QUESTA E’ L’UCRAINA CHE PIACE A WASHINGTON E A BRUXELLES

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In Ucraina si sta consumando una tragedia umanitaria. Il governo di Kiev, forte dell’appoggio Occidentale, si lascia andare ad efferatezze inusitate che in altri contesti sono state fermamente condannate dalla Comunità Internazionale. L’eccessiva distrazione dei difensori della democrazia su accadimenti così gravi è, ora, fin troppo sospetta. L’utilizzo di bombe a grappolo e di ordigni al fosforo bianco sui civili è all’ordine del giorno. Si tratta di armamenti vietati dalle convenzioni internazionali, per di più usati contro cittadini disarmati, con lo scopo di terrorizzare chiunque viva nelle zone orientali della nazione.

Le autorità di Kiev non sentono rimorsi e dichiarano apertamente di voler “purificare” le zone separatiste, rinchiudendo i ribelli in campi di concentramento e costringendo tutti gli altri (la popolazione russofona) ad un esodo collettivo, al fine di fare spazio a famiglie dell’Ovest, in particolare a quelle provenienti dalla Galizia. Pare che il piano per il trasferimento di centinaia di migliaia di persone, dalla parte occidentale a quella orientale, sia stato elaborato da consiglieri statunitensi che ormai spadroneggiano a Kiev.

Poroshenko e soci, incapaci di avanzare sul terreno, dove i miliziani della resistenza dimostrano maggior convinzione, si vendicano sulla gente che in massa abbandona il sud-est del Paese, attraverso corridoi umanitari insicuri, attaccati da una guardia nazionale imbottita di nazisti di Pravy Sektror e avanzi di galera che non conoscono umanità. Mr Obama, che in Siria tracciava quotidianamente la red line, per un intervento diretto dell’esercito Usa, sull’eventuale uso di armi batteriologiche da parte del governo, adesso sostiene a spada tratta gli oligarchi al potere che si macchiano di simile delitto. Del resto, tanto Poroshenko che Timoshenko, come emerge da cables riservati, venuti alla luce con lo scandalo wikileaks, sono agenti di Washington da tempi non sospetti.

L’EU, anche in questa situazione che la danneggia pesantemente ai confini, resta attaccata alla bandiera americana facendosi trascinare in un grosso guaio. Oltre a doversi accollare il salvataggio ucraino e a prendere in consegna un Paese dove ci sono più fucili che individui, vede degenerare, settimana dopo settimana, le sue relazioni commerciali con la Russia, suo primo partner energetico.

Per la Casa Bianca, che ha un interscambio minimo con Mosca, si tratta di quisquiglie senza rilevanza, per l’Europa è, invece, un danno notevole poiché inasprisce la crisi economica che sta attraversando da qualche anno. Ancora ieri l’Ucraina ha rifiutato di addivenire ad un accordo con Mosca, sul prezzo del gas, mettendo in ambasce Bruxelles che ora teme l’interruzione delle forniture. Putin si è detto sorpreso per l’atteggiamento dell’esecutivo di Yantseniuk, anche perché Gazprom ha proposto alla controparte le medesime condizioni offerte precedentemente a Yanukovic, 100 dollari di sconto per una spesa di 385 dollari ogni 1000 metri cubi, in linea con le tariffe di mercato. Non è abbastanza per gli ucraini che, pur disprezzando i loro vicini ed accusandoli di voler interferire nella loro sovranità, pretendono trattamenti di favore.

In realtà, l’Ucraina, non è più padrona del proprio destino perché a decidere delle sue sorti e dei suoi indirizzi è l’Amministrazione statunitense. Come dicevano all’inizio, i vertici attualmente al potere a Kiev sono totalmente in balia dei diktat americani. Poroshenko, secondo i russi, è un agente di Washington che opera prendendo ordini dalla Cia e dal Dipartimento di Stato Usa. Leggendo i leaks che lo riguardano è difficile nutrire dubbi su questa versione. Dal 2006 il magnate del cioccolato si interfaccia con i suoi partners d’oltreoceano. In particolare con l’Ambasciatore John Herbst, col quale si è accreditato quale fedele amico degli Usa. Il partito che esprime il Premier è guidato da Yulia Timoshenko, un’altra persona poco per bene, coinvolta in affari con la criminalità organizzata, in particolare col boss ricercato dal FBI Semyon Mogilevich. Inoltre, sarebbe stata la pasionaria, amata dalle cancellerie occidentali, ad ordinare l’omicidio del deputato della rada Yevgeny Shcherban, esponente di spicco del partito liberale, assassinato a Donetsk nel 1996.

Poroshenko e Timoshenko pur avendo complottato l’uno contro l’altra sono i principali referenti di Washington, quelli sui quali Obama conta per condizionare a tempo indeterminato lo Stato ucraino, esasperando la sua russofobia e le provocazioni contro Mosca. Non si era mai visto un premio Nobel per la pace accompagnarsi a tutti questi brutti ceffi. L’Europa, che si sta accodando pedissequamente al suo alleato, non venga a lamentarsene dopo, quando sarà costretta a verificare l’impossibilità di normalizzare l’Ucraina. Stiamo facendo entrare in casa dei banditi che ci toglieranno la tranquillità. Se dovesse accadere i cittadini europei sapranno contro chi puntare il dito.