SUI COMMENTATORI COMPLOTTISTI DI COMEDONCHISCIOTTE

Karl-Marx

Se gli scribacchini complottisti hanno molto seguito è perché certi lettori sono molto più cretini dei primi. Il circolo vizioso dell’imbecillità si alimenta di allarmismi (diffusi spesso ad arte da farabutti investiti del compito di depistare le menti) e di allarmati autolesionisti, facili all’impressionamento, i quali non aspettano che di essere assecondati nei loro deliri e deviati dalla comprensione delle cose per saltare a facili quanto inutili (s)conclusioni. E’ una perdita di tempo e di energie convincere al ragionamento simili mentecatti che alla logica preferiscono lo slogan, alla teoria la propaganda, all’analisi lucida le allucinazioni, alla storia le illusioni, alla verità, almeno parziale, la menzogna totale, alla critica il pregiudizio, all’intelligenza la stoltezza, al concetto coerente la frase ad effetto, alla lezione dei grandi spiriti del passato i fantasmi dell’attualità, allo studio dei processi epocali la cronaca dei fatti.

Saliamo sulle spalle dei giganti del pensiero per scrutare l’orizzonte ma i nani dell’idiozia ci fanno lo sgambetto per riportarci con la faccia a terra, al loro miserando livello. Recentemente, ho provato a dire che siamo molto lontani da una situazione di crisi internazionale, tale da sfociare in una guerra mondiale. Apriti cielo! Gli apocalittici si sono scatenati con insulti di ogni tipo. Tra questi minchioni, uno in particolare, si è distinto per imbecillità e falsità. Un vero demente, un piccolo artropode fastidioso e infetto, un vermiciattolo che andrebbe schiacciato e fatto oggetto di sputi mucosi, un invertito senza vertebre, un lacchè della stupidità, un servitore dell’ignoranza, un corifeo della dabbenaggine, un ottuso da ogni angolo, un bacato, un decerebrato, un rincoglionito, un pervertito, una mezza sega, una bestia da soma, un somaro, un essere spregevole, un farabutto, una merdaccia, una stramerdaccia, uno stronzo secco, un ammasso di letame, un merdoso pieno di cacca ecc. ecc. Non faccio nomi perché tanto i vili si nascondono dietro soprannomi. Sono stato accusato di essere un nostalgico del Pci (per ragioni anagrafiche non ho mai militato in quella organizzazione), uno che si istruisce sui libretti propagandistici di quel partito defunto. Inoltre, mi sarei reso colpevole di aver citato un autore superato del ‘800, come Clausevitz, che, evidentemente, per questi asini, non ha più nulla da insegnarci. E quando mai i ciuchi hanno voluto imparare qualcosa! Se costoro non fossero così rozzi e analfabeti conoscerebbero il lavoro fatto dal nostro sito, insieme a La Grassa, sulla revisione del marxismo, dal quale siamo usciti imboccando una precisa porta. A questa soglia siamo giunti portandoci dietro il nostro passato senza rinnegarlo ma cogliendone il superamento dettato dai tempi. L’accusa che finora ci è stata rivolta dagli ortodossi è stata quella di aver tradito Marx ed il comunismo. Si tratta, anche questo, di un attacco infondato perché semmai abbiamo salvato i capisaldi della teoria marxiana dai suoi interpreti fasulli. Questi ultimi riportano periodicamente in vita il marxismo come dogmatica per affossarlo meglio, anche in quei fondamenti in cui continua a mostrarsi utile. Nessuno oserebbe dire che la meccanica di Newton, benché superata dalla teoria della relatività di Einstein, sia sbagliata.

Per quei sistemi che hanno velocità caratteristiche inferiori alla velocità della luce essa resta validissima. Stessa cosa per il marxismo. Il I disvelamento di Marx, quello secondo cui, come afferma La Grassa, si individua lo “sfruttamento” (estrazione di pluslavoro/plusvalore) sussistente pur nell’ambito della più completa libertà nello scambio di merci e della più perfetta eguaglianza degli scambisti, ove queste merci siano, da una parte, i mezzi produttivi e, dall’altra, la mera forza lavoro”, ha valore attualissimo. Però, detta scoperta, non esaurisce la comprensione del nucleo del sistema capitalistico e richiede uno spostamento o allargamento del campo supposto per risolvere una serie di questioni che oggi ci appaiono decisive. Per questo La Grassa propone il suo II° disvelamento che non contraddice quello marxiano, acquisito ed entrato a far parte del nostro patrimonio scientifico (come dire che senza Galilei non ci sarebbe stato Newton e senza quest’ultimo non ci sarebbe stato Einstein), ma va oltre il campo d’indagine precedente il quale, seppur non economicistico, risultava ancora troppo schiacciato sulla sfera economica, pensata quale base assoluta dell’intera società. Il II° disvelamento sostiene La Grassa: ‘impone di mettere senza più esitazioni al centro dell’analisi il principio della “razionalità” strategica, applicata al conflitto in quella che è la politica tout court, ovunque venga svolta: nella sfera politica vera e propria, in quella economica, in quella ideologico-culturale. Tale politica si condensa nei vari “macrocorpi” (Stato e apparati politici, imprese, ecc.) che diventano gli “attori” della battaglia nel campo del suo svolgimento, i portatori soggettivi di dinamiche conflittuali oggettive; non colte in sé ma sempre interpretate con ipotesi che nascono dalle teorie formulate all’uopo (e sempre riviste e ri-formulate di epoca in epoca). Il conflitto (strategico), “essenza” della politica, pur essendosi esteso – durante il passaggio al capitalismo, cioè alla sua prima formazione sociale, quella borghese – alla sfera economica, non fa di quest’ultima quella ormai predominante e da cui tutte le altre dipenderebbero (deterministicamente o con “azione di ritorno”, che è un semplice “meccanicismo incrociato”, una mera interazione)’.

Poiché il marxismo è stato soprattutto una scienza, come tutte le scienze, ad un certo punto, smette di funzionare come dovrebbe perché nascono, nell’evoluzione sociale, ulteriori problematiche che devono essere affrontate. Scriveva in proposito Weber: “…ognuno di noi sa che, nella scienza, ciò che egli ha fatto sarà invecchiato dopo dieci, venti, cinquant’anni. Questo è il destino, anzi, questo è il senso del lavoro della scienza […]A ciò deve rassegnarsi chiunque voglia servire la scienza.[…]Essere superati scientificamente – è bene ripeterlo – è non soltanto il destino di noi tutti, ma anche il nostro scopo.” Noi abbiamo appunto sostenuto che il valore conoscitivo del marxismo è, oramai, un’acqua che non macina più e non consente di sceverare adeguatamente le specificità della nostra epoca, la quale richiede l’elaborazione di nuove ipotesi e categorie per essere indagata.

Sul Pci siamo stati ancora più netti, avendo individuato l’inizio della sua metamorfosi in piccìsmo, degenerazione ideologica dei suoi quadri dirigenti verso un adeguamento ai rapporti di forza concretamente operanti sullo scacchiere planetario – di cui ora si vedono i risultati nefasti con il sostegno degli ex membri del Pci alla superpotenza egemone – già a partire dalla fine degli anni ’60, con l’avanzata di personaggi come Berlinguer e Napolitano, attori “agiti” di un processo storico la cui genesi principia nella stessa impossibilità storica del comunismo.

Quindi, emerite teste di cazzo, la critica per cui il sottoscritto si sarebbe indottrinato sui manualetti del Pci anni ’50, va fuori bersaglio. Ovviamente, da voi zucche vuote non pretendo acume, né cultura, né capacità di innalzamento dalla condizione aracnide a quella umana. Uno scemo è uno scemo, da qualunque angolatura lo si prenda. Unicamente dei balordi di tal (male)fatta possono ridurre Marx, Clausevitz o altri ad anticaglia inutilizzabile. Qui gli unici inservibili siete voi che non siete buoni nemmeno come mucchio d’ossa per i cani.