Bastardi di guerra, figli di puttana da sempre.

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Tutti dovrebbero leggere “Menzogne di guerra” di Arthur Ponsonby. Vi troverebbero le guerre a venire oltre che quelle passate e la presente. È un testo che apre la mente anche se, c’è da giurarci, l’asino collettivo resterà prevalente intorno a noi e anche dentro di noi. Purtroppo ho una versione inglese del libro e ho tradotto, per velocizzare la pubblicazione aiutandomi con Google, solo qualche passaggio. C’è da restare scioccati da come il registro della propaganda di guerra non cambi mai, di epoca in epoca. Siamo animali che progrediscono ripetendosi. L’essere umano evolve restando sul posto e lanciandosi verso il futuro da fermo. Siamo sempre i soliti mentitori ma probabilmente questa nostra caratteristica ci consente di condurre i conflitti con le parole tanto che con i fatti per un’equa distribuzione delle atrocità tra realtà e frottole. Forse, se non lo facessimo ci stermineremmo tra noi ancora più radipidamente di quello che accade. Nel resoconto di Ponsonby troverete tutto quello che ci viene raccontato sull’attuale conflitto russo-ucraino: la favole dell’aggressore e dell’aggredito, le bombe sull’ospedale e sul teatro, la donna violata e il bambino senza mani, il dittatore sanguinario, il popolo gabbato e eccitato, le storie assurde che appaiono quotidianamente sui nostri mezzi di informazione con personaggi diversi. Il testo è stato scritto nel 1928 per i secoli a venire. Buona lettura.

“L’accusa contro il nemico di esclusiva responsabilità della guerra è forma comune in ogni nazione e in ogni guerra. Per quanto ci riguarda, i russi (nella guerra di Crimea), gli afghani, gli arabi, gli zulu e i boeri, sono stati ciascuno a loro volta aggressori non provocati, per citare solo alcuni esempi recenti. È una falsità necessaria basata su un momentaneo parere parziale di una parte in una disputa, e diventa la base indispensabile di tutta la successiva propaganda. Gli articoli di punta sui giornali allo scoppio di ogni guerra accennano a cambiamenti su questo tema, e sono formulati in modo così simile da far quasi sembrare che gli articoli standard siano pronti e il nome del nemico, chiunque esso sia, inserito quando arriva il momento. A poco a poco l’accusa viene ufficialmente ritirata, quando la ragione ritorna e il consolidamento della pace diventa una necessità imperativa per tutte le nazioni.

…la sola colpevolezza del nemico è , come sempre, un mito di guerra. Il grande successo della propaganda, tuttavia, lascia l’impressione fissata a lungo negli animi di coloro che vogliono giustificare a se stessi la loro azione a sostegno della guerra e di coloro che non si sono presi la briga di seguire le successive ritrattazioni e smentite. Inoltre, il mito può rimanere, per quanto possibile, nella mente del pubblico sotto forma di paura di “aggressioni non provocate”, e diventa la principale, e anzi l’unica, giustificazione per i preparativi di un’altra guerra.

…Avendo dichiarato il nemico unico colpevole e artefice della guerra, il passo successivo è personificare il nemico. Poiché una nazione è composta da milioni di persone e l’assurda analogia tra un individuo criminale e una nazione può diventare evidente anche a persone moderatamente intelligenti, è necessario distaccare un individuo su cui possono essere concentrate tutte le fiale dell’ira di un popolo innocente che si sta solo difendendo da “aggressioni non provocate”. Il sovrano [ai nostri tempi il Presidente, cioè Putinn] è la persona ovvia da scegliere.

..La guerra è, di per sé, un’atrocità. La crudeltà e la sofferenza sono insite in essa. Si verificano atti di violenza e barbarie, come tutti sanno. L’umanità è spinta dall’autorità ad assecondare ogni passione animale elementare. Ma l’esagerazione e l’invenzione delle atrocità diventa ben presto il principale punto fermo della propaganda. …
Nella migliore delle ipotesi, la testimonianza umana è inaffidabile, anche in circostanze ordinarie senza conseguenze, ma dove pregiudizi, sentimenti, passioni e il cosiddetto patriottismo disturbano le emozioni, un’affermazione personale diventa priva di qualsiasi valore.
Coprire tutto il terreno sulle storie di atrocità sarebbe impossibile. Sono stati diffusi giorno dopo giorno in volantini, opuscoli, lettere e discorsi. Personaggi illustri, che avrebbero evitato di condannare il loro più acerrimo nemico personale sulla base delle prove, o piuttosto della mancanza di prove, che avevano davanti a loro, non hanno esitato ad aprire la strada accusando un’intera nazione di ogni immaginabile brutalità e innaturale crimine.

…La falsità è un’arma riconosciuta ed estremamente utile in guerra, e ogni paese la usa deliberatamente per ingannare la propria gente, per attirare i neutrali e per fuorviare il nemico. Le masse ignoranti e innocenti in ogni paese non sono consapevoli nel momento in cui vengono ingannate, e quando tutto è finito solo qua e là le falsità vengono scoperte e smascherate. Poiché è tutta storia passata e l’effetto desiderato è stato prodotto dalle storie e dalle dichiarazioni, nessuno si preoccupa di indagare sui fatti e stabilire la verità. La menzogna, si sa, non avviene solo in tempo di guerra. L’uomo, è stato detto, non è un animale veridico”, ma la sua abitudine a mentire non è affatto straordinaria come la sua straordinaria prontezza a credere. È, infatti, a causa della credulità umana che fioriscono le bugie. Ma in tempo di guerra l’organizzazione autorevole della menzogna non è sufficiente! L’inganno di interi popoli non è cosa da prendere alla leggera.
Può quindi servire a uno scopo utile nell’intervallo della cosiddetta pace un monito, che si può esaminare con spassionata calma, che le autorità di ogni paese fanno, e anzi devono, ricorrere a questa pratica per, in primo luogo, giustificarsi raffigurando il nemico come un criminale puro; e in secondo luogo, per infiammare la passione popolare abbastanza da assicurarsi reclute per la continuazione della lotta. Non possono permettersi di dire la verità. In alcuni casi bisogna ammettere che al momento non sanno quale sia la verità.
Il fattore psicologico in guerra è altrettanto importante del fattore militare. Il morale dei civili, così come quello dei soldati, deve essere tenuto alto. Gli Uffici della Guerra, gli Ammiragliati ei Ministeri dell’Aeronautica si occupano della parte militare. Devono essere creati dipartimenti per occuparsi dell’aspetto psicologico. Non si deve mai permettere alle persone di scoraggiarsi; quindi le vittorie devono essere esagerate e le sconfitte, se non nascoste, almeno minimizzate, e lo stimolo dell’indignazione, dell’orrore e dell’odio deve essere assiduamente e continuamente pompato nell’opinione pubblica per mezzo della “propaganda”…
L’uso dell’arma della menzogna è più necessaria in un paese in cui la coscrizione militare non è prescritta dalla legge del paese che in paesi in cui la virilità della nazione viene automaticamente arruolata nell’esercito, nella marina o nell’aeronautica. Il pubblico può essere eccitato emotivamente da falsi ideali. Una sorta di isteria collettiva si diffonde e sale fino ad avere la meglio su gente sobria e giornali rispettabili.
Con un avvertimento davanti a lei, la gente comune può essere messa in guardia quando la nuvola di guerra appare all’orizzonte e essere meno disposta ad accettare come verità le voci, le spiegazioni e le dichiarazioni emesse per il suo consumo. Dovrebbe rendersi conto che un governo che ha deciso di imbarcarsi nella rischiosa e terribile impresa della guerra deve fin dall’inizio presentare un caso unilaterale a giustificazione della sua azione, non può permettersi di ammettere in alcun particolare il minimo grado di diritto o ragione da parte delle persone che ha deciso di combattere. I fatti devono essere distorti, le circostanze rilevanti nascoste e un quadro da presentare che con la sua rozza colorazione persuaderà le persone ignoranti che il loro governo è irreprensibile, la loro causa è giusta e che l’indiscutibile malvagità del nemico è stata dimostrata oltre ogni dubbio. Un momento di riflessione direbbe a qualsiasi persona ragionevole che un pregiudizio così evidente non può assolutamente rappresentare la verità. Ma la riflessione del momento non è consentita; le bugie vengono diffuse con grande rapidità. La massa irriflessiva le accetta e con la sua eccitazione influenza gli altri. La quantità di sciocchezze e sciocchezze che passano sotto il nome di patriottismo in tempo di guerra in tutti i paesi è sufficiente a far arrossire le persone oneste quando successivamente vengono deluse”.