TUTTI SCONFITTI

Enrico_Mattei

Enrico_MatteiI Notriv hanno perso il referendum. Ha perso la parte politica che lo ha cavalcato con motivazioni pretestuose e antigovernative. Ha perso la magistratura impicciona che fa scattare indagini ad orologeria per inseguire disegni distanti dalla legalità. Non è normale che un apparato dello Stato ne processi un altro ad ogni occasione. Ciò accade in presenza di pressanti ingerenze esterne e ripetuti (alti) tradimenti interni. Gli indizi ci sono e non mancano le prove . Gli sfascisti sono stati respinti ma continueranno l’opera di devastazione dell’Italia con sistemi ancor più subdoli. Tuttavia, nemmeno il Premier ha da cantare vittoria. La sua è solo un’altra gang che segue vie differenti per raggiungere i medesimi risultati deprimenti. La Boschi alla Triletarale è garanzia di questo (in)successo. Questa è oggi la politica italiana, consorterie e conventicole in contrapposizione per il male della nazione. Non esiste una strategia energetica statale e le nostre imprese del settore sono difese malissimo sui mercati esteri. Il naufragio del gasdotto South Stream, per evitare il quale Renzi non si è mai impegnato, testimonia della cecità dell’intera classe politica che ci guida verso il baratro. Il deterioramento delle relazioni con l’Egitto, dove l’Eni scopre il più grande giacimento di gas offshore del Mediterraneo che fa gola ai nostri concorrenti, è un altro episodio di questa infinita saga dei principianti e dei corrotti. Il comparto del quale parliamo non è solo rilevante economicamente ma lo è piuttosto strategicamente. Petrolio e gas veicolano le alleanze diplomatiche delle nazioni. La politica estera del Belpaese deve essere ripensata su questi interessi e rilanciata con una diversa configurazione geopolitica per avere qualche possibilità di riuscita. Rimanendo negli attuali assetti europei e atlantici non abbiamo speranze. I nostri amici ci vogliono usare e divorare perchè siamo gli esemplari più deboli del branco.
Inedite affinità sgorgano dalla terra e dal mare. Chi saprà cogliere la chance migliorerà la sua posizione. E l’Italia ha bisogno di nuovi approcci e visioni per uscire dal cul de sac in cui è finita a causa della sua arrendevolezza di fronte al cambiamento dei rapporti di forza mondiali. Chi arretra di fronte alla storia e chi prova a fermarla viene schiacciato. Il suo flusso va cavalcato, anche rischiando il disarcionamento. Non ci sono alternative. Non fare alcun tentativo in questo senso ci espone a disfatta sicura.
Le ingerenze straniere fanno la loro parte ma è la palude partitocratica italiana che fa proliferare questo clima pestilenziale di sottomissione ai prepotenti di ogni genere. E’ questo che ci uccide prima di tutto, non altro. Anche la crisi finanziaria, sulla quale tutti si concentrano, è sintomo e non ragione di questo male sempre più esistenziale e identitario della nostra Penisola. Tagliarci un arto o anche due per razionalizzare il bilancio allunga l’agonia ma non risolve il problema. Bisogna crescere e correre per salvarsi e le amputazioni non aiutano affatto. Dobbiamo capire chi siamo per stabilire dove vogliamo (o possiamo) arrivare. Ma se rimaniamo nelle mani di questo tribunale fallimentare il nostro destino è segnato. Saremo liquidati una volta per tutte.

Ps. Se rinascesse Enrico Mattei i togati odierni lo ficcherebbero in galera e butterebbero la chiave. Come riporta Il Foglio, i sistemi dell’ex Presidente dell’Eni non si accordavano alla legalità ma hanno fatto dell’Italia un player energetico di prima categoria. Su certe materie non si può andare per il sottile ed i fini contano più dei mezzi. Mattei, eroe nazionale, nel 2016 sarebbe stato trattato  da delinquente perchè ungeva le ruote del sistema senza badare a spese ma per superiori obiettivi collettivi: “Per Mattei la questione si pone quando, invece di sciogliere l’Agip che gli è stata affidata dopo la Liberazione, non solo disobbedisce agli ordini di Roma e ai desiderata degli anglo-americani, ma la potenzia. È fortunato e inciampa in importanti giacimenti di metano nella pianura padana. Il gas naturale, come fonte energetica, è allora poco utilizzato e Mattei, convinto che l’approvvigionamento energetico stia alla base dell’autonomia di una nazione, apre la strada alla metanizzazione dell’Italia, contrent’anni di anticipo rispetto al resto dell’Europa Occidentale….il metodo mattei funziona così: quando in una località la burocrazia blocca i lavori, tecnici, operai e mezzi del cane a sei zampe si posizionano, nottetempo, fuori dal paese. A questo punto arriva una scena da Amici miei, perché, in Italia, la realtà supera sempre la narrazione, persino quelle del grande schermo. A un cenno di Mattei – che ci tiene ad essere presente alle operazioni – si accendono i riflettori. Ruspe, scavatrici, camion avanzano. Un frastuono assordante. Gli abitanti, svegliati all’improvviso, aprono le finestre e vedono le squadre che scavano, allargano, procedono. Il sindaco della località “invasa”, a questo punto, esce dal letto, si riveste e, in ciabatte, arriva ad affrontare gli invasori. Intima di interrompere i lavori, chiede autorizzazioni e vidimazioni: Mattei lo fronteggia. Spiega il motivo dei lavori, sottolinea urgenze e necessità. Poi, però, quasi colto dal dubbio, tace. Sembra quasi pentito, vicino ad ordinare il dietrofront alle sue squadre. Al sindaco che lo fronteggia non pare vero, per un attimo, di aver sconfitto il potente Mattei. Poi gli viene un dubbio. Si ritirano? E la strada, chi la sistema? E la voragine, chi la chiude? Mattei si stringe nelle spalle. Borbotta qualcosa a proposito di permessi necessari, trafile burocratiche. Certo, se gli lasciano posare le maledette condotte del metanodotto, questione di poche ore, tutto verrà sistemato.
Avrete già Avrete già capito come finisce la storia. Il sindaco, maledicendo metano e Mattei, intima di riprendere all’istante i lavori e di non interromperli fino al più totale compimento”.