PREMIATO APPELLIFICIO NAZIONALE IN DISFUNZIONE MORALE

idolatry pentecostal

In Italia c’è un “appellificio” di quelli che lavorano h24 e non si fermano mai, qui si producono cineserie dirittocivilistiche e dazebao filantropici da spacciare al prossimo tuo del quale non te ne frega niente ma che vota quinquennalmente, poiché ci sono sempre questioni ultraintelligenti alle quali appellarsi per portarsi dietro il popolo rozzo e ignorante che non raccoglie e si gira dall’altra parte, mentre il Paese è invaso da demoni politici pervertiti e seguito di puttanate.

Tutta colpa di un ventennio di dittatura berlusconiana e della cattiva maestra televisione che ha appiattito le coscienze rendendo urgente una rieducazione collettiva, meno amici di Maria ma più compagni della maria, come ai bei tempi della rivoluzione allucinogeno-sessuale. Specialmente però, più partigiani e meno artigiani, cioè bottegai berlusconiani per rinascere cittadini progressisti e sani.

Giustamente il popolo, piuttosto, sai che fa? S’incanta con la pubblicità e con la smania di consumare anziché stare ad ascoltare questi uccellacci poveracci del malaugurio che scambiano le loro jettature decresciste, ambientaliste, apocalittiche con la fine del mondo imminente. E vota il nano che fa la mano morta, pur di non darla vinta ai ricchi sacerdoti della manomorta cooperativa e sindacale, scansafatiche di professione,  che si addolorano per la miseria altrui, non avendone di propria sulla quale lamentarsi.

Si piange sullo champagne versato col pugno anchilosato e il ditino alzato e si cammina, come dopo una sbronza, sette metri sopra il salottino della propria stronzaggine snobistica, tentando di mettere in croce tutti quelli che non si genuflettono alla superiorità orale del vate sociale che parla di diluvio morale.

E’ tutto un frignare per la differenza di genere sessuale, i diritti dei gay e delle coppie di fatto, degli immigrati, degli isolati, dei depressi, dei frustrati, roba buona per i fessi che non si rendono conto di ben altro disastro sociale, con la gente disperata appesa per il collo alle tasse e agli stipendi da fame. C’è un tempo per ogni argomento ed esistono delle priorità ma costoro che vivono nell’abbondanza hanno tempo da perdere con le battaglie civili vinte in partenza, perché il politicamente corretto le ha già dichiarate tali e fenomenali. Tutto va bene per distrarre dai problemi reali.

Costoro si scandalizzano per niente e s’indignano per tutto, poiché l’indignazione a costo zero, ma di dimensione globale, è l’anticamera del sinistrismo, nelle diverse varianti, dal girotondismo, al senonoraquandismo, al manipulitismo sino al boldrinismo da Camera, cioè l’ultima sciccheria stonata della borghesia compradora che col portafoglio pieno dice che “non è la ricchezza ma i valori a garantire la dignità delle persone”.. Tutto bello, tutto falso e, soprattutto, ipocrita sino al parossismo se questi valori di dignità non valgono universalmente, ma dipendono dalla parte del fronte dove si è schierati e votati. Poche ciance, anche noi vogliamo i valori, a patto che si tratti di valori bollati e, comunque, monetizzabili ovvero sinonimo di soldi di cui abbiamo tanto bisogno con la crisi che butta.

Strano e bizzarro, pertanto, che l’area del giusto e dell’onesto sia coincidente con lo spazio del più forte, omogenea ai carrozzoni internazionali della finta collaborazione mondiale e dei diritti umani, tipo l’ONU ed una serqua di altre ONG finanziate coi profitti dei pescicani della finanza americani, altrimenti con quale dignità la Boldrini, dopo aver abbracciato per i flash bambini denutriti in Africa, avrebbe gioito per le bombe sul cranio ai libici ed ai siriani attaccati da terroristi pagati dagli occidentali?

Dittatori sono sempre gli altri, quelli che non si fanno imporre il medesimo schema sociale, democratico, liberale o socialdemocratico, e per i quali non vale l’elogio della diversità ma deve vigere l’obbligo dell’omologazione per l’uguaglianza diversiva che ne farà dei servi inani dei dominanti planetari. Una volta schiavi avranno il diritto di togliere i veli dal viso delle donne per metterseli sugli occhi tutti, maschi e femmine, e non vedere più nulla delle porcate subite e commesse.

O forse, si provoca il caos in paesi sovrani per dare ulteriore sbocco al mercato della solidarietà condizionata che abbonda di richieste dei nostri umanitaristi, i quali se non trovano profughi da soccorrere li devono creare, e di quelli preconfezionati dal sistema occidentale, sporchi ma buoni e remissivi. Ogni tanto le cose non vanno come sperato, vedi le rivoluzioni arabe che però creano un esercito di riserva di delinquenti dal quale si potrà attingere in altri tempi, al fine di far riprendere l’esportazione di ordigni democratici, in nome delle stringenti logiche geopolitiche che le nostre anime belle fanno a gara ad ignorare.

Questa dignità dei valori è dunque molto comoda, fa bene alla fama, conserva la pelle (non quella di chi paga in prima persona il prezzo delle guerre umanitarie) rilancia la carriera e sembra non avere nulla in comune col vero supplizio delle cause perse. Sì, perché i martiri sinceri si sono sempre immolati in campagne disperate, ben sapendo che unicamente versando il proprio sangue e mettendo in conto di perdere la vita avrebbero potuto cambiare qualcosa. Se il pericolo è invece nullo ed al massimo ci si espone all’evenienza sfortunata di un riflettore in testa, vuol dire che il tema della propria passione è artificiale ed organico al limite di contestazione consentito dai sempiterni predoni forti. Sono queste le perversioni che dovrebbero fare più schifo e generare maggior sdegno delle notti brave arcoriane.

Ma tant’è, costoro hanno il monopolio dell’etica e dello spirito pubblico e dopo aver violato per decenni la privacy del satiro di porno e di governo si sono scandalizzati quando è stata infranta l’intimità del saggio al quale una radio ha carpito una verità lapalissiana, cioè quella che i furbastri corazzati di corazzieri stanno facendo melina in attesa di risvolti più favorevoli al partito unico del moralismo. Due pesi, due misure e tante menzogne, more solito.

In attesa del prossimo appello, sullo stesso giornale, firmato dai medesimi intellettuali di complemento ed artisti in deperimento, su qualche altro falso pretesto, a favore di chissà chi e chissà cosa o contro l’identico obiettivo di sempre, ci consoliamo con lo sfacelo avanzante che per lo meno ci libererà, a breve, di tutti gli inviti e le invocazioni all’idiozia per esaurimento nervoso della popolazione. Infatti, siamo sicuri, che di questo passo spedito verso il baratro in Italia si vedranno più bastoni per picchiare che penne per scrivere. Scompariranno finalmente gli appelli a vuoto? Non lo sappiamo, ma di certo intellettuali e giornalisti che li proponevano si saranno già dati alla fuga, com’è costume dei pusillanimi che s’ingaggiano quando il vento è a loro vantaggio.