Fu(r)bini e i bambini

giornalismo

 

“ Faccio una confessione, c’è un articolo che non ho voluto scrivere. Guardando i dati della mortalità infantile in Grecia mi sono accorto che facendo tutti i calcoli con la crisi sono morti 700 bambini in più di quanti ne sarebbero morti se la mortalità fosse rimasta quella di prima della crisi. La crisi e il modo in cui è stata gestita ha avuto questo effetto drammatico e ci sono altri dati che confortano questa mia conclusione, come i bambini nati sottopeso…Ho deciso allora di non scrivere perché il dibattito in Italia è avvelenato da antieuropei pronti a usare qualsiasi materiale come una clava contro l’Europa e quello che rappresenta, cioè la democraziafondata sulle istituzioni e sulle regole. Mi sono detto, se scrivo questo vengo strumentalizzato dagli antieuropei e ostracizzato dagli altri, la sostanza del problema si perde e dovrei perdere tempo a difendermi da attacchi sui social e non”.

Questo è quello che ha dichiarato il giornalista del Corriere Federico Fubini a Tv2000. Apprendiamo dai cultori dell’informazione sedicente libera che certe notizie è meglio non darle per non danneggiare gli europeisti. I giornalisti militano, selezionano ideologicamente le notizie, mentre l’Ordine, a cui anche io sono iscritto, ci obbliga a inutili corsi sulla deontologia per mantenere alta la dignità della professione. Ma c’è poco da preservare in questo mestiere che non è il più vecchio del mondo ma sicuramente quello più sporco. So benissimo che a volte è necessario operare in tal maniera per l’incolumità delle persone. Tuttavia, le convinzioni politiche di Fubini non hanno ancora personalità e dunque ce ne fottiamo altamente di eventuali problemi causati alla fazione europeista dall’uscita di determinate informazioni. I “fatti quotidiani” non esistono perché i giornali non ci informano sugli avvenimenti ma informano (creano) gli eventi, parafrasando Carmelo Bene. La manipolazione della realtà può avvenire sia producendo fake news che nascondendo la verità (rigorosamente con la minuscola perché quando scritta con la maiuscola è porcheria da scribacchini). Fubini non dia altre lezioni, perché quelle ascoltate sono da autentico cattivo maestro. Scriveva E.L. Masters, tante volte da me citato: “Ogni sindaco prima di me, sin dove arriva la memoria era stato accusato di essere un demagogo sognatore, oppure un ladro o un truffatore tuttavia io presi quel posto con un certa speranza, intendendo rendere tutto più bello, dare alla gente il dovuto, far sì che i grossi delinquenti si mettessero in riga. Come già una volta il Ledger stava tentando di vendere la sua terra per un parco, ma io lo impedii. Poi allontanai a bastonate sul muso lo schifoso maiale dal trogolo. Che accadde? Bene scoppiò un’ondata di criminalità sulle pagine del Ledger! Quanti rapinatori, giocatori d’azzardo, fuorilegge ubriaconi, e luoghi del vizio! La chiesa cominciò a chiacchierare, la corte mi si mise contro. Sporcarono il mio nome e quello della città mi uccisero per averla vinta. E questo è un gioco da banditi, amici miei, che si chiama democrazia!”

Tra Ledger e Corriere non c’è grande differenza da quanto si apprende e di certi Fu(r)bini alcuni giornali, probabilmente la maggioranza, non potrebbero farne a meno.

Fubini però non tace sempre, il più delle volte scrive a sproposito cercando di terrorizzare la popolazione coi soliti argomenti da quattro indici economici.
Oggi afferma che “Il debito sale oltre il 133% del prodotto lordo (Pil), anche perché nessuna delle privatizzazioni promesse dal governo si sta realizzando. Il deficit supera di netto la soglia del 3% del Pil, se gli aumenti delle imposte indirette che si vogliono cancellare non saranno sostituiti da altre misure. …La Commissione Ue dirà che il deficit «strutturale» dell’ Italia l’ anno scorso non è migliorato e quest’ anno potrebbe addirittura peggiorare, magari solo di poco. Significa da ora il fianco del governo è scoperto all’ avvio di una procedura per deficit eccessivo, basata sul debito, in qualunque momento del 2019. L’ Italia, da stamani, è più sotto pressione”.

Ah sì? E noi ce ne impipiamo, perché non vogliamo fare la fine della Grecia, con una operazione (nemmeno) riuscita ed il paziente morto. I nostri bambini non soccomberanno, come quelli ellenici, per rimettere a posto i conti. Non entro nemmeno nel merito di spiegazioni già date ma ribadisco che con la mentalità micragnosa dei Fubini i paesi sprofondano senza sistemare i bilanci. La spesa statale deve essere in deficit di bilancio. Lo Stato si deve incaricare di far ripartire la domanda con strumenti che probabilmente farebbero inorridire Fubini. Ma noi di costui ce ne impipiamo due volte. C’è la crisi da molti anni e sono richieste misure straordinarie per tamponare, esattamente come già successo in altri periodi difficili. “La domanda (spesa) statale deve essere in deficit di bilancio. E nemmeno è possibile che lo Stato, per poter spendere, accresca il suo debito con l’emissione di titoli (i bot ad es.) perché, ancora una volta, si sottrarrebbe reddito ai privati, indebolendo così la loro domanda per rafforzare quella pubblica. Puramente e semplicemente, si stampa moneta e la si mette in circolazione comprando i fattori produttivi che servono per compiere le varie opere pubbliche. Secondo la tradizionale teoria quantitativa della moneta, quando lo Stato mette in circolazione una massa di moneta superiore, i prezzi delle merci salgono (inflazione). Secondo la teoria keynesiana ciò è vero solo nel caso che i fattori produttivi (lavoro e capitale) siano pienamente occupati e non si possa perciò accrescere, almeno nel breve periodo (in mancanza di aumento delle potenzialità produttive dovuto ad investimenti e nuove tecnologie), la quantità prodotta e offerta. Quando invece c’è la crisi, i fattori sono disoccupati; ma, come sopra considerato, è essenziale che lo sia il lavoro così come il capitale (mezzi di produzione); debbono esserci milioni di lavoratori a spasso e migliaia di imprese chiuse, ma potenzialmente in grado di riaprire i battenti, con macchinari che hanno solo bisogno di essere lubrificati e rimessi in movimento. L’importante è solo che riparta la domanda dei beni, perché allora le imprese riprendono a produrre, riassumendo forza lavoro. La spesa pubblica per infrastrutture, insomma, dà impulso all’attività di una serie di imprese che debbono – tanto per fare un esempio – fornire cemento, acciaio, vetri, infissi, mobilio, ecc. per costruzioni edili. E queste imprese debbono assumere lavoro (dirigente come esecutivo) per produrre; così facendo, distribuiscono salari a lavoratori prima disoccupati, che cominceranno a domandare beni prodotti, a loro volta, da altre imprese. Anche queste allora si riattivano, acquistando beni di produzione e pagando salari ad altri lavoratori prima disoccupati che, con il salario percepito, domandano altri beni di consumo e …..via di questo passo, in un circolo ora virtuoso di ripresa economica”.(Gianfranco la Grassa).

Così stanno le cose, sia quando Fubini finge non scrivendo che quando scrive fingendo.