Il dubbio della lode

virus-cdc
I recenti avvenimenti pandemici sono diventati teatro di fenomeni contrapposti ma ugualmente spiacevoli. Da un lato, gli esperti che si sono contraddetti a vicenda su un problema emergente, tuttavia, si possono comprendere certe difficoltà iniziali in quanto, appunto, si trattava di confrontarsi con un evento pressoché sconosciuto, dall’altro, invece, si è ampliato quel sottobosco di speculatori sciamanici (omeopati, naturopati, ecc. ecc., in verità una massa di cialtroni alla quale si è unito anche un nugolo di medici radiati o, sulla carta, meno incompetenti) che, more solito ha approfittato delle incertezze della scienza per spargere fandonie di ogni tipo tra la gente spaventata, sino al punto di negare la pericolosità di ciò che stava succedendo. Mentre la medicina cercava un vaccino per uscire dall’impasse, i santoni avevano già la soluzione a tutto, che poi è quella proposta da sempre, grazie a vitamine, regimi alimentari salutari, farmaci inventati per altre patologie, i quali avrebbero dovuto funzionare anche per questa di cui nulla si sapeva ed altre amenità del genere.
Non intendo mescolare qui il discorso puramente scientifico con quello politico, benché sia chiaro che la vanità di alcuni scienziati, più affamati di fama che di conoscenza, ha finito per prevalere sulla “vera” scienza e per decadere sulla falsa politica, la quale aveva tutto l’interesse, per coprire le sue sempiterne inefficienze e deficienze, a perpetrare un clima di panico generalizzato. Detto ciò, sono rimasto di stucco quando molti dei miei contatti hanno cominciato a tirar fuori i loro dubbi sui vaccini e la scienza in generale (la scienzah) opponendo a conoscenze certificate la “lode del dubbio”. Qualcuno ha equivocato l’importanza del dubitare. Dobbiamo dubitare di alcuni dubbi. Possiamo dubitare della scienza sino alle sue profonde radici mettendo in discussione anche le sue basi? Si potrebbe anche fare ma questo non è un metodo saggio di ragionare. Anzi è del tutto irrazionale. Che alternativa abbiamo alla scienza? Nessuna al momento. Si deve dubitare nella scienza, non della scienza. Dubitare nella scienza significa dare al dubbio quel rigore scientifico che fa avanzare le nostre conoscenze. In giro ho visto invece tanti “dubitabondi” conviti che il dubbio sia solo un grimaldello per scardinare anche quel poco che sappiamo sul mondo e che abbiamo strappato alla natura con tanta fatica. Dubitare è una cosa seria e col dubbio non si scherza. Se dubitare deve diventare una scusa per mandare il cervello all’ammasso non si sta dubitando ma si sta evacuando. Meglio chiarirsi sul dubbio che merita la lode, perché non tutti i dubbi sono tali anche se si presentano in camice bianco (o è una camicia di forza?).
“Il discorso scientifico si distingue dagli altri tipi di discorso perché è animato da una costante esigenza di rigore, aggiungendo però che questa esigenza è essenzialmente critica, cioè che non pretende mai di pervenire a una conclusione definitiva assoluta, non ulteriormente approfondibile. Si tratta di una esigenza critica che non va confusa con una posizione scettica, perché ammette l’esistenza di un «altro da noi» che noi possiamo e dobbiamo conoscere, sia pure di una conoscenza relativa…
La scienza è caratterizzata da una tenace esigenza di rigore critico, ove l’attributo «critico›› sta a indicare che lo scienziato serio non si illude mai di poter raggiungere un rigore perfetto, assoluto, immodificabile. ln altri termini: eglí tende a conseguire il massimo rigore che gli è consentito dagli strumenti teorici e pratici di cui la comunità scientifica dispone in quel momento…
Si tratta di una esigenza alla quale [chi scrive] attribuisce la massima importanza, tanto da sostenere che essa caratterizza la nozione stessa di razionalità, e quindi va tenuta presente non solo nelle discipline tradizionalmente ritenute scientifiche ma anche nelle ricerche riguardanti i problemi in largo senso etici… Trattare razionalmente questi problemi significa, discuterli senza pregiudizi, evitando nel modo più scrupoloso ogni appello esplicito o implicito a certezze assolute.
Ma questo tipo di indagine razionale non rischia di condurci a conclusioni scettiche, estremamente pericolose proprio nel campo etico politico?
La risposta è che qui ci troviamo di fronte a un pericolo analogo a quello in cui ci siamo imbattuti quando abbiamo sostenuto, con la più avanzata epistemologia contemporanea, la non assolutezza delle conquiste della scienza. Eppure non si può fare a meno di ammettere questa non assolutezza, sempre che si voglia mantenere distinta la scienza dalla teologia e dalla metafisica…”L. Geymonat