Combattere il nemico, non negargli la dignità di esserlo

distruzione_massa5x350

distruzione_massa5x350I russi sono stati, a più riprese, accusati dalla stampa occidentale di finanziare segretamente partiti e movimenti anti-unione. La cosa non dovrebbe sorprendere, anche se fosse vera. Di certo, neanche gli americani stanno a guardare. Anzi, il fatto che Washington foraggi copiosamente organizzazioni e associazioni di diverso genere che perorano la nascita degli Stati Uniti d’Europa dovrebbe mettere in guardia Bruxelles. E’ la sua debolezza intrinseca ad esporla alle infiltrazioni straniere. Ma perché l’America ci vuole così uniti? Evidentemente, questa ideologia unitaria favorisce un più stringente controllo statunitense sul Vecchio Continente, annullando secoli di storia (e di storie differenziate) delle nazioni che fanno parte dell’Europa. Le grandi potenze europee, senza questo vincolo esterno, sul quale vigilano gli insediamenti militari Usa, andrebbero per altre strade, sicuramente contigue ma non totalmente sovrapponibili. Difatti, l’integrazione europea è un processo che ha sempre seguito i percorsi della Nato nel suo allargamento ad Est ed è, pertanto, originariamente viziata da questo aspetto coercitivo che ne ha condizionato lo sviluppo istituzionale e territoriale. Viceversa, Mosca intende rompere questo schema e ristrutturare l’integrazione europea su basi non ostracistiche per essa. Per tale situazione non possiamo prendercela né coi russi, né con gli americani. L’incomprensione del problema va attribuita chi ci (s)governa. Tuttavia, poiché in questa fase l’Europa è occupata dagli Stati Uniti è chiaro che sono quest’ultimi ad influenzare le campagne mediatiche, estremizzando il pericolo russo e minimizzando la loro ingombrante presenza, spacciata per disinteressata amicizia o libera offerta di protezione in un clima di caos internazionale.
Dunque, mentre si punta il dito contro Mosca, che avrebbe in programma d’invadere i paesi Baltici o quelli dell’ex Patto di Varsavia, s’ignora l’azione concreta della Nato che militarizza i confini europei contro il Cremlino (ma anche per ricattare l’UE dal suo interno), al di là di quello che vuole realmente Bruxelles. Lo ha scritto ieri Germano Dottori su il Foglio: “Mentre la narrativa prevalente in occidente dipinge l’attuale leadership russa come dedita alla realizzazione di un disegno di restaurazione imperiale, la Russia si sente infatti attaccata da molteplici direzioni. E non senza qualche ragione. Il suo tentativo di riconciliazione con i vincitori della Guerra fredda è stato ricompensato da un doppio allargamento che ha portato Nato e Unione europea a poche centinaia di chilometri dalla propria capitale. Putin si sarà anche annesso la Crimea, ma nel 2014 ha perso il controllo di quasi tutta l’Ucraina e con questo anche la speranza di costruire con la Germania quella partnership strategica sulla quale contava per porre davvero in discussione gli attuali equilibri globali. Altro che riconquista del Baltico”
Messe di fronte al fatto compiuto le vili classi dirigenti europee, laddove non preventivamente comprate (considerato il flusso di denaro e favori proveniente d’oltre-atlantico), prima abbozzano e poi si piegano inesorabilmente.
Un piccolo esempio ci aiuterà a capire. Il recente referendum tenutosi in Olanda per far proseguire l’avvicinamento dell’Ucraina all’Europa è stato bocciato dai quei cittadini che non vogliono l’ingresso di Kiev nella famiglia comunitaria. Sul responso negativo hanno pesato l’abbattimento di un volo malese sul Donbass, durante il conflitto civile secessionista di quella regione dalla madrepatria, nel quale sono morti molti olandesi, e la paura di una ulteriore invasione d’immigrati da oriente. Prima delle consultazioni George Soros, finanziare americano, ha investito 700 mila euro per influenzare l’opinione pubblica dei Paesi Bassi sull’accordo di associazione Ue-Ucraina. L’ambasciata statunitense a L’Aja ha fatto altrettanto, rilanciando simili campagne propagandistiche sotto lo slogan “Uniti per l’Ucraina”. Vari gruppi sono stati sostenuti con fondi e assistenza tecnica per raggiungere l’obiettivo, compresi quelli parlamentari. Ma se lo fa Putin, peraltro su scala minore, è un delitto (e la canea giornalistica gli dà addosso chiamandolo Hitler) mentre se lo fa Obama chi è? Ghandi in persona? Se Marine Le Pen prende i soldi da Mosca viene sputtanata in mondovisione, invece, se incassano i deputati olandesi dagli yankee nessuno ha da ridire.
Sarebbe grandioso se l’Europa riuscisse a rintuzzare qualsiasi infiltrazione extracomunitaria e potesse scegliere, secondo i propri interessi, con chi stare e con chi no. Ma l’Europa è un postribolo a disposizione di Washington.
Sia chiaro, Soros per me non è il demonio, è uno sciacallo che fa fortune sulle rovine altrui e un “patriota” americano (peraltro, emigrato oltreoceano da qui) che fa il suo dovere per avvantaggiare il suo Paese. Soltanto che il suo Paese non è il mio, per questo lo combatto con tutte le mie forze. Ne avessimo in Italia di gente così in gamba. Invece, abbiamo lacchè e finti globalisti che si sentono cittadini del mondo a spese della propria nazione. Noi abbiamo Marchionne che “vuò fa’ l’ammeregano” col culo degli italiani, svendendoci sui mercati mondiali. E’ una bella differenza.
Infine, sono letteralmente stufo di tutti i settarismi e l’Europa è ormai all’apice dei suoi. Dipingere i russi come i cattivi della storia è un’ignominia. Questo è l’imperdonabile errore che commettono gli americani e i loro alleati. Il moralismo dei buoni contro i cattivi è l’insegna dell’ignoranza di chi pratica simili suddivisioni manichee con la coscienza sporca. Dipingere i nemici come mostri è sempre cosa sciocca e ingiusta. Chi definisce la Russia una dittatura governata da pazzi senza scrupoli è un demente. Contate pure i giornalisti e tutti gli altri esponenti del nostro circo mediatico che continuano a farlo. Imbecilli senza appello che si guadagnano ad ogni riga che scrivono e ad ogni intervento che fanno il titolo di COGLIONI. Sono tutti mentecatti di prima categoria ai quali bisognerebbe togliere la penna di mano e la parola di bocca, sostituendole con zappa e bavaglio. Disumanizzare l’antagonista (soprattutto quando è stato battuto) è un crimine imperdonabile. Chi lo fa meriterebbe la morte con torture atroci. Dice bene il nostro La Grassa, da ogni parte si combatte “secondo i soliti sentimenti umani, comuni a tutti” e si fanno i propri calcoli, “spesso meschini e miserabili”. La brutalità e la violenza sono tratti comuni della “maggioranza dei membri di tutte parti in lotta”. Noi ci rispecchiamo, con i nostri pregi e i nostri difetti, nei nostri nemici. Rispettandoli rispettiamo noi stessi, disprezzandoli ci disprezziamo. Il nemico va abbattuto, se si vuole primeggiare nella lotta. Per togliergli consenso si spaventerà il suo popolo, si stupreranno le sue donne, si uccideranno i suoi bambini, si massacreranno i vecchi e si scaveranno fosse comuni. Lo si braccherà brutalmente (lui farà altrettanto) finché chi sopravvive non si sarà arreso e avrà deposto le armi. Da entrambi le parti ci si macchierà di delitti atroci e di gesta altrettanto scorrette ed indicibili. Dopo ci si vendicherà ancora un po’ finché l’odio non sarà sopito. Oggi vanno invece di moda le richieste di scuse per i genocidi. Chi li ha subiti piagnucola, chi li ha commessi nega. Presunte vittime e presunti carnefici si fanno i dispetti per motivi niente affatto nobili che attengono ai loro comodi presenti piuttosto che al passato, del quale non frega niente a nessuno. Parce supulto.
Però chi, a cose fatte, ricorderà unicamente le stragi altrui giustificando le proprie (o persino glorificandole, come fanno gli americani che sono veramente senza pudore sotto questo profilo) sarà da chiamarsi infame, verme e miserabile senza scuse. Ciò ai miei occhi riscatta pure nazisti e fascisti, anzi sono proprio quelli che li rendono alieni all’umanità, attribuendogli qualsiasi nefandezza, a riabilitarli coi loro giudizi unilaterali e parziali.
Chi si comporta in tal modo avrà pur vinto la guerra (o sarà salito sul carro del trionfatore) ma avrà perso l’onore. Ancora La Grassa: “L’importante è sapere che chi ci è contro è esattamente simile a noi nei sentimenti provati; e può essere una “brava persona” o una “carogna”, con eguali proporzioni in entrambi i fronti di lotta. E quando si vince, è ignobile il vincitore che altera completamente la storia e rende il perdente una sorta di “alieno”. Fra l’altro, la mancanza totale di obiettività porterà danni anche alla parte vincente; per il semplice motivo che in essa prevarranno allora i peggiori, quelli che di fatto si sono schierati per mero opportunismo. Questo è proprio l’esempio storico dell’antifascismo italiano. Alla fine hanno prevalso i miserabili, quelli peggiori dei perdenti, quelli che ci hanno asservito ai falsi liberatori, agli Stati Uniti”.