In cauda venenum, di Piergiorgio Rosso

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il sacco di Roma    

                                                                             In cauda venenum

Le rassegne-stampa, con il loro ordinamento più o meno casuale, offrono talvolta inattesi lampi di luce sulla realtà osservata. Quella della Camera dei Deputati – che molto probabilmente dall’anno prossimo purtroppo non sarà più accessibile in modo gratuito dall’esterno – proponeva il 28 dicembre u.s. due articoli in serie – uno sulla vicenda Finmeccanica Avio (Il Tempo) e uno su una media impresa di prodotti in cashmere (La Stampa) – che una volta accostati offrono una realistica sintesi del futuro industriale della penisola italiana. Perché se ha ragione Pomicino che parla di “fallimento dell’Italia” nella vicenda Avio, ha anche ragione chi sostiene – ad esempio questo blog – che i conflitti strategici che inducono i cambiamenti di cui siamo spettatori, hanno una direzione ed una finalità non solo distruttive ma costruttive di nuove relative stabilizzazioni, espressione di diverse funzioni dentro il sistema (finora) dominante.

Per l’Italia un destino da “Outlet Globale” per tutto il variegato e crescente ceto medio arricchito del pianeta che potrà consumare oggetti di gusto italiano, in locations – il borgo medievale di Brunello Cucinelli – appropriate ed “autentiche” disegnate appositamente da archi-stars non necessariamente italiane per un pubblico globale. (vedi il padiglione Italia alla Biennale Architettura di Venezia, dove il modello vincente di integrazione fra urbanistica, architettura e territorio era tutto declinato in chiave di medie industrie del tessile ed agroalimentare di alta gamma – con buona pace dell’originale olivettiano …).

Ecco che allora acquista senso anche la fretta del governo dimissionario nell’indirizzare verso mani affidabili la gestione dello sviluppo delle disastrate infrastrutture di convogliamento a destinazione delle masse di consumatori internazionali, gli aeroporti. La scelta è caduta sulla galassia Benetton/Palenzona/Toti per Fiumicino – tariffa innalzata ed assicurata a 26€ per passeggero fino al 2044 – e sul duo Cassa Depositi e Prestiti/Merryl Linch – sotto la forma del fondo F2I di Vito Gamberale – per gli aeroporti del Nord (veneti esclusi, forse perché non ancora del tutto normalizzati – vedi vicenda FININT/Ferak//Generali). L’obiettivo esplicito: “ … sviluppare sinergie con le istituzioni per valorizzare il meglio dei territori”. I Comuni e le Province interessate ringraziano dell’aiutino. Nella coda degli atti del governo Monti si concentra il veleno per gli italiani a venire.

Con queste premesse suscita scalpore solo agli ingenui la notizia riportata dal Corriere della Sera che ricorda che la decisione sulla vendita di Ansaldo Energia deve ricevere il gradimento di First Reserve Corp. – socio americano al 45% – sulla base dei patti sociali. Ora, facciamo un po’ di storia: Ansaldo Energia, che fa compressori, turbine e centrali elettriche, quando era dell’IRI aspirava ad integrarsi con Nuovo Pignone – gruppo ENI, con produzioni simili e complementari – per sviluppare insieme l’innovazione di prodotto ed acquisire insieme una posizione di mercato già allora invidiabile a livello internazionale. Faccio presente che se il fatturato di queste aziende si fa vendendo macchine e centrali, gli utili si fanno con i servizi di Gestione&Manutenzione del parco macchine venduto. Il matrimonio Ansaldo/Nuovo Pignone aveva dunque un forte senso industriale e finanziario. Come è noto non andò così e Nuovo Pignone finì all’americana General Electric (GE), sua principale concorrente, nel 1993. Ansaldo Energia fece invece un accordo industriale con Siemens poi non rinnovato ed ora è in vendita con l’unico dichiarato scopo di fare cassa per sostenere la capogruppo Finmeccanica.

Se dunque First Reserve non “gradisce” Cassa Depositi e Prestiti – in questo caso non c’è Merryl Linch che tenga – possiamo arguire che non gradisca né tedeschi né coreani. Potrebbe essere allora che la Befana porterà a Finmeccanica un’offerta “che non potrà essere rifiutata” di GE che riuscirà laddove IRI ed ENI non riuscirono. In questo caso invertendo i fattori, il risultato cambia, eccome!

Lo shopping GE potrà poi proseguire nel 2013 con Ansaldo STS – leader nei sistemi di segnalamento ferroviari – anch’essa messa in vendita da parte di Finmeccanica.

 

Dice Gianfranco La Grassa: … pure oggi siamo in pieno “progresso tecnologico”: in dati settori, però, che restano appannaggio delle potenze in incipiente competizione (multipolare), mentre nei paesi resi subordinati a queste (tipo il nostro agli Usa) i “reparti strategici” sono in via di liquidazione o messi sotto il controllo dei più forti. Nel contempo, gruppi di avvoltoi – situati ai posti di comando in branche industriali mature (e non innovative) e in organismi finanziari dediti al mero prelievo predatorio – stanno devastando i paesi subordinati (vedi il “bell’esempio” dell’Italia) tramite apposite cosche politiche in putrefazione assistite da bande di sedicenti intellettuali, “pensatori a gettone”.

Se gli “avvoltoi” italiani hanno già deciso che è ora di accontentarsi della gestione delle infrastrutture e delle reti, in una logica europea e subordinata, per i nostri giovani l’augurio è di trovarsi a gestire un albergo per clienti russi e cinesi che quest’inverno spopolano nelle valli del Trentino e domani chissà dove.

Buon 2013 a tutti i penisolani!