UN COMMENTO CHE MERITA UN POST (di Anonimo)

Memoria storica…..
I "VERDI" VARIOPINTI
Fiori avvizziti del "capitalismo di distruzione";

una specie di marijuana del periodo decadente

Il 19 aprile 1985, in piazza Diana di Comiso, mentre la nota pacifista inglese (di Liverpool) "Patricia" si incatenava alla balaustra della fontana per protestare contro gli arresti di domenica 7 aprile, giorno di Pasqua, abbiamo avuto uno scontro polemico con un gruppo di "Verdi", tutto indaffarato a raccogliere firme per la presentazione di una lista locale alle amministrative del 12 maggio. La polemica è stata breve ma molto aspra e, come avviene in questi casi, poco chiarificativa. Riteniamo, quindi, opportuno ritornare, con "calma", sull’argomento ed esaminare chi sono e cosa vogliono i "Verdi" nostrani.
Dato che i "gruppi verdi" sono un caleidoscopio politico, nella presente analisi critica assumiamo come punto di riferimento o carta di identità dei "Verdi", il "progetto di società del futuro" proposto da Franco Nocella e Dino Tafuto (entrambi del direttivo nazionale della "Lega per l’Ambiente") all’inizio di gennaio nel giornale "I Verdi" (progetto che peraltro si riallaccia ai deliberati del congresso "verde" di Urbino del 1983). In questo documento si premette che, mentre "i santoni della politica guazzano nel presente, i verdi guardano al futuro" aspirando ad una società "solidarista, pacifista, libertaria" ed operando con la parola d’ordine "agire localmente pensare globalmente". Già questa sola premessa consente di cogliere la fisionomia dei "verdi": socialimperialisti variopinti alla ricerca di un impossibile "sano sviluppo industriale". Ma vediamone i tratti fisionomici nei particolari, passando in rassegna i fiori all’occhiello, sfoggiati dalla "cascata Verde che dilaga in Europa", come con fanciullesca prosopopea essi amano presentarsi nel citato documento.

1°) Il primo fiore all’occhiello è che il "Movimento Verde trae il modello di società dall’opposto delle tendenze capitalistiche". Per cui se il capitalismo produce disastri ecologici, guerre, disgregazione sociale, il Movimento Verde rivendica "equilibrio ecologico", "cooperazione internazionale", "autogoverno popolare". Il capitalismo è brutto e degenere, i "Verdi" hanno trovato la cipria per renderlo accettabile.

2°) Il secondo è che l’"equilibrio ecologico" richiede tecnologie leggere, consumi sobri, cooperazione sociale. Tutti modi di dire per mascherare la logica capitalistica che è impiego di ogni tecnologia profittevole e sfruttamento massimo.

3°) Il terzo è che l’"equilibrio ecologico" non deve far dimenticare il pericolo nucleare e i conflitti militari, per cui bisogna perseguire il "disarmo militare", la "redistribuzione mondiale delle risorse", la "smobilitazione della potenza degli Stati"; il tutto mediante una "federazione internazionale di popoli". Tanti paroloni per coprire la corsa al potenziamento tecnologico degli eserciti e il militarismo imperialistico.

4°) Il quarto fiore all’occhiello è che il modello di società dei "Verdi" si fonda sull’"autogestione", articolata sul "principio di decisione" (ogni decisione viene presa da chi vi è direttamente coinvolto), sul "principio di esecuzione e di controllo" (la delega viene ristretta al necessario), sul "principio di confronto e arbitrato" (i conflitti vengono decisi equamente) omogeneizzata dalla "pianificazione democratica" che dovrebbe realizzarsi con una "rivoluzione culturale". Un coktail eccezionale di misture anarcoidi, socialdemocratiche, culturaliste.

5°) Il quinto è che la società deve costruirsi nel consenso con "strutture di autogoverno decentrate ed egualitarie", perché la democrazia rappresentativa è, secondo loro, in crisi per la ristrettezza dei suoi canali rispetto alla "domanda politica di base". I "Verdi" si pongono, quindi, come nuova terapeutica alla crisi del sistema politico.

6°) Il sesto è che l’autogoverno popolare deve basarsi su "unità di base" e "comuni territoriali", integrati in "un circuito reticolare", sulla democrazia diretta, ripartendo "equamente il lavoro", sulla riorganizzazione dello spazio, costruendo "città dei cittadini". A parte il "circuito reticolare", che lascerebbe pensare a un fantasioso rintanamento dello Stato nelle amministrazioni locali, non si vede come dove e quando si possa dare lavoro ai disoccupati o case agli sfrattati senza distruggere il capitale e lo Stato.

7°) Il settimo è che il capitalismo è in crisi "per la crisi del segreto"; per cui la formula dei "Verdi" è "autogoverno più comunicazione". Una formula che si commenta da sé.

8°) L’ottavo e ultimo bocciolo è che la "pianificazione deve essere continua e circolare" e basarsi su tre regole: la "autoregolazione spontanea", la "regolazione contrattuale", la "regolazione autoritaria". Un altro miscuglio di misture anarcoidi, democraticistiche, tecnocratiche; per coprire il fatto che l’unica "pianificazione" possibile è solo quella che viene attuata dal capitale monopolistico e multinazionale.

Dunque la "cascata verde" assomiglia molto a una palude imputridita. Dalla società imperialista non si esce che col comunismo. Ogni diversa proposta, progetto, ecc., di modello sociale è uno squallido tentativo di incerottare il "capitalismo distruttivo". E ci pare di potere definire questi "verdi" una "droga leggera" del nostro tempo.

(da RC Sud n. 63 del 30/4/1985)