Il prossimo Presidente brasiliano dovrà concentrarsi sull’economia

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[Traduzione di Redazione da: Brazil’s Next President Will Have to Focus on the Economy | Stratfor]

Riassunto

I Brasiliani che vanno alle urne il 5 ottobre per votare un nuovo presidente sceglieranno tra il presidente in carica Dilma Rousseff del Partito dei Lavoratori, la sfidante Marina Silva del Partito Socialista del Brasile e Aecio Neves del Partito Socialdemocratico Brasiliano. Anche se i candidati hanno basi ideologiche diferenti, le realtà strutturali consolidate che hanno frenato lo sviluppo economico del paese influenzeranno in modo significativo le decisioni politiche del prossimo presidente, soprattutto su come invertire il rallentamento economico del Brasile.

Analisi

Dopo una lunga campagna presidenziale, l’elezione brasiliana si è ristretta a una gara tra Rousseff e Silva, che ha sostituito Eduardo Campos come candidato del Partito Socialista dopo la sua morte in un incidente aereo il 13 agosto. Silva è cresciuta nei sondaggi in agosto fino ad arrivare praticamente alla pari con Rousseff. Quest’ultima ha ripreso l’iniziativa nelle ultime settimane, anche se i nuovi sondaggi suggeriscono che il ballottaggio tra Rousseff contro Silva sia probabile.

Indipendentemente da quale candidato vincerà le elezioni, il prossimo presidente brasiliano dovrà fare i conti con una serie di vincoli strutturali che frenano l’economia nazionale. Il nuovo governo dovrà affrontare il difficile compito di stimolare la crescita economica e tagliare la spesa pubblica, pur mantenendo elevati livelli di spesa sociale e tassi di inflazione relativamente bassi, iniziative che sono state alla base del sostegno politico al Partito dei Lavoratori al governo in questi ultimi anni. Il Brasile cercherà di raggiungere questo obiettivo mettendo in atto misure a breve termine come la riduzione dei tassi di interesse, il taglio della spesa pubblica e l’aumento del prezzo dei carburanti e dell’energia elettrica. Il paese cercherà anche di espandersi sui mercati esteri nei prossimi anni. Nonostante i limiti intrinseci che ne ostacolano la crescita economica, tuttavia, il Brasile non abbandonerà il quadro del Mercato Comune del Sud, meglio conosciuto come Mercosur.

Le recenti lotte economiche del Brasile

Il rallentamento economico in Brasile è parte di una tendenza in costante peggioramento da diversi anni, in gran parte causata dalla caduta dei livelli di esportazione delle materie prime. La banca centrale brasiliana prevede che l’economia crescerà dello 0,7 per cento nel 2014, il più basso tasso di crescita annuo dal 2009. Nonostante il calo della domanda estera, il Brasile continuerà a dipendere dalle esportazioni di materie prime come fattore primario per la crescita economica, per ora.

Dopo l’inizio della crisi finanziaria globale, la domanda cinese di materie prime ha evitato al Brasile di dover fare affidamento sul suo settore manifatturiero sempre meno competitivo come fonte di reddito. In effetti, la Cina è stata destinataria del 23,6 per cento dei 226 miliardi dollari di esportazioni brasiliane nel 2013. Di tale importo, circa l’83 per cento è costituito da materie prime, tra cui soia, minerali di ferro e olio. Questa strategia ha aiutato la continua crescita economica del Brasile subito dopo la recessione ma lo ha lasciato vulnerabile alle fluttuazioni della domanda.

Dal 2011, tuttavia, il tasso delle importazioni cinesi dal Brasile è diminuito, probabilmente a causa del calo della domanda di alcuni prodotti in Cina. Le esportazioni di soia, minerali di ferro e petrolio verso la Cina sono aumentate di soli 1,5 miliardi dollari dal 2011 al 2013. Le esportazioni brasiliane nei primi otto mesi dell’anno sono diminuite di quasi 2 miliardi di dollari rispetto al 2013 e continueranno a rallentare nel 2014.

L’indebolimento della base manifatturiera brasiliana continuerà a esacerbare l’impatto del rallentamento delle esportazioni di materie prime. Il comparto manifatturiero rappresenta da decenni una parte sempre più piccola del prodotto interno lordo del Brasile. Nel 2012, i prodotti manifatturieri ammontavano a circa il 13 per cento del PIL complessivo del Brasile, rispetto a circa il 17 per cento di 20 anni prima, e ora costituiscono circa il 36 per cento del totale delle esportazioni, in calo da quasi il 50 per cento di dieci anni fa. Le barriere commerciali del Mercosur, la concorrenza diretta dalla Cina e le difficoltà dovute alla natura del suo territorio e alle sue dimensioni geografiche impediscono al Brasile qualunque crescita significativa della produzione manifatturiera brasiliana. Tutti questi fattori hanno reso le merci brasiliane costose da produrre e molto poco competitive in patria come all’estero.

Il trasporto è forse il vincolo sull’economia nazionale brasiliana che può essere affrontato subito. Poco più del 50 per cento delle merci in Brasile è attualmente trasportato attraverso reti stradali. Le grandi distanze interne al paese, le limitate infrastrutture che collegano i fiumi ai centri di produzione e una geografia del terreno difficile hanno reso per decenni una significativa espansione di forme alternative di trasporto altamente costosa o impraticabile. Il governo sta cercando di affrontare i problemi del trasporto, con un programma di miglioramento delle infrastrutture finalizzato alla costruzione di nuove ferrovie, strade e aeroporti per ridurre i colli di bottiglia. Il governo federale bandirà probabilmente la gara per i primi contratti di costruzione della rete ferroviaria di questo programma il prossimo anno e continuerà la costruzione di strade già in corso.

I limiti del Mercosur per il Brasile

Nessuna delle barriere che ostacolano la crescita economica del Brasile può essere rimossa a breve termine. Gli impedimenti strutturali del blocco commerciale Mercosur continueranno a ostacolare il tentativo del Brasile di approdare su nuovi mercati esteri. L’Argentina, la seconda potenza economica del Mercosur, ha bisogno di protezionismo istituzionale per difendere la propria industria nazionale, cosa che danneggia le esportazioni brasiliane.

Allo stesso tempo, le regole del blocco Mercosur limitano la capacità del Brasile di firmare accordi commerciali con l’estero potenzialmente lucrativi. Secondo lo statuto dell’organizzazione, i nuovi accordi commerciali devono essere approvati all’unanimità, e la resistenza dell’Argentina ha già ritardato un potenziale accordo di libero scambio tra il Brasile e l’Unione europea di diversi anni. Dato il peggioramento delle sue difficoltà economiche, è improbabile che l’Argentina accetti un qualunque tipo di concorrenza alle sue industrie nazionali, ne ora ne in futuro.

La continua intransigenza argentina potrebbe costringere il prossimo presidente del Brasile a chiedere modifiche al Mercosur, qualcosa che a sua volta porterebbe Brasilia a modificare in modo significativo il suo rapporto politico con quello che è stato il blocco commerciale dominante in Sud America per decenni. Nei prossimi anni, il Brasile cercherà probabilmente cercare di stringere accordi in mercati regionali più piccoli come il Perù e Venezuela, e potrebbe continuare a fare pressione sull’Argentina affinché accetti un accordo commerciale del Mercosur con l’Unione europea.

Nel frattempo, c’è poco che il Brasile possa fare a breve termine per limitare la concorrenza della Cina nel mercato interno. Anche con le attuali barriere commerciali, grazie ai prezzi competitivi le esportazioni cinesi in Brasile sono aumentate di circa dieci volte tra il 2004 e il 2013 arrivando a 37,3 miliardi dollari spiazzando progressivamente i produttori brasiliani.

L’inflazione

Limitare l’inflazione per evitare disordini sociali è stata una priorità assoluta per tutti i presidenti che si sono succeduti a partire dai primi anni 1990 e continuerà ad essere una priorità del prossimo presidente.

Dall’inizio degli anni ’90, il governo brasiliano ha seguito una strategia macroeconomica conosciuta come “il piano reale” sviluppando una crescita economica modesta e limitando contestualmente l’inflazione.

Sebbene l’inflazione in Brasile sia stata relativamente bassa per un decennio, è probabile che nel 2014 si avvicini al limite annuale del 6,5 per cento stabilito dalla banca centrale. I bollettini economici indicano che il Brasile può tentare di stimolare la propria economia allentando le restrizioni creditizie e riducendo i tassi di interesse. Queste mosse, insieme a iniziative per incrementare le entrate del governo, tra cui l’aumento del prezzo di carburanti ed energia elettrica, potrebbero stimolare l’inflazione. Permettere all’inflazione di salire troppo bruscamente, tuttavia, rischia di aumentare l’instabilità politica.

A causa del calo delle entrate statali, è probabile anche un taglio della spesa pubblica il prossimo anno. Il ministro delle Finanze Guido Mantega ha detto che una manovra finanziaria correttiva simile a quanto fatto nel 2011 potrebbe essere effettuata nel 2015. Eventuali tagli alla spesa pubblica punteranno probabilmente a rivedere la maggior parte della spesa sociale (circa il 14,4 per cento del PIL nel 2010), una delle principali fonti di il sostegno pubblico per il Partito dei Lavoratori, ma una voce di spesa notevole per il governo nazionale.

Il prossimo presidente brasiliano continuerà ad affrontare le sfide che hanno caratterizzato il Brasile degli ultimi decenni, ma lo farà sotto il peso di aspettative crescenti da parte dei brasiliani. Il governo dovrà necessariamente effettuare delle manovre economiche nei prossimi anni, e tali misure potrebbero aumentare il rischio di disordini sociali. Il Brasile ha visto diffuse manifestazioni nel giugno del 2013, molte dei quali sono state provocate dal malcontento montante per l’aumento del costo della vita e la corruzione politica. Con decisioni sempre più difficili all’orizzonte, il prossimo presidente dovrà probabilmente affrontare il difficile compito di mettere in atto manovre economiche volte a migliorare l’economia senza alienarsi il consenso degli elettori.