Israele e la Destra Di Yena Prinskin

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Riceviamo e pubblichiamo

La prima volta che entrai in una sede del Fiamma Tricolore, ex MSI, ricordo che appesi ai muri c’erano dei manifesti di Bobby Sands e dei combattenti dell’IRA, uno della Repubblica sociale italiana e delle Brigate Nere, l’immancabile capoccione della Bonanima, e un manifesto che raffigurava un giovane Palestinene durante l’Intifada che lanciava una pietra, con la scritta:”Libertà per il popolo palestinese”.
La Destra, almeno quella che ho conosciuto io, quella vera, sociale ed identitaria, è sempre stata dalla parte dei popoli oppressi, non solo per giustizia e per spirito di contraddizione contro i potenti. C’era in comune con le cause di questi popoli un’empatia derivante dallo stato di “Apartheid” che larghe fasce dei giovani militanti missini erano costretti a vivere durante gli anni della contestazione. Per ragioni anagrafiche (per fortuna) non ho vissuto gli Anni Piombo, ma sono cresciuto con il “Mito” del popolo palestinese che lotta per sopravvivere contro l’oppressione di uno Stato Terrorista e che che nelle feste di sezione cantava “Settembre Nero” dei 270bis. Checché se ne pensi, la destra ha vissuto una contraddizione interna che vedeva e vede tutt’oggi i suoi vertici sperticarsi a favore di Israele ed una base militante, presente anche tra le file di FdI, per non parlare dei gruppi più radicali come Forza Nuova e Casa Pound, con opinioni politiche apertamente in opposizione alle politiche genocide ed oppressive dello Stato Israeliano. Sono convinto che tra gli elettori della Meloni molti hanno difficoltà a dichiararsi apertamente pro-Israele a la maggioranza delle persone di destra che conosco sono tutte idealmente vicine alla causa palestinese, e diversamente non potrebbe essere.
Gli attacchi terroristici di Hamas e l’oscenità dei media mainstream
Gli attacchi terroristici di Hamas hanno scatenato, come era prevedibile, le tifoserie tutte pro Israele ed i quotidiani di Destra, dal Giornale al fino a Libero ecc, stanno offrendo un spettacolo osceno, con titoli che incitano all’annientamento di Hamas e ad una “soluzione finale” del problema palestinese, parlando di barbarie contro ll mondo democratico attaccato dal terrore islamista. Varrà rimembrare ai supporter del mondo occidentale e libero, che a metà degli anni 80, Giulio Andreotti sostenne:”Se fossi vissuto nelle condizioni in cui vivono i palestinesi, anch’io sarei diventato un terrorista”. Basta questa frase dello storico leader della DC a silenziare quel branco di fanatici liberali che incitano Israele a spianare la Palestina. Ho perso il conto delle risoluzioni ONU contro Israele per violazione dei diritti Umani. Solo nella striscia di Gaza c’è popolazione di oltre 600mila abitanti, per una densità abitativa che è il doppio di quella di Napoli, dove il 52% è composta da minorenni. Avallare Il governo Netanyahu a rispondere indiscriminatamente, quando il suo governo è uno dei maggiori responsabili della radicalizzazione delle scontro, rende complici i pennivendoli di regime di una futura mattanza. Come ha ricordato il Prof. Orsini, bambini e ragazzini sono quotidianamente vittime di abusi della polizia israeliana, sparati in testa o brutalizzati. Chi pensa in tali condizioni, con acqua corrente e viveri razionati, non si possano generare i presupposti per il terrorismo è un ipocrita o in malafede. Le cause del conflitto arabo-israeliano hanno radici antiche e complesse, con responsabilità delle rispettive leadership da una parte e dall’altra, ma il dato di fatto inoppugnabile è rappresentatato dall’accupazione illegale dei territori da parte dell’esercito israeliano, denunciato dal Diritto Internazionale. Prendere a pretesto l’attacco terroristico di Hamas, per quanto brutale, per giustificare come tutti i media stanno facendo, un attacco a tappeto su tutta li striscia Gaza con il demenziale mantra:”Diritto di Israele a difendersi”, vuol dire rendersi responsabili morali di una sicura carneficina. C’è uno Stato militarizzato che attua metodi terroristici da oltre 20 anni, che dopo l’attacco di Hamas ha già massacrato il doppio delle vittime (con oltre 1000 bambini). In questo quadro, la retorica di una certa destra liberale, che quando fa comodo flirta con ambienti identitari, è  da voltastomaco. Si cerca di togliere legittimita all’esistenza del popolo palestinese, accusadolo di essere vicine ai tagliagole islamici. Tutto fa brodo nel mainstream per mandare in vacca qualsiasi discussione ragionata che analizzi dei fenomeni storici andando alle radici delle loro cause. È lo stesso metodo becero e forcaiolo di condurre qualsiasi discussione, e lo abbiamo visto durante la guerra russo-ucraina quando bastava un niente per passare ad essere agenti filoputiniani. Ci riprovano adesso con più fanatismo, rilanciando slogan del tipo:”Con Israele senza se e senza ma”, come se non esistesse né un prima né un dopo. A questo gioco io personalmente non ci sto e se è scontato condannare Hamas per la brutalità dei suoi eccidi, lo è altrettanto nel ritenere le politiche Israeliane responsabilità di questo stato di fatto.
C’è una destra silenziosa ma maggioritaria che tutte queste cose le pensa e chi parla di nichilismo, di barbarie e di difesa della democrazia con con la solita retorica bolsa, farebbe bene a cambiare registro, perché se qualcuno vuole spazzare via Israele è perché esso ha segreteto, ammazzato, seminato distruzione da quando è nato. Una propaganda di destra mainstream vorrebbe farsi portavoce di un pensiero unico filo-occidentale e filo-sionista, uniformando tutto quel mondo di opinioni di una destra antisistema che ha contributo anche alla vittoria della Meloni. È lo stesso copione andato in scena con Putin e la Guerra in Ucraina, mentre adesso rilanciano con Israele. Anche in queste ore le parole più sagge sono arrivate dal Capo del Cremlino che ha invitato al riconoscimento dello Stato di Palestina. Difendere i diritti di un popolo che vive in condizioni disumane non vuol dire farsi promotori della violenza e spalancare le porte ai terroristi islamici in Europa come qualcuno vorrebbe far credere. La questione palestinese è principalmente politica e tale rimarrebbe anche se l’ultimo terrorista di Hamas fosse debellato.
Chi confonde i campi stigmatizzando la causa palestinese con l’onta dell’islamisno radicale compie una operazione empia e disonesta sul piano storico ed intellettuale. Sono gli stessi media filosonionisti per partito preso a tirare in ballo epiteti escatologici: Bene (Israele-Occidente) contro Male da eradicare (Palestina-Islam), per giustificare una soluzione finale che porterà morte e distruzione da entrambe le parti. Contro questo genere di  propaganda è doveroso schierarsi e a farlo devono farlo tutti quei soggetti, di destra e non, che abbiano a cuore soprattutto la verità, oltreché la vita delle persone.