Gli scienziati peggio dei no vax

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Quando gli scienziati prendono la parola in politica riescono a profferire banalità sesquipedali. Ovviamente, esistono delle eccezioni. Tuttavia, uno scienziato che crede di poter liquidare le ragioni storiche e geopolitiche, con un moralismo irenico da quattro soldi, non è meno cialtrone o illuso di un no vax che crede di potersi curare con i palliativi omeopatici. Costoro, per esempio, non combattono il cancro con le utopie ma pretendono che le degenerazioni umane, a livello sociale, vengano affrontate con i pannicelli caldi.
La pace è la pasticca miracolosa dello scienziato, la vitamina consolatoria che salverà il mondo dalla cattiveria dei dittatori e degli aggressori.
Centinaia di anni di studi sociali e strategici, nonché psicologici, a cui hanno contribuito fior di cervelli e di intelletti sopraffini, vengono annichiliti dall’ingenuità dello scienziato che scrive la sua bella letterina contro tutti i conflitti, col candore di un extraterrestre che osserva la terra da lontano.
Prendo spunto dalla missiva scritta da alcuni scienziati russi (ma è solo un pretesto, l’inveterata abitudine di firmare appelli non conosce confini) nella quale si dice:

“Noi, scienziati e giornalisti scientifici russi, eleviamo una forte protesta contro le ostilità lanciate dalle forze armate del nostro paese sul territorio dell’Ucraina. Questo passo fatale porta a enormi perdite umane e mina le basi del sistema consolidato di sicurezza internazionale. La responsabilità di aver scatenato una nuova guerra in Europa spetta interamente alla Russia. Non c’è una giustificazione razionale per questa guerra. I tentativi di usare la situazione nel Donbas come pretesto per lanciare un’operazione militare non hanno alcuna credibilità. E’ chiaro che l’Ucraina non rappresenta una minaccia per la sicurezza del nostro paese. La guerra contro di essa è ingiusta e francamente insensata. L’Ucraina è stata e rimane un paese a noi vicino. Molti di noi hanno parenti, amici e colleghi scienziati che vivono in Ucraina. I nostri padri, nonni e bisnonni hanno combattuto insieme contro il nazismo. Scatenare una guerra nel nome delle ambizioni geopolitiche dei vertici della Federazione russa, spinti da dubbie fantasie storiografiche, è un cinico tradimento della loro memoria. Rispettiamo lo stato ucraino, che si basa su istituzioni democratiche realmente funzionanti. Trattiamo la scelta europea dei nostri vicini con comprensione. Siamo convinti che tutti i problemi nelle relazioni tra i nostri paesi possano essere risolti pacificamente. Dopo aver scatenato la guerra, la Russia si è condannata all’isolamento internazionale, alla posizione di paese paria. Ciò significa che noi scienziati non saremo più in grado di svolgere normalmente il nostro lavoro: del resto, condurre ricerca scientifica è impensabile senza la piena collaborazione con i colleghi di altri paesi.
L’isolamento della Russia dal mondo significa un ulteriore degrado culturale e tecnologico del nostro paese in totale assenza di prospettive positive. La guerra con l’Ucraina è un passo verso il nulla. Siamo amareggiati nel renderci conto che il nostro paese, insieme ad altre repubbliche dell’ex Unione sovietica, che hanno dato un contributo decisivo alla vittoria sul nazismo, è ora diventato l’istigatore di una nuova guerra nel continente europeo. Chiediamo l’arresto immediato di tutte le operazioni militari dirette contro l’Ucraina. Chiediamo il rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale dello stato ucraino. Chiediamo pace per i nostri paesi”.

Dove vivono e dove hanno vissuto finora queste anime belle? Molti risiedono fuori dalla Russia ma ci sono anche insigni studiosi che lavorano attualmente in quel Paese. Dicono che “La responsabilità di aver scatenato una nuova guerra in Europa spetta interamente alla Russia” dimenticandosi le umiliazioni imposte a Mosca dalla caduta dell’URSS sino a oggi. Scordandosi le guerre scatenate in Europa negli anni ’90 da Washington e dai suoi alleati, sia direttamente, sia soffiando sul fuoco delle divisioni etniche.
La Nato, nata per difendersi dal “pericolo” dell’asse comunista, si è spinta sino all’uscio di uno Stato che ha smesso di essere sovietico nel 1991.
La Nato, pur non esistendo più il patto di Varsavia, esiste come prima e più di prima, non ha lasciato ma ha raddoppiato, avendo fagocitato anche molti ex nemici dell’est. La Nato non è una ecumene di santi ma una alleanza militare egemonizzata da un solo Stato, quello americano, campione di guerre, ad alta e bassa intensità, per mare, per cielo, per terra e per spazio. I grandi testoni affermano inoltre che “la situazione nel Donbas” è un “pretesto per lanciare un’operazione”. Un no vax in preda ai riti sciamanici non si sarebbe mai ridotto a un tale negazionismo della realtà. Otto anni di conflitto, con l’umiliazione della popolazione civile e migliaia di morti ammazzati non possono essere solo un pretesto. È molto più di questo, anche se non tanto di questo si tratta. Qui vogliamo essere scientificamente politici e non intendiamo cadere nello stesso errore dei nostri cari illuminati. Fortunatamente, ci assiste la fortuna di aver avuto Machiavelli tra i nostri avi. La Russia ha la forza e, dunque, la possibilità di difendersi dall’espansionismo occidentale. Lo farà perché questa è la Storia. Ha arretrato fino a ieri perdendo gran parte della sua sfera d’influenza. In verità, non perdendo, per caso o per strada, ma attraverso aggressioni più o meno dirette, violenze, soprusi, minacce, infiltrazioni estere, colpi di mano, ecc. ecc. Il processo storico è questo e non si ferma di fronte a nulla, il cane che affoga viene bastonato da più parti senza nessuna pietà. Nemmeno ci interessa il compatimento del resto. Chi può si salvi. L’America è quella che è, nei suoi splendori e nelle sue miserie, si è sentita nazione eletta, ha preso la sua strada, tra slanci e cumuli di cadaveri, narrando le sue mirabili gesta e minimizzando i suoi torti. Però è chiaro che ci sono sia gli uni che gli altri. Innegabile. Ma Oggi la musica è cambiata e la Russia (come la Cina) si riaffaccia sul palcoscenico mondiale per affermare i suoi progetti che costano vite e tante altre ne innalzano. Non è l’ambizione geopolitica che fa impazzire i presidenti (più folli mi paiono quelli che negano l’evidenza, come i suddetti scienziati) ma la stessa vita collettiva che è indomabile e multiforme conflitto, spinta per emergere, per primeggiare, non solo a livello sociale ma anche biologico. La vita si nutre di vita, dice il nostro Gianfranco la Grassa.
La guerra è atroce ma è pur sempre esperienza umana e non è vero, come ho letto recentemente, che anche gli animali fanno la guerra, come gli scimpanzé dell’etologa Jane Goodall. Non si possono confondere gli istinti animaleschi con la capacità strategica degli uomini. La guerra non è una imboscata ma un modo estremo e tuttavia limitato per impedire che certe questioni sociali incancreniscano lentamente e perdurantemente. Ciò sarebbe ancora più ferale. Dopo le guerre, infatti, le società sono sempre rifiorite, qualcuna è anche sparita ma su questo noi occidentali ne sappiamo molto più dei russi.