Incubi di una notte di mezza estate. Stesso tema, due movimenti.(di MARGA)

nutriaPrimo movimento. In prosa.

Il Re delle Nutrie, che aveva progetti di espansione, chiese al Custode di un paese che conosceva per via che era amico del Principe dei Ratti, di far entrare dentro quelle mura i suoi sicari.

La motivazione sarebbe stata, come al solito, quella di stabilire un patto di alleanza. Ma là c’erano dispense troppo piene per non avanzare qualche sospetto sulla sincerità e onestà della manovra.

“Oh,impossible”, disse sulle prime il Custode dopo essersi consultato con il Principe dei Ratti che, nonostante fosse in minoranza nel paese, aveva comunque una certa presa politica sui suoi territori: “gli altri si accorgeranno subito dell’inganno” replicò “e lo respingeranno”.

Ma poi al Custode venne un’idea.

Prese un alto scranno e si mise seduto davanti al portone che si apriva sulle mura che cingevano il suo paese; così si propose davanti a tutti come un simbolo di difesa.

Con vari pretesti (le ideologie servono a qualcosa), i cittadini furono costretti a stare rinchiusi dentro le città, senza contatti con l’esterno nemmeno quel tanto che bastava da poter capire che aria tirava davvero. Ed essi non potevano che sentirsi rassicurati e onorati da tanta protezione. Non solo per il fatto che il Custode si esponeva personalmente come loro difensore, ma perché era una figura di tutto rispetto. Egli teneva infatti sulle sue ginocchia faldoni e faldoni di sentenze le cui pagine toccavano fin terra. E, assieme a quelli, c’erano grossi volumi su cui egli poggiava i piedi: lì si trattava di fondamenti, di diritto, di libertà, di democrazia.

Fu così che, con questo stratagemma, senza colpo ferire, fu facile all’esercito delle nutrie passare di nascosto fra le cascate di artefatte pagine di ‘verità’ e ‘giustizia’ e scivolare dentro le città.

 

Il lettore di questa favoletta si chiederà: ma da quale spirito era mosso quel Custode?

Non aveva certo bisogno di prebende, di compensi e nemmeno di vendere l’anima al diavolo: infatti stava già bene così.

Era solo perchè, come per la favola della rana e dello scorpione, il suo muoversi in quel modo apparteneva specificatamente alla sua Sovrana Natura

 

Secondo movimento. In versi.

 

Davanti al portone della Città

seduto sull’alto scranno, a gambe larghe,

il suo Custode lasciava passare topi

e pantegane grosse ancor più astute.

Nessuno poteva dire nulla

perché sulle ginocchia teneva i sacri libri,

dove si trattava di libertà, umanità,

di tutti quegli orpelli necessari

a coprire di magnificenza scheletri vecchi

eppure ancora nauseabondi.

Nè si poteva dire, come nella favola,

“il Re è nudo” perché non c’erano Re:

eravamo scivolati nella democrazia.

 

21.07.2011