I parrocchiani della geopolitica.

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Un gruppo che si fa chiamare Centro Studi Machiavelli pubblica un articolo dal titolo “Lenin fu un dittatore sanguinario. Come e più di Mussolini”. Al di là di certe interpretazioni storiche degli eventi, grossolane e puerili, si tratta di un pezzo di totale antimachiavellismo che dovrebbe convincere immediatamente gli animatori di questo soi-disant pensatoio (strano che si autodefiniscano Think Tank pur dichiarandosi per la sovranità nazionale) a cambiare ragione sociale.
Potremmo classificare la lettura dei fatti e delle situazioni che viene data nel testo come mera propaganda politica, per giunta scadentissima. Ma siamo molto sotto anche a questi bassi istinti di condizionamento per il popolino. Ci troviamo, invece, nel campo del bieco moralismo e dell’antiscienza politica, insomma tutto il contrario della “teoria” machiavelliana alla quale questa improvvisata scuola sostiene di richiamarsi. Machiavelli era uno scienziato a tutto tondo, direi l’iniziatore della scienza politica modernamente intesa. Come detto non scenderò al livello di rozzezza delle opinioni dell’autore ma farò presente che, direbbe Machiavelli, si devono commettere proprio quegli atti necessari allo scopo per ottenere quello che si vuole. Come ho già scritto altrove, Machiavelli non ha mai pronunciato la frase “il fine giustifica i mezzi” ma qualcosa di molto più realistico e meno volgare. Chi ha scritto l’articolo in argomento sembra non sapere nulla del fiorentino per cui non scendo nemmeno nei particolari perché parlerei a vuoto.
Piuttosto andiamo dritti al sodo, riproducendo un brano che forse riassume meglio di altri, anche più citati, l’antimoralismo del nostro e il suo spirito scientifico.

“Spogliateci tutti ignudi: voi ci vedrete simili; rivestite noi delle veste loro ed eglino delle nostre: noi senza dubio nobili ed eglino ignobili parranno; perché solo la povertà e le ricchezze ci disagua­ gliano. Duolmi bene che io sento come molti di voi delle cose fatte, per conscienza, si pentono, e delle nuove si vogliono astenere; e certa­ mente, se gli è vero, voi non siete quelli uomini che io credevo che voi fusse; perché né conscienza né infamia vi debbono sbigottire; per­ ché coloro che vincono, in qualunque modo vincono, mai non ne ri­ portano vergogna. E della conscienza noi non dobbiamo tenere conto; perché dove è, come è in noi, la paura della fame e delle carcere, non può né debbe quella dello inferno capere. Ma se voi noterete il modo del procedere degli uomini, vedrete tutti quelli che a ricchezze grandi e a grande potenza pervengono, o con frode o con forza esservi perve­ nuti; e quelle cose, di poi, ch’egli hanno o con inganno o con violenza usurpate, per celare la bruttezza dello acquisto, quello sotto falso ti­ tolo di guadagno adonestano. E quelli i quali, o per poca prudenza o per troppa sciocchezza, fuggono questi modi, nella servitu sempre e nella povertà affogono; perché i fedeli servi sempre sono servi, e gli uomini buoni sempre sono poveri; né mai escono di serviru se non gli infedeli e audaci, e di povertà se non i rapaci e frodolenti. Perché Iddio e la natura ha posto tutte le fortune degli uomini loro in mezzo; le quali piu alle rapine che alla industria, e alle cattive che alle buoni arti sono esposte: di qui nasce che gli uomini mangiono l’uno l’altro, e vanne sempre col peggio chi può meno. Debbesi adun­que usare la forza quando ce ne è data occasione”. (Da Istorie fiorentine)

Ho scelto questo passaggio perché rappresenta bene quanto fatto dai Bolscevichi – figli della povertà atavica e di una decadenza storica ormai irreversibile – per spazzare via lo zarismo, provenienti dalle secolari fila dei servi e degli umiliati del regime. I bolscevichi hanno messo in pratica la lezione di Machiavelli ed è bizzarro che siano attaccati da un presunto centro Machiavelli per essere stati machiavelliani, prima, durante e dopo la presa del potere.
Non tutti i capi bolscevichi erano figli di contadini. Lenin non lo era, per esempio, ma rappresentava uno di quegli individui emancipatisi dalla propria origine, quelli di cui parla Marx, i soggetti che si distaccano dal proprio ceto di provenienza per scrivere e iscriversi a un diverso destino.
Lenin e soci, e poi anche Stalin, hanno fatto esattamente quello che dovevano per preservarsi al potere e all’apice dello Stato. Non neghiamo certi crimini ma neghiamo che questi ultimi siano evitabili. Non è mai successo. Vale anche per Mussolini e tanti altri. A chi può venire in mente di giudicarli per le sanguinolente decisioni? Solo a coloro che nascondono i propri delitti pur avendone commessi a iosa. Sono gli ipocriti i veri disprezzabili perché Lenin e Mussolini avevano di fronte criminali (se proprio dobbiamo usare termini impropri) anche peggiori di loro.
Quindi affermare che “in definitiva, chi oggi difende Lenin o esibisce un’ignoranza abissale, o è un apologeta di crimini atroci e vasti e, come tale, andrebbe trattato”, certifica un solo fatto: a parlare non è la Golpe e nemmeno il Lione, forse l’Asino, per stare a Machiavelli, ma nemmeno di ciò sarei sicuro.