In Olanda sfide alla futura integrazione europea

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[Traduzione di Alfredo Musto da: In the Netherlands, Challenges to Future EU Integration | Stratfor]

Sommario

La campagna di un gruppo olandese per un referendum sul rapporto dei Paesi Bassi con l’Unione Europea mette in evidenza il disagio nei paesi centrali europei sul processo di integrazione nell’Unione. L’euroscetticismo non è nuovo nei Paesi Bassi, ma l’inasprirsi della crisi nazionale così come la crescente supervisione da parte di Bruxelles probabilmente lo esacerberanno. L’Olanda è un paese dipendente dal commercio con il centro d’Europa, il che significa che il governo olandese ha da bilanciare l’opposizione alla politica d’integrazione con l’interesse strategico del Paese nell’integrazione economica europea in corso.

Analisi

Il 26 marzo un gruppo chiamato Citizens’Forum ha presentato una petizione che porta più di 56.000 firme – molto più delle 40.000 necessarie – al parlamento olandese, chiedendo un referendum relativo alla partecipazione dell’Olanda agli sforzi di integrazione politica tra i paesi UE. Dopo che una commissione parlamentare abbia confermato la validità delle firme, la camera bassa del parlamento deve decidere se il referendum debba essere ammesso o meno.

Euroscettici

Citizens’ Forum, un gruppo di circa una dozzina di cittadini, molti dei quali nel mondo accademico, ha lanciato la propria campagna nelle settimane dopo che il primo ministro britannico David Cameron ha annunciato a gennaio che avrebbe organizzato un referendum dopo le elezioni nel 2015 sul rapporto del Regno Unito con l’Unione Europea. Cameron ha detto che il suo governo avrebbe cercato di recuperare potere dall’Unione Europea, e che, se il Regno Unito non riuscisse a rinegoziare la sua posizione in Europa, potrebbe tenersi un referendum sull’adesione alla UE.

L’iniziativa di Citizens’ Forum non va ancora così lontano. Il gruppo sostiene che i cittadini olandesi dovrebbero essere consultati tramite referendum prima che il loro paese sia costretto ad una più profonda integrazione europea. Il gruppo sostiene l’Unione Europea come unione commerciale, ma nello specifico si oppone ad una maggiore integrazione politica. Esso vede gli attuali piani per l’integrazione politica guidati dall’élite dell’Europa e critica la mancanza di legittimità democratica dell’Unione Europea. I membri del gruppo criticano anche la crescente interferenza di Bruxelles sulla politica di bilancio, fiscale e migratoria. I critici sostengono che Citizens’ Forum vuole effettivamente che l’Olanda lasci l’Unione Europea, ma che eviti di proclamarlo in modo da non perdere il sostegno pubblico.

Considerando l’attuale debolezza delle forze euroscettiche in parlamento, l’attuale iniziativa probabilmente non riceverà il sostegno da questa parte politica. Tuttavia, il gruppo che ha lanciato la campagna prevede di raccogliere 300.000 firme che, secondo una legge in procinto di passare presto, saranno sufficienti per innescare un referendum non vincolante.

L’euroscetticismo è da tempo una caratteristica della politica olandese. In un referendum del 2005, gli olandesi hanno respinto la proposta di costituzione europea, mettendo in evidenza la loro opposizione ad una più stretta unione politica. Gli olandesi sono riluttanti a rinunciare alla sovranità e, come altri piccoli paesi della UE, temono di essere dominati da grandi potenze quali Francia e Germania. Inoltre, in quanto ricca economia del Nord, l’Olanda teme di essere bloccata in un sistema in cui deve costantemente sostenere il Sud. Negli ultimi anni il governo olandese è stato uno dei più forti sostenitori delle richieste tedesche per l’austerità della periferia.

Resta da vedere se Citizens’ Forum diventerà un partito politico vero e proprio. Nei Paesi Bassi, il Partito Socialista di sinistra e quello di destra, il Partito per la Libertà, hanno a lungo portato la bandiera dell’euroscetticismo, e questi partiti hanno sostenuto la recente richiesta di un referendum. I socialisti si oppongono soprattutto alla centralizzazione della politica di bilancio, mentre il Partito per la libertà – e soprattutto il suo leader, Geert Wilders – ha ricevuto grande attenzione mediatica negli ultimi anni per la severa retorica anti-immigrazione e, più recentemente, per l’esortazione ai Paesi Bassi di lasciare la zona euro. Nonostante i buoni risultati nei sondaggi pre-elettorali, entrambi i partiti hanno perso consenso alle elezioni parlamentari del 2012, indebolendo così la voce euroscettica nel Parlamento olandese.

Mentre il governo non supporta l’attuale iniziativa di un referendum, ha chiarito che concorda con Londra che l’Unione Europea ha bisogno di essere riformata in un modo che rafforzi la sua legittimità democratica. Il governo probabilmente sosterrebbe un referendum nel caso di modifiche del trattato UE. Un sondaggio d’inizio marzo commissionato da Citizens’ Forum, ma condotto dal rispettato sondaggista Maurice de Hond, ha mostrato che più di due terzi degli intervistati vorrebbe avere voce in caso di modifiche del trattato UE. È inoltre emerso che si oppongono ad un’ulteriore delega di poteri sovrani.

La valenza strategica

Tuttavia, il governo vuole evitare un referendum che affronti l’adesione dei Paesi Bassi all’Unione Europea. Questo perché l’integrazione europea è di importanza strategica.

La prosperità economica dei Paesi Bassi – membro fondatore dell’Unione Europea e paese al centro dell’Europa – dipende in gran parte dal commercio e dall’integrazione economica con gli altri paesi. In effetti, gli olandesi sono in gran parte pro-europei. Questo spiega anche perché il paese ha partecipato ai salvataggi nonostante la critica olandese alla pratica.

Ma un intensificarsi della crisi nei Paesi Bassi e i piani per integrare ulteriormente l’UE politicamente potrebbero alimentare l’euroscetticismo nel Paese. Rispetto ad altri paesi Ue, la disoccupazione in Olanda è ancora bassa, anche se è aumentata gradualmente a partire da metà 2011. Secondo Eurostat, il tasso di disoccupazione era pari al 6,2% a febbraio – il tasso più alto in più di 15 anni. L’economia olandese è in recessione e il governo sta lottando per attuare misure di austerità per soddisfare l’obiettivo di disavanzo – il 3% del PIL – richiesto dall’Unione Europea. Ci si aspetta che Olanda e Francia violino tale limite quest’anno.

L’élite UE sta perseguendo l’integrazione fiscale e politica come un modo per superare la crisi della zona euro. Tuttavia, come la recente spinta per un referendum nei Paesi Bassi indica, i governi probabilmente si troveranno sempre più limitati dalla percepita mancanza di legittimità democratica dell’Unione Europea e dall’opposizione popolare ai suoi progetti.