CONSIDERAZIONI SPARSE SUI PARTITI “SOVRANISTI” di TM

scacchiera-politica

L’attuale fase storica è stata definita, come ben sappiamo, multipolare, caratterizzata cioè da un certo numero di paesi emergenti (oggi in realtà solo Russia e Cina) che tentano di acquisire un loro ruolo, non più subordinato, sullo scacchiere mondiale, e da un paese (Usa) in declino, ma ancora sostanzialmente dominante e in condizioni di superiorità sia a livello economico che militare, tecnologico ecc … Il relativo declino americano ancora non è quindi netto nè ben visibile, così come non lo era quello inglese alla fine dell’ottocento. Oggi essi a mio parere hanno tuttavia indubbiamente meno possibilità di agire in maniera più libera e scoperta, proprio perchè l’emersione di nuove potenze sta lentamente ridelineando i rapporti di forza, per cui tentano di “puntellare” un loro eventuale crollo, di rallentare l’avanzata del multipolarismo, fin dove è possibile. La famosa “strategia del caos” va inquadrata in quest’ottica. C’è però anche un’altra scuola di pensiero, minoritaria ma ben presente in America, che è quella isolazionista o comunque non interventista, e che è molto critica nei confronti delle attuali politiche internazionali (di “puntellamento” e di caos) messe in atto da Obama. Negli Usa tuttavia c’è una certa complementarietà tra le varie strategie, nel senso che in nome del superiore interesse nazionale, vengono di volta in volta utilizzate quelle anche più differenti e contrapposte tra di loro.  Per fare un esempio, determinati centri strategici organizzano in un certo paese un colpo di stato, altri centri strategici sempre dell’establishment americano, organizzano l’opposizione “democratica” al colpo di stato. E’ questa estrema flessibilità nell’utilizzo delle varie strategie, che ha consentito loro di essere ad oggi vincenti. In determinate congiunture però, vengono fuori i coltelli, e le eliminazione tra di loro (eliminazioni anche non solo figurate ma proprio effettive, reali, a volte) che nel passato ha portato a sostituzioni di presidenti e quindi delle strategie da loro rappresentate e messe in atto. Non è questo ancora il caso di Obama e quindi ancora non si è pensato a sostituire questa, a quanto pare fallimentare strategia,  con un’altra, magari non proprio isolazionista, ma meno interventista. Perchè? E’ difficile saperlo, magari preferiscono rimanere ancora dietro le quinte, far fare il lavoro sporco e peggiore ad Obama per poi presentarsi come i salvatori dell’America, dopo i disastri combinati. Si possono quindi fare delle ipotesi, ma occorrerebbe conoscere bene la loro situazione interna. Questi centri strategici “isolazionisti” possono trovare delle convergenze tattiche con movimenti “sovranisti”, “autonomisti” o che dir si voglia, europei. Per ora solo il Front National di Marine Le Pen può a mio avviso e fino a prova contraria considerarsi davvero “sovranista” e quindi svolgere potenzialmente la funzione di detonatore in Europa per altri movimenti o partiti simili che dovessero nascere. Allo stato attuale delle cose mi sentirei di escludere la Germania tra i potenziali “autonomisti”, almeno nel breve periodo. La Germania è, da un lato demonizzata da quanti superficialmente la vedono quale egemonizzatrice dell’Europa , senza considerare la sua subalternità ai predominanti centrali americani, che la utilizzano come subpotenza regionale, dall’altro lato eccessivamente incensata da quanti ravvisano in essa addirittura una missione storica di liberazione dei popoli europei (anche negli anni trenta molti attribuivano questa missione quasi mistica e metastorica ai tedeschi). Mi sembrano comunque due posizioni non corrette, poco equilibrate, troppo sbilanciate o ad un estremo, di demonizzazione, o ad un altro, di esaltazione. A mio avviso non si può parlare di ampi spazi di sovranità presi dalla Germania o addirittura di “ostpolitik” solo per i buoni rapporti economici che essa coltiva con la Russia. La ostpolitik tedesca è da inquadrare in un contesto storico e internazionale ben diverso dall’attuale e che era caratterizzato dalla contrapposizione Usa-Urss, da un’ Europa fedelmente atlantica, ma con funzione di “cuscinetto” nei confronti dell’Urss, e quindi trattata in maniera più flessibile. Questa situazione consentiva ampi margini di manovra in politica internazionale e quindi entro certi limiti consentiva anche la ostpolitik. Tutti i paesi europei avevano delle maggiori libertà di movimento, finanche l’Italia, la Germania maggiormente, per la sua collocazione geografica di frontiera nei confronti dei paesi “socialisti”. Venuta meno quella situazione storica, si è fatto in modo di impedire qualsiasi azzardo europeo in politica estera e quindi è stata messa in soffitta anche l’ostpolitik. Ravvisare nella Germania attuale un ruolo che per ora non ha, solo per i suoi rapporti economici, ma non avendo sviluppato alcun disegno geopolitico chiaro alternativo, mi sembra francamente sbagliato. Con la Merkel gli americani dormono sogni tranquilli. Desta sicuramente più preoccupazione per loro, quindi il Front National, che oltre ad essere anti Ue ecc …, fa anche un discorso geopolitico di un certo tipo e peso. Le preoccupazioni maggiori per gli strateghi americani sono due: la possibilità di un’emulazione in altri paesi europei e un possibile fronte unico tra i vari partiti nazionalisti; e soprattutto un suo avvicinamento alla Russia. Quest’ultima dal suo canto guarda con estremo interesse al FN e a partiti simili ed è ben lieta di avviare con loro  proficue collaborazioni. A questo punto voglio però specificare che un avvicinamento alla Russia, indispensabile anche per un eventuale partito sovranista italiano, non significherebbe affatto cambiare padrone, come alcuni potrebbero fraintendere. La questione è in realtà molto semplice: avvicinarsi alla Russia e auspicare un suo rafforzamento, servirebbe a far avanzare il multipolarismo, erodendo il dominio americano e quindi aprendo per noi, per l’Italia, più ampi margini di manovra, che ora non ci sono affatto consentiti perchè ci hanno quasi trasformato in mera “espressione geografica”. Queste sono considerazioni che i movimenti o i partiti “sovranisti” eventuali italiani dovranno assolutamente fare, dovranno quindi dedicare molto tempo ed energie all’analisi teorica e geopolitica se non vorranno impantanarsi nel solito discorso anti-euro o anti Ue e quindi parlare solo alla “pancia del popolo”, che per i predominanti centrali, per determinati loro centri strategici potrebbe anche andar bene. E infatti da un lato ufficialmente difendono l’euro e la Ue, ma dall’altro lato altri circoli di pensiero sono più critici e potrebbero favorire movimenti anti-euro, l’importante è comunque per loro rendere effettivamente e sostanzialmente innocui per i loro interessi, questi movimenti, deviandoli verso obbiettivi secondari, magari di facile presa emotiva sulla popolazione, ma totalmente ineffettuali. Per questo alcuni di questi partiti saranno sostenuti se non proprio foraggiati da alcuni circoli americani, con i quali potranno tatticamente fare un pezzettino di strada insieme, stando però attenti a non farsi dirigere in altre direzioni, nè a farsi mandare fuori strada e con la consapevolezza che al termine del piccolo tragitto dovranno “tirare fuori i coltelli” per la resa dei conti. Manteniamo  comunque sempre un occhio critico a quanto succede e riserviamo la massima attenzione all’attuale contesto, molto complicato, internazionale.

TM