Italia, sistema bloccato

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In questo vituperato Paesino siamo giunti al punto che persino ricorrere alle inutili urne è diventato un pericolo per la tenuta delle istituzioni. E’ sufficiente l’invocazione di quello che dovrebbe rappresentare un diritto sancito costituzionalmente per amplificare le preoccupazioni dei nostri inamovibili s-governanti.

Ma se anche un’arma di addometicazione di massa, di neutralizzazione degli umori dell’uomo della strada e di ricomposizione degli attriti sociali in seno allo statu quo, qual è per l’appunto il voto, diventa una pistola puntata alla tempia di chi dirige le operazioni, per sé e, particolarmente, conto terzi, vuol dire realmente che il sistema è andato in blocco.
La cosiddetta stabilità e l’algida narrazione sull’equilibrio ragionieristico dei conti (o meglio la rincorsa alla sua proiezione fantasmatica) vengono preferite ad un’altra forma di raddoppiamento idealistico, generatrice di entusiasmi e partecipazioni pubbliche ampiamente “controllate”, chiamata sovranità popolare nelle cabine elettorali. Già questo la dice lunga sui nervosismi di chi ci guida dal basso della sua incompetenza verso l’abisso di una inarrestabile inconsistenza storica.

La democrazia elettoralistica, dopo esser stata denudata dei suoi abiti ideologici ed identitari (che cadendo hanno tolto alla gente la convinzione di essere compartecipe dei suoi destini), viene pure derubricata a mero parere non vincolante, sempre più sparuto nei numeri e liberamente sovvertibile negli esiti dalle camere di scompensazione parlamentare, su decisioni già prese in altre sedi, soprattutto non nazionali, e in condizioni tali da rendere impossibile l’uscita dal quadro di forze precostituite, le quali marciando divise, da destra e da sinistra, colpiscono unite contro il benessere collettivo.
Il corto circuito è più che palese e non potrà essere coperto per sempre. A capo di questa brigata di sventura e di frattura sociale c’è il Colle, organo di garanzia dei gruppi di potere autoctoni, politici, finanziari ed industriali, che apparentemente tengono in scacco la popolazione ma che a loro volta sono sottoposti ad imprescindibili limitazioni di carattere esterno. Il Capo dello Stato è, allora, specialmente cinghia di trasmissione di più vasti interessi extra-territoriali che definiscono la cornice di azione subordinata di tutti gli altri agenti sul suolo italiano. Costui tramite il ricatto e le minacce “regola” gli istinti predatori dei drappelli subdominanti endogeni per fare in modo che i diktat esogeni vengano continuamente ed adeguatamente rispettati.
Tuttavia, le energie di questa figura allo stremo, per raggiunti limiti di età e di credibilità, iniziano a venire meno. Sicuramente il proditore salterà dalla nave che affonda un attimo prima dei roditori e dei conigli d’apparato. Sarà questa la buona uscita per i servigi poco umilmente resi. Ma se egli crede di poter così preservare la sua memoria si sbaglia di grosso, i posteri saranno impietosi e biasimeranno il suo tradimento con larghissima intesa.

Sebbene le maschere cadano e le persone crepino, le funzioni e i ruoli che “agiscono” gli individui in carne ed ossa non seguono quasi mai la medesima sorte. Quindi non aspettiamoci nulla dalle prossime evoluzioni degli eventi che, purtroppo, non siamo ancora in grado di indirizzare. Se non viene interrotto il flusso di potere che alimenta i centri nevralgici di questo infimo establishment, le catene non si spezzeranno e le nostre condizioni non miglioreranno. Certamente, al posto dell’attuale Re, stanco e consumato, arriverà un altro Signorotto locale con ispirazioni straniere che assolverà compiti ed eseguirà ordini (peggiori) con superiore zelo.
Potrebbe essere Mario Draghi oppure un altro proconsole con altrettale vocazione alla devastazione. L’Italia schiacciata tra potenze in ascesa e cricche finanziarie in avanzata ha bisogno di un altro indegno ma più fresco successore manovrabile. Poichè le strade sono sempre piene di puttane di Stato e di servi di regime il turn over è fin troppo agevole. Finché questo sporco mestiere non diverrà effettivamente rischioso i pretendenti faranno la fila agli sportelli dove si assumono gli esattori del nostro sangue. Sta alla parte più consapevole del popolo italiano fare in modo che le code si sfoltiscano. L’unica maniera per spaventarli ed allontanarli dalla mammella pubblica è di preparare un’avanguardia di rivalsa nazionale, spietata e impietosa come furono costoro contro la Repubblica.

Il tempo spinge e lo spazio si restringe. Ai soggetti e ai movimenti che vogliono cacciare dall’Italia gli usurpatori e gli invasori l’onere della prova. E, forse un giorno, anche l’onore della vittoria.