ATTENTATO!

il ratto d'europa

Ieri Bruxelles è stata colpita dal terrorismo. Più di trenta morti e duecentocinquanta feriti. Numeri drammatici che dovrebbero far riflettere. E’ un attacco all’Europa per il suo ruolo ambiguo nella lotta all’Isis. Le istituzioni europee piangono per la tragedia e rilasciano le solite dichiarazioni esorcizzanti alle quali non seguono mai azioni adeguate. Il vicepresidente vicario del Parlamento europeo, Antonio Tajani, ha immediatamente affermato che la democrazia avrà la meglio sul terrorismo. Le lacrime hanno impedito a lady Mogherini, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri, di cadere negli stessi luoghi comuni del collega italiano. Ad ogni modo, non dubitiamo che la sedicente democrazia vincerà la sua battaglia contro i suoi fantasmi perché, come sosteneva E.L. Masters non c’è gioco da banditi più raffinato ed organizzato di quello democratico. Non esiste nulla di più funzionale e razionale all’imperio occidentale della cosiddetta democrazia. Nel bene e anche nel male. Quelli dell’Isis in confronto sono dei dilettanti allo sbaraglio che fatto il botto si fanno beccare e, prima ancora, manipolare, per cose più grandi di loro, da quelli che pretendono di combattere in quanto infedeli. Ma tra noi, uomini del mondo libero supponentemente convinti della nostra superiorità morale e civile, dobbiamo dircelo fuori dai denti. Abbiamo alimentato il furore islamico in più occasioni, prima in funzione antisovietica ed ora per contrastare l’incipiente multipolarismo che minaccia la preminenza atlantica in diverse zone strategiche del globo.
Ogni tanto qualcosa ci sfugge di mano con le conseguenze che abbiamo sotto gli occhi in queste ore. Tuttavia, sappiamo chi appoggia l’Isis militarmente. Sono Turchia, Arabia Saudita e Qatar. Paesi alleati degli Usa e di altre potenze europee. Sia chiaro che Ankara, Riyad e Doha ritengono di avere buone motivazioni per farlo. Non sono pazze e assetate di sangue. Lo fanno per contrastare gli sciiti (iraniani e libanesi) che vorrebbero egemonizzare il mondo arabo-persiano; per tenere impegnate certe teste calde lontano da casa; per provare, a loro volta, a diventare perno geopolitico di quella vasta area (in cui opera anche una potenza nucleare come Israele); per il business energetico. Washington, che è il vero dominus della situazione, sfrutta debolezze e volizioni degli attori in competizione, appoggiando ora l’uno o l’altro, a seconda delle circostanze e dei casi, tenendo insieme i fili del discorso secondo la sua trama. Infatti, si è saputo che, segretamente, gli apparati dell’intelligence americana, francese e inglese hanno finanziato il Califfo. Ma anche i suoni nemici in Iran e Siria. Davvero un bel caos che, a volte, non può che sfociare in effetti collaterali come quelli di Parigi e di Bruxelles.
Come scrive il mio maestro, l’economista Gianfranco La Grassa , sappiamo che l’islamismo radicale vive e prospera “per l’aiuto di paesi amici degli Usa; e questi ultimi, in definitiva, sono i principali mandanti di detto movimento. Desidero essere più preciso. Sono convinto che solo un ristrettissimo gruppo dirigente dell’Isis sa come effettivamente stanno le cose, sa quali sono i loro veri aiutanti, finanziatori, fornitori d’armi, ecc. La maggioranza del movimento sarà sicuramente all’oscuro e crederà d’essere veramente sulla cresta dell’onda, di poter sfidare quasi alla pari i “nemici” (che sono tanti: i cristiani, e anche gli sciiti, ecc.). Di conseguenza, tale parte dell’organizzazione si sentirà in piena autonomia nel decidere gli atti bellici da condurre “sul campo” nonché quelli terroristici da effettuare in altre aree (soprattutto l’europea); e coloro che li appoggiano e finanziano debbono accettare una serie di azioni null’affatto ordinate né accolte con soddisfazione. Tuttavia, anche tali azioni sono in definitiva utili ai mandanti, poiché consentono loro di ergersi a difensori degli aggrediti usando metodi violenti (bombardamenti e quant’altro), che tuttavia saranno condotti con opportuna gradualità e cautela almeno fin quando l’Isis risulterà utile alle loro intenzioni strategiche. Per gli Usa si tratta soprattutto di tenere sotto controllo i paesi europei, impedire il sorgere di possibili forze di governo che allentino la presa americana e guardino con qualche favore verso est, verso la Russia in particolare; che sarà pur essa cauta nelle sue prese di posizione e non spingerà il piede sull’acceleratore per rapporti stretti verso tali paesi. Tutto deve quindi restare sotto controllo; ma nei limiti del possibile. Ho già detto che, finché sarà conveniente utilizzare il terrorismo islamico, si dovrà ammettere più di una “perdita di controllo”, facendo il possibile che si tratti di “caso eccezionale”. Eccovi illustrato “l’odio” che sta insanguinando il cuore dell’Europa ben oltre le spiegazioni superficiali di chi legge gli attentati nell’ottica degli scontri religiosi o di quelli di civiltà. Quest’ultimi sono l’involucro di una disputa geopolitica per il policentrismo che, col tempo, diverrà ancor più perniciosa. E’ meglio prepararsi al peggio continuando però a smascherare quelli che ci vogliono ingannare con i lucciconi facili e gli inni alle nostre libertà violate dai barbari violenti, coi quali spesso e volentieri si stringono patti inconfessati.