MAI PIU’ RESISTENZA, PERCHE’ POSSIAMO FARNE SENZA.

logo_25aprile

logo_25aprileLa resistenza al nazifascismo fu un episodio marginale del periodo di guerra benché non privo di atti di eroismo. Bisogna riportare le cose alla loro vera dimensione per rompere questo mito che, ora come ora, è divenuto il palco degli attuali traditori della nazione ed un esempio di mistificazione storica ad uso di una classe dirigente sicuramente peggiore di quella del ventennio. Le file dei ribelli si vanno ingrossando man mano che il regime si sbriciola, verso la fine del conflitto. Non prima. Tutti diventano antifascisti, pure i fascisti, quando è ormai chiaro che il fascismo non ha più scampo e nemmeno i tedeschi, in ritirata, potranno salvarlo. Nell’ultima ora fatale non si trova più un mussoliniano neanche a pagarlo. Le folle oceaniche nere si tingono di rosso e di bianco, i furbi salgono sul carro del vincitore, i codardi s’appuntano al petto medaglie al valore che non hanno mai guadagnato, non si risparmiano le pugnalate alle spalle ai fascisti ma anche tra chi dovrebbe combattere nello stesso “esercito”. La guerra è (in)civile e si commettono abusi ed ingiustizie da una parte e dall’altra. Tuttavia, come ricorderà Cossiga, la vera resistenza la fecero soprattutto i comunisti, non gli azionisti e nemmeno i cattolici, che poi si attribuirono ogni merito “democratizzando” il Paese per collocarlo sotto l’ombrello americano: “Il Partito Comunista ha quasi monopolizzato il comando della lotta partigiana anche in forme violente…ha monopolizzato il ricordo, e anche giustamente, perché la resistenza è stata almeno per l’80% comunista, e senza il Pci non ci sarebbe stata resistenza.” Ed ancora: “I massacri di fascisti, anche se già arresisi, di non fascisti e anche di antifascisti non comunisti erano perfettamente coerenti con una concezione della Resistenza come ‘guerra civile’, e ancora di più nella prospettiva di una continuazione della Resistenza come ‘guerra di classe’…Per i comunisti, non per il Partito comunista di Togliatti, la ‘resistenza’ fu non tanto una guerra patriottica quanto una guerra civile, premessa per la guerra di classe per la conquista proletaria del potere. Passare per le armi i fascisti, non solo durante la guerra ma anche quando essa finì, e perfino e talvolta prioritariamente altri antifascisti… quando contrastavano con i propri disegni,…, non è cosa che mi meraviglia; se io fossi stato o fossi comunista non mi avrebbe scandalizzato e non mi scandalizzerebbe neanche oggi”. Una chiarezza d’altri tempi…
I comunisti non lottavano per la democrazia ma per la rivoluzione proletaria e per la sovietizzazione del sistema. Volevano “fare come la Russia” ma furono sconfitti e costretti ad accettare, attraverso gli accordi internazionali di Yalta e i tatticismi del Partito Comunista, il passaggio al sistema parlamentare nel campo occidentale (non a caso le BR, anni dopo, si appoggeranno al sentimento della resistenza tradita per imbracciare nuovamente le armi e molte saranno le armi dei vecchi partigiani comunisti che, nascoste sottoterra, saranno letteralmente disseppellite dal passato, per ricomparire fisicamente nelle mani dei brigatisti). Sono stati gli stessi comunisti sopravvissuti a quegli eventi e divenuti artefici di miserandi voltafaccia nell’epoca successiva, a dover ammettere che inizialmente il loro obiettivo era: “nel 1944-45 di [fondare] uno Stato democratico aperto a successivi sviluppi e trasformazioni in senso socialista” (G. Napolitano) [1].
Proprio Napolitano, che militava nei Gruppi Universitari Fascisti, ci fa la predica sulla “Resistenza bellissima” quale processo di impegno democratico. Neanche per il cazzo.
Le bugie affastellatesi nel secolo scorso continuano ad ingombrare il presente. L’adesione morale alla Resistenza continua a trasformare la feccia in oro e a capovolgere il senso di fatti ed avvenimenti che andrebbero raccontati nella loro giusta versione per liberarsi dal fardello che ci impedisce di rialzare la testa. Scrive La Grassa: “L’antifascismo azionista – erede dei socialisti liberali, forse più ancora che dei liberalsocialisti – è stato il terreno fertile per le più gravi involuzioni della storia della Repubblica italiana sfociate in “mani pulite” e su cui ho già detto più volte ciò che penso. Questo antifascismo sta compiendo adesso un ulteriore salto di qualità, facendosi apertamente complottista ed eversore“. Occorre rivedere quel periodo storico, ripulirlo dalla propaganda e dai falsi moralismi di cui l’hanno rivestito gli antifascisti odierni per ragioni di consenso politico e schieramento internazionale. Dobbiamo mettere termine anche alla narrazione degli americani liberatori perché la loro è stata un’occupazione a suon di bombe, a causa della quale scontiamo ancora adesso pesanti conseguenze, con la militarizzazione del nostro territorio, invaso dalle basi di Washington, e ingerenze di ogni tipo negli apparati statali e in quelli istituzionali. Guarda caso, chi festeggia la Resistenza con immutata enfasi, chi ne esalta la leggenda trincerandosi dietro una spocchiosa superiorità etica, inesistente nei fatti e adulterante la realtà, è il miglior amico degli statunitensi.

[1] La citazione intera può essere rintracciata in un vecchio articolo apparso su questo sito a firma di A. Berlendis