MINISTRO E PRECARI

Da precario a precari: certe polemiche non fanno bene alla categoria e soprattutto non spostano di un millimetro l’asse dei problemi. Che sta già molto in basso, in un limbo che non è una danza ma una lunga fase di menefreghismo e di stallo. Solo il nostro Ministro per la P.A., per cause naturali e concause di incompetenza politica, non vede l’asticella e può passarci sotto senza sforzo. Tuttavia, Brunetta (il quale non mi piace perché cerca consenso col populismo di battaglie clamorose emulanti la stessa dismisura degli sprechi amministrativi che dice di combattere) aveva capito che trattavasi di provocazione e quindi ha reagito. Certo, poteva fare meglio, per esempio allontanandosi con la bocca chiusa, ma quella è la sua “statura” politica e più in alto non ci arriva. Ad ogni modo, se una precaria si alza e dice "faccio parte della rete…ecc.ecc." a me viene voglia di metterla in un acquario e di ammutolirla per sempre come un ittiopside. Se poi è pure figlia di Russo Spena mi girano le lenze e mi cresce il desiderio, va da sé solo metaforico, di batterla come i tonni durante la mattanza o di rinchiuderla in un secchiello per branchiati. Questi lavoratori e lavoratrici atipici si lamentano della situazione da tempi arretrati ma poi si mettono a comiziare come manovalanza che perde tempo, mentre il resto dei sodali dalla platea tira fuori striscioni da mercato ittico, dimostrando alla pescheria istituzionale di essere arrivati lì con le cattive intenzioni di chi voleva lanciare pesci in faccia a destra e a manca. Fritto misto di idiozie che danneggia la popolazione precaria ed avvantaggia il pescivendolo di Stato, il quale si fa pubblicità sulle tempeste altrui. Pensateci bene perché le cose non accadono a caso. Abbocchiamo sempre all’amo come trote ed alziamo uragani inutili solo per far salire Brunetta sulla cresta dell’onda. Costui, dopo le overdosi mediatiche dei primi anni del governo Berlusconi era finito nelle profondità marine. Adesso che la maggioranza è in difficoltà egli torna sulla bilancia dei mezzi d’informazione perché le sue pesche nella pancia degli italiani – i quali giustamente non digeriscono le ostriche e il caviale di cui si abboffa la casta pubblica a tutti i livelli – fanno notizia e danno l’impressione che il gabinetto abbia ripreso il mare delle riforme. Non è così in quanto sono totalmente in alto mare e non sono più un banco compatto, anzi ognuno si butta a pesce su qualcosa che lo distingua e non lo colleghi direttamente al capobranco in via di inabissamento. Così, mentre B. non sa che pesci pigliare e i suoi fanno i pesci in barile per non starlo a sentire, nel PDL si scatena la guerra tra pesci grossi e piccoli per prenderne il posto (o almeno averne uno adeguato alla stima che si ha della propria persona e quella di Brunetta va molto oltre la sua costituzione fisica). Appena il pesce bollito del mar dei satanassi finirà in “boccaccio” o andrà a morire nel cimitero dei pesci elefanti, i pescicani e i piranha che prima lo seguivano come codati fedeli  si sbraneranno per raccoglierne l’eredità dei fondali. Inoltre, è utile ricordare che sul precariato hanno dato il peggio di loro stessi soprattutto i governi di sinistra, assecondati dai sindacati e dagli esperti del settore (sempre di sinistra). Fare mente locale sul famigerato “pacco” Treu, sicuramente uno dei principali atti legislativi che permisero la nascita del lavoro atipico, è necessario per non apparire faziosi ed unilaterali. Quest’ultimo fu votato anche da Rifondazione dove militava il papà della contestatrice di Brunetta. Spero che la suddetta prima di lamentarsi col Ministro gliene abbia cantate quattro al genitore perchè anche lui meritava una padellata in faccia per i suoi trascorsi sul tema.