LO SCUDO ANTIMISSILE AMERICANO E LA MINACCIA IRANIANA

di P.E. Dupont (fonte La Lettre d’information de voxnr) traduzione di G.P.

 

In un documento reso pubblico il 29 marzo 2007, il Dipartimento di Stato americano giustifica il suo piano di spiegamento, in Europa orientale, di uno scudo antimissile affermando che l’attuale sistema di difesa antimissilistica di cui dispone la NATO “fornisce soltanto una protezione contro le minacce a corto raggio, e non sarebbe capace di difendere contro missili a lunga gittata lanciati dal Medio-Oriente verso l’Europa centrale od occidentale”. Oltre che dalla Corea del Nord, il progetto americano è finalizzato alla presunta protezione “della sicurezza nazionale U.S. e della sicurezza dei paesi amici ed alleati degli USA” contro la minaccia costituita dall’Iran, descritto, dallo stesso documento, come “uno dei regimi più minacciosi e meno responsabili del mondo”. Agli inizi del mese di marzo 2007, John Rood, responsabile dell’Ufficio Internazionale sulla Sicurezza e Non-proliferazione in seno al Dipartimento di Stato U.S., ha spiegato chiaramente che il dispositivo progettato, la cui costruzione deve cominciare nel 2008, è concepito in risposta alla “minaccia crescente” dei missili iraniani. Il problema, se così si può dire, è che le informazioni tecniche esistenti sui differenti tipi di missili di cui dispone la Repubblica Islamica dell’Iran contraddicono le affermazioni della diplomazia americana.

Abbiamo consultato una documentazione ufficiale sulle capacità iraniane in materia di missili balistici, pubblicata sotto gli auspici del Congresso degli Stati Uniti, nel 2004. Data l’origine della documentazione, e visto che si appoggia principalmente su fonti americane (in particolari su studi effettuati dalla CIA) e britanniche, non si può certo sospettare che essa minimizzi o sottostimi la performatività dell’arsenale iraniano. Ne emerge che, a parte un numero effettivamente importante di missili balistici a corto raggio (con gittata inferiore ai 1000 km) tra i quali i famosi Scud-B (300 km di portata) e Scud-C (di fabbricazione nord coreana e cinese e con portata di 500 km) il solo vettore di lunga gittata di cui dispone l’Iran e lo Shahab-3. Gli specialisti stimano che lo Shahab-3 è capace di sviluppare una portata di 1300 km e portare, eventualmente, una testata nucleare. E’ richiamandosi a questa possibilità che gli americani sostengono che l’Iran cercherà di sviluppare armi nucleari. Le alternanti speculazioni di certi esperti oscillano, da un lato, sul fatto che l’Iran sta lavorando attualmente al miglioramento delle capacità balistiche degli Shahab-3, dall’altro lato, sulla presunta esistenza di un programma volto a sviluppare missili Shahab-4, Shahab-5, Shahab-6, di più lunga gittata, che tuttavia non trova riscontro in prove precise e credibili, almeno da quel che si può apprendere dalla citata documentazione americana. Quanto all’affermazione secondo la quale il programma spaziale iraniano, serva in realtà per camuffare lo sviluppo di missili intercontinentali, essa è ancor meno convincente. Si comprendono, in tali condizioni, le reazioni sfavorevoli al progetto americano da parte Russa ed Europea. “Gli argomenti americani non convincono abbastanza in Europa” ammette il giornale filo-atlantico Figaro. “La minaccia balistica iraniana è largamente sopravvalutata e non può giustificare il dispiegamento di mezzi strategici come lo scudo antimissile americano in Europa” ha dichiarato, il 10 maggio scorso a Bruxelles, il Capo di Stato Maggiore, Generale delle forze armate russe, Yuri Balouievski, il quale stima, inoltre, che l’Iran, tenuto conto delle difficoltà tecnologiche, non sarà in grado di dotarsi di missili intercontinentali prima della fine del 2030, e al prezzo di uno sforzo immane.

Quanto a Ali Larijani, Segretario del Consiglio di Sicurezza Nazionale iraniano e principale negoziatore internazionale nel dossier nucleare, ha recentemente sottolineato che il suo paese non ha alcuna ragione per attaccare l’Europa, primo partner commerciale dell’Iran; egli ha usato l’espressione “barzelletta dell’anno” a proposito della giustificazione ufficiale avanzata da Washington per il suo scudo antimissile.