ITALIA E GERMANIA di G. Duchini

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E’ molto difficile che la nuova coalizione che si creerà in Germania possa mutare il corso degli eventi. Nella fattispecie è molto improbabile che si possa determinare un più avanzato progetto europeo. Più facile è determinare degli spostamenti sul fronte  di una azione di una politica nazionale, dove è risaputo che la Germania è  il paese più forte d’Europa.

Il modesto tasso di crescita dell’economia tedesca (1,25%), che è venuto emergendo in questa fase di crisi in Germania, è la causa  non ultima  dei bassi investimenti pubblici in infrastrutture, come strade e ferrovie, a cui si aggiungono la carenza di mano d’opera per l’invecchiamento della popolazione e i troppi lavori marginali a bassissima retribuzione.

E’ verosimile che il nuovo governo tedesco concentri la propria attenzione sulla politica interna per recuperare le numerose inefficienza economiche e le storture venutesi a creare per le disparità di reddito, la crescente povertà nazionale e le tensioni sociali che queste comportano.

L’Italia si interroga se l’esito elettorale della Germania influirà sulle scelte di politica europea, come se fosse chiaro che è un paese con piena sovranità politica. Ma forse è altrettanto evidente che l’Italia,  per sua esclusiva scelta, è un paese a sovranità limitata, i cui accordi europei sono svolti sulla base dei Programmi di Stabilità e dei Programmi nazionali di riforma (che devono essere presentati  entro il 15 ottobre). La Commissione Europea esprimerà il suo parere, e dopo valutazioni con l’Eurogruppo ed il Consiglio, entro  novembre chiederà se necessario l’allineamento al Patto di Stabilità e di crescita e al fiscal compact; Il processo dovrà concludersi entro fine dicembre con il varo legislativo dei bilanci nazionali.

Il rapporto della Commissione europea sulla competitività dell’industria nella UE, recentemente pubblicato, rivela un punto di grande allarme che dovrebbe essere portato a maggiore conoscenza: la differenza esistente tra i paesi più competitivi (si fa per dire vista la crescita irrisoria che hanno avuto) ed i paesi a crescita zero. La Spagna che l’anno scorso era tra i paesi a crescita zero, quest’anno è entrata tra i paesi più competitivi mentre l’Italia rimane al palo insieme a Cipro, Grecia, Malta, Portogallo.

Per quanto riguarda l’Italia si dovranno introdurre due decreti legge che anticiperanno la legge di Stabilità. Il primo decreto  sarà quello del rinvio di altri 3 mesi per bloccare l’aumento dell’Iva (dal 21% al 22%).   Con la conseguenza che se non aumenterà  l’Iva si agirà sulle entrate: aumenteranno le accise sui carburanti e (forse) su alcolici e sigarette.

Il secondo decreto (con quattro, cinque miliardi) anticipa gli effetti che potrebbe avere sul 2014. Verrebbe eliminata la seconda rata dell’Imu destinata ad essere inglobata nella service tax, per rifinanziare le missioni all’estero e la cassa integrazioni in deroga; questa soluzione permette un contenimento del deficit di bilancio entro il 3%.

Il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni sostiene che “gli italiani meritano di sapere esattamente come stanno le cose” e “non sentire soltanto slogan di carattere propagandistico”. L’ex direttore generale della Banca d’Italia ha voluto inserire una mazzata tributaria di circa 20 miliardi nascosta tra le pieghe delle ultime pagine della nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza. E il conto che Saccomanni prepara è da spalmare in dieci anni, 2 miliardi ogni anno, che imprese e famiglie devono versare all’erario, e tutto questo con il tacito assenso da parte di Pd, Pdl e Scelta Civica.

GIANNI DUCHINI settembre ‘13