GLI IMBROGLIONI CON L’INSOLAZIONE

Gli allarmisti del riscaldamento globale e gli illusi delle energie rinnovabili, sempre pronti ad esaltare le fonti naturali (di LORO GUADAGNO), senza disporre però di fonti scientifiche attendibili a riscontro delle loro inossidabili fandonie, si mettano l’anima in pace. Questa che stiamo vivendo non sarà la loro epoca aurea, benché finora siano riusciti a farsi ricoprire d’oro con i quattrini sottratti dalle nostre bollette o con quelli spillati dalle tasche dei contribuenti,  intercettando preziosi sovvenzionamenti pubblici, PURTROPPO distratti da investimenti profittevoli e da ricerche all’avanguardia in quegli ambiti energetici assolutamente determinanti (come il nucleare). Costoro, col pretesto di un mondo pulito ci stanno ripulendo il portafoglio e il cervello, propagando un’assurda ideologia ecologistica che se non è un inganno bello e buono è, quanto meno, una deleteria utopia che ci porterà fuori rotta,  lontano dagli affari strategici veramente vantaggiosi ed importanti, con i quali si stanno confrontando e scontrando i nostri concorrenti esteri.
I giornali nazionali hanno dato la notizia che l’Italia ha superato la Germania nella potenza installata di energia solare. Ma c’è poco da rallegrassi perché ciò non significa che potremo, a breve raggio, rinunciare a carbone, petrolio e gas per i nostri fabbisogni o che riusciremo ad alimentare le nostre fabbriche in maniera non inquinante, come ripetono, senza saperne niente, i figli del vento allucinati dal sole. Questo vuol dire unicamente che continueremo a buttare soldi dalla finestra per retribuire quelle compagnie partecipate dai gruppi finanziari più parassitari e ammanicati ai settori più retrivi dello Stato, le quali riversano la loro energia nella rete elettrica nazionale, facendocela pagare a caro prezzo e senza alcun miglioramento nelle prestazioni. Peraltro, noi italiani siamo solo importatori di questa tecnologia che viene sviluppata da cinesi e tedeschi, i quali si saranno pure fatti oltrepassare nello scempio dei campi coltivati a pannelli e mulini ma non si fanno sicuramente scavalcare nelle industrie che realizzano quei componenti avanzati. Ribadiamo, pertanto, che quelle dell’eolico e del solare sono soltanto favole senza lieto fine che presto ci costringeranno  a fare i conti con la dura realtà geopolitica dei nostri giorni. Questi comparti sono già falliti anche se nessuno vuole ammetterlo e non bastano gli esempi più eclatanti come Solyndra negli Usa, (impresa della green economy tanto cara a quel raccontaballe di Obama, nella quale gli statunitensi hanno bruciato miliardi di dollari prima di farla deragliare definitivamente), per portare ad un ripensamento tutti gli imbecilli con l’insolazione di casa nostra.
Tuttavia, ribadiamo, che le cose andranno diversamente rispetto a quanto riferiscono gli urlatori al vento e i sudditi del Re Sole. Il mondo è in guerra per conquistarsi i posti soleggiati dell’era geo-energetica che non hanno nulla a che vedere con il solare. Le dispute sulle risorse vitali, come ha scritto M. T. Klare su La Stampa di ieri, domineranno le questioni internazionali per i prossimi decenni ed i fronti caldi si moltiplicheranno e si infiammeranno ad ogni scoperta di nuovi giacimenti. Anzi, i conflitti maggiori saranno alimentati  proprio dalle diatribe sul petrolio e sul gas, coinvolgendo le vie di comunicazione dove transitano dette materie prime. In particolare, Klare individua quattro aree a forte rischio bellico per la loro collocazione al centro delle rivalità energetiche planetarie: lo Stretto di Hormuz, i mari cinesi, il mar Caspio e l’Artico. Dice Klare: “Nella nuova era geo-energetica il controllo delle fonti di energia e il loro trasporto ai mercati sarà al centro delle crisi globali”. E noi siamo perfettamente d’accordo con le sue affermazioni. Dunque, se il greggio fosse davvero in esaurimento, come ci raccontano i catastrofisti “avventati” e “soli-dificati” nei neuroni, insieme ai loro sponsor multinazionali ecocretini, a cosa servirebbe tutto questo spiegamento di forze e di mezzi per dominare pozzi vuoti e zone apparentemente desertiche? I santoni dell’ambientalismo hanno il compito di prenderci per il naso, narrandoci delle virtù di sole e vento, fino a quando non arriveranno gli eserciti a tenerci definitivamente per le pal(l)e ed a derubarci con la prepotenza di tutto quello che non abbiamo saputo far fruttare. Non è questa la fase storica adatta alla tintarella e alle carezze della brezza.