente più ricche e produttive dell’ex Stato vicino. Senza di esse, l’Ucraina potrà sopravvivere solo come Stato fantoccio, mantenuto in vita da potenze straniere. Se questo, per Giorgia Meloni, è ciò che rappresenta l’“amore di patria”, dovrebbe chiarire allora che cosa lei e i suoi ex camerati stanno facendo alla nazione italiana.
Anche qui, la narrazione si scontra con la realtà. Mentre la premier e i suoi sodali continuano a dichiarare di aver cambiato l’Italia, esponenti con un briciolo di realismo intellettuale, come Marcello Veneziani che non può essere certo accusato di bolscevismo, hanno avuto il coraggio di dire le cose come stanno. non è cambiato nulla di nulla se si vuol tralasciare il peggioramento come fattore di mutamento. L’Italia resta un Paese irrilevante sul piano internazionale, servile verso Washington e piegato economicamente ai voleri dei grandi d’Europa. Oltre il patriottismo della chiacchiera non si vede nessun nuovo orizzonte.
La politica, si sa, è un mestiere troppo serio per lasciarlo in mano ai dilettanti. E questo governo, purtroppo, è fatto proprio da dilettanti allo sbaraglio. Se tutto ciò passa quasi in cavalleria è perché l’opposizione è composta da forze ancor più irrazionali e antinazionali, che finirebbero col peggiorare il declino in atto da decenni. L’Italia muore lentamente e questi fanno la conferenza per l’Ucraina.
Alla destra riconosciamo un salto di qualità verso il basso, da quando governa, come la sinistra, ha tradito ogni principio. Dopo aver rinnegato gli ideali, ora divora sé stessa con tatticismi di basso profilo che affossano ogni visione strategica. È una sinistra in editio minor che percorre il suo irreversibile piano inclinato. Preoccupati solo della propria sopravvivenza politica, i governanti di oggi sono pronti a sacrificare il Paese pur di restare incollati al potere.
Quando la politica diventa solo un esercizio di adattamento passivo a dinamiche considerate inevitabili, significa che lo statu quo ti ha inglobato. Questo è ciò che trasforma un uomo politico in un politicante, come afferma Freund:

“La storia non fornisce esempi di un uomo di Stato che, nell’esercizio della sua carica, si sia sempre tenuto lontano dal cosiddetto ‘gioco politico’. Esistono solo quelli che, per inconsapevolezza, credono di evitarlo. […] Ma l’errore più grave è far passare queste manovre e contrattazioni per il fine stesso della politica.”
Oggi in Italia non esistono più politici, ma solo politicanti. I quali, mentre blaterano di amore di patria, sistemano figli, amici e compari. Se amassero veramente l’Italia, dovrebbero agire come Putin e la Russia, che hanno scelto di difendere col sangue la propria identità e libertà. Dovremmo essere alleati di tutti quei paesi che vogliono cambiare i rapporti di forza mondiali, dovremmo essere nella storia con una nostra storia. Invece, il nostro amor di patria è solo l’ultimo rifugio di canaglie imbelli.