EGREGIO SIGNOR ROSSI

Chissà perché il livello di successo e di intelligenza delle persone è sempre proporzionalmente inverso al loro grado di coscienza e di moralità. Se il primo tocca vette elevate il secondo finisce inevitabilmente sottoterra fino a scomparire dalla vista del mondo. Invece, nulla si crea, nulla si distrugge e tutto si trasforma in menzogna nelle bocche di questi imbonitori che sono sempre impastate di consigli e di buoni propositi per il prossimo, soprattutto quando i giudizi non devono regolare la propria condotta ma quella altrui. E’ vero che, contrariamente all’assunto dal quale siamo partiti,  si può verificare che uomini con un alto grado di onestà siano anche intelligenti ma ciò non inficia  la validità di  questa  legge sociale universale manifestantesi quotidianamente nelle alte sfere del potere. Facciamo un piccolo esempio. Sabato scorso, Guido Rossi, avvocato di fama e principe del foro ha rilasciato un’intervista a La Repubblica con la quale si è premurato di denunciare le potenti lobbies schierate dietro Letizia Moratti a Milano. Nessuna sorpresa per noi perché è quello che stiamo scrivendo da qualche giorno, ma il fatto che a lanciare quest’invettiva sia stato il dio lobbistico delle sacre scritture contabili, il santone con l’indice di borsa puntato sugli speculatori politicamente non affini, la dice lunga sul pudore di certi cattivi profeti col vezzo per gli  affari e la presunzione di poter scacciare dal tempio i mercanti corrotti che sono tali perchè non accettano la sua divina consulenza. Guido Rossi, ha detto qualcuno, rappresenta egli stesso una gigantesca lobby ed è stato l’eminenza grigia che ha guidato operazioni “che contano da trent’anni a questa parte: da Telecom agli swap della Fiat, vere e proprie acrobazie giuridiche che, con lo stesso metro riservato ad altri sarebbero state oggetto di scandalo, diventavano (anche e soprattutto per le autorità di controllo e per i tribunali) regolari e perfette” (Claudio Borghi su Il Giornale). Guido Rossi fu lo stesso leguleio che ai tempi dei capitani coraggiosi definì Palazzo Chigi, divenuto dimora presidenziale di un altro moralizzatore col culo degli altri, Massimo D’Alema, l'unica merchant-bank che non parla inglese. Sua è anche la definizione che segue, rilasciata all’epoca della disputa tra Tronchetti Provera e il Governo Prodi sulle sorti della Telecom: “…E un paese che soffre di una così grave mancanza di regole naturalmente è il terreno ideale per chi vuole approfittarne, per chi pensa a portar via più soldi che può. Invece del fare, c'è l'arraffare. Questa sembra la Chicago degli anni Venti, sembra il capitalismo selvaggio dei Baroni Ladri nell'America del primo Novecento”.  Insomma, il sig. Rossi vede sempre tutto abbastanza chiaro perché si trova al centro delle trame del capitalismo italiano ma pontifica come se lui frequentasse il convento delle dame di San Vincenzo e non il Sancta Sanctorum della finanza nostrana. Infine, da questo arrivista già arrivato non potevamo non aspettarci un undicesimo comandamento per una vita più saggia e morigerata: “l’ambizione sfrenata è uno dei limiti peggiori che spingono alla deriva della acriticità e della cattiva politica”. Si vede che nella testa di costui i buoni cristiani coincidono necessariamente con gli stupidi e con gli idioti, altrimenti non troverebbe il coraggio per dire siffatte amenità. Che Dio li fulmini tutti e li riduca in cenere come i loro derivati!