L’ambientalismo è alternativo al capitalismo… o no? di Piergiorgio Rosso

C’era una volta la lotta contro la “nocività di fabbrica”. Poi con il riflusso del movimento operaio salirono alla ribalta i “verdi” che lottavano contro l’inquinamento dell’”ambiente”. Infine a partire dalla trovata ad effetto della “curva a mazza di hockey” (curva dell’andamento nel tempo della temperatura superficiale terrestre in Mann e al. – 1999), entrammo nell’era della lotta al riscaldamento globale oggi mutata in lotta contro i cambiamenti climatici che, sia detto tra parentesi, presa alla lettera sarebbe un po’ come invocare la lotta contro la gravitàterrestre.

Lo slittamento delle categorie dagli anni ’70 ad oggi non é solo semantico. Se già costituisce un equivoco – sulla base della coerentizzazione del pensiero di K. Marx sviluppata da Gianfranco La Grassa – qualificare come “anticapitaliste” le lotte operaie di fabbrica in genere e quelle contro la nocività in particolare, decisamente fuori luogo, equivoca ed ipocrita è lo schieramento di tutte le forze che si definiscono anticapitaliste a fianco dell’ideologia climatista.

La vicenda dell’oleodotto KEYSTONE XL è esemplare e rivelatrice.

L’oleodotto doveva potenziare – da qui la desinenza XL – un sistema discontinuo di oleodotti esistenti che collegavano lo stato canadese Alberta con le raffinerie statunitensi in Texas e Louisiana. Un percorso di ca. 2000 km (https://globalnews.ca/news/7937529/keystone-xl-pipeline-cancelled-alberta-canada/).

L’infrastruttura avrebbe permesso l’ulteriore sviluppo dei giacimenti di petrolio da sabbie bituminose canadesi, la sicurezza e continuità di alimentazione delle raffinerie statunitensi, lo spiazzamento della concorrenza venezuelana e saudita. Da notare che oggi il petrolio canadese viene estratto e trasportato comunque verso gli USA ma utilizzando treni speciali che costituiscono un collo di bottiglia nella catena di estrazione ed approvvigionamento..

L’amministrazione Trump aveva rilasciato tutte le autorizzazioni necessarie alla realizzazione della infrastruttura, mentre la successiva amministrazione Biden le ha revocate. La società canadese TC Energy ha annunciato pertanto la cancellazione del progetto. Le conseguenze? Perdite finanziarie subite dal Canada a favore di altre nazioni esportatrici di petrolio della stessa qualità; maggiore rigidità della fornitura di petrolio canadese con conseguente maggiore dipendenza delle raffinerie statunitensi dalle forniture estere; rischi (bassi) di danno ambientale evitati da spillamento ma mantenuti (alti) da trasbordi e incidenti ferroviari.

La vittoria degli ambientalisti impatta sul consumo globale di petrolio? E’ un contributo al salvataggio del pianeta? è un vulnus al sistema capitalistico? Giudicate voi.