POSCRITTO di G. La Grassa

 

Occorre un’aggiunta al “veltronvuotismo”. Meno male che l’ho scritto ieri, cosicché nessuno possa sostenere che queste righe sono dettate dal senno di poi. Tutti i giornali (e i telegiornali), ormai in larga parte controllati dalla “premiata ditta” di centrosinistra, hanno incensato la melassa veltroniana. Siccome non credo siano tutti deficienti, la conclusione necessitata è che sono dei fetentoni, strapagati per mentire seguendo gli ordini della GFeID. Ed infatti il capo di quest’ultima (come avevo già previsto ieri) si è subito schierato per Veltroni. Nel marzo dell’anno scorso uscì l’editoriale di Mieli sul Corriere invitando a votare per il centrosinistra, fantasticando sulle meraviglie del possibile (e poi realizzato) governo presieduto da Prodi; un “genio” eletto da primarie plebiscitarie, del tutto antidemocratiche, e su cui a un anno di distanza è stato detto, da parte degli stessi che avevano lanciato osanna nel 2006, che si trattava di dati gonfiati.

Dopo un anno di fallimenti continui, e con l’esasperazione crescente di parti consistenti della popolazione, in particolare al nord, si sta cercando di abbandonare Prodi onde tentare l’ultima carta. Montezemolo – il capo della banda di cavallette (la Confindustria in mano a grandi imprese decotte; e la Fiat che, malgrado le meraviglie inventate, apparirà entro due-tre anni, a dir tanto, come una di queste imprese) che corrode l’Italia, dividendo i produttori, lavoratori salariati e sedicenti autonomi, e mettendoli gli uni contro gli altri – si è messo a criticare il governo e a far ventilare l’idea che potesse scendere in campo direttamente. No, non ancora (e credo anzi mai); voleva solo preparare il tavolo da gioco per calare l’ultima carta a disposizione, quella dell’uomo/vuoto pneumatico, del piacione di turno, sufficientemente smollaccione e gelatinoso da assumere la forma che la GFeID vorrà dargli, con ulteriori primarie plebiscitarie e false come quelle di Prodi.

L’attuale Premier e quello candidato futuro sono l’emblema di una classe dirigente, che è un misto di “banda di Chicago negli anni ‘20” (non è un mio paragone) e di assemblaggio di debosciati dal sangue “nobilastro” ormai marcio. Una classe dirigente che dovrebbe far paura a chi ha ancora un briciolo di cervello, perché con loro l’intera Italia finirà come la Cirio e la Parmalat. Adesso puntano su Veltroni, perché giocare direttamente la carta Montezemolo sarebbe un vero azzardo, dopo il quale resterebbe solo da “consegnare i libri contabili in Tribunale” per l’istanza fallimentare. Essendo D’Alema (che non incensiamo, sia chiaro!) poco piacione, troppo spigoloso per quella congrega di nullafacenti e parassiti che costituiscono l’ossatura dei votanti Ds e Margherita (ho già scritto che è gente che non vuol pensare ma solo sentire e commuoversi), lo hanno bombardato, e credo proprio ricattato, con la faccenda Unipol-BNL costringendolo ad accettare il suo “naturale” nemico quale “capo”. Come già con Prodi, faranno fallimento anche questa volta. Ma se il popolo lavoratore non si sveglia, finirà nel “buco nero” assieme a queste bande di devastatori.

Dalla destra non ci si può aspettare nulla. Fini e ancor più Casini sperano solo che venga il loro turno di forza d’appoggio alla GFeID. Berlusconi è l’oggettivo nemico di tale banda, ma è della stessa pasta; quindi continua ad inventarsi il pericolo “comunista”, con grande sprezzo del ridicolo, perché non ha il coraggio di attaccarla a fondo, andando oltre le punzecchiature di spillo sui “poteri forti” (del resto non ne parla lui ma solo i “suoi” giornalisti). Cosicché resiste alla banda di guastatori, solleticando il lavoro autonomo e la piccola impresa, non potendo però dar loro alcuna prospettiva. Occorre una nuova forza politica che metta in quiescenza Montezemolo & C., faccia infine portare i libri in Tribunale alla sola Fiat e a qualche altra “bufala” similare, spazzi via questi apparati sindacali (quelli della “Triplice”, chiariamolo una volta per tutte), interrompa l’urto tra lavoratori salariati e autonomi, mettendo termine alle finte liberalizzazioni semplicemente favorevoli alla grande impresa (in specie della distribuzione) e alla pressione fiscale senza servizi di alcun genere; un rastrellamento di soldi per dare esclusivamente fiato alle imprese fallimentari e/o parassitarie (e succubi del capitale straniero come le “superbanche”) della GFeID.

Si dirà: ma non si vede nulla all’orizzonte, non c’è questa nuova forza. State attenti: la situazione non è la stessa d’allora (niente uscita dalla “Grande Guerra” o dalla crisi del ’29), ma comunque sia il fascismo (quello vero, non quello di Berlusconi che è la simmetrica imbecillità dell’“attenti ai comunisti” di quest’ultimo) sia il nazismo (quello vero, non dei naziskin e simili) sono cresciuti in pochi anni, favoriti da una sinistra socialdemocratica legata mani e piedi alla grande finanza dell’epoca. Si impari la lezione prima del “Diluvio”. La sinistra attuale è corrosa da una connivenza diversa, eppure assimilabile a quella di allora. E’ certo necessario attaccare tutti coloro che si dilettano a dare addosso ai “comunisti” (come fossero una realtà consistente ancor oggi), ma nel contempo opporsi a quelli che se la prendono con Berlusconi e con i “bottegai” che l’appoggiano. Bisogna picchiare in testa a quelli che la usano solo per urlare contro l’evasione fiscale, come a quelli che confondono i lavoratori (senza difese) con i vertici sindacali, a tutti gli effetti parte di una delle “bande della Chicago anni ‘20”.

Non credo ci siano molti anni a disposizione. Avremo modo di riparlarne spesso

 

 

IL MORTADELLA, IL SALAME E IL PIZZICAGNOLO di G.P.

 

Che sarebbe stato Montezemolo il primo a salire sulle “spallucce” di Veltroni lo si era capito. Il leader di Confindustria aveva sbraitato di fronte alla sua assemblea, alcuni giorni fa, contro la politica dei partiti e contro il Governo di Centro-Sinistra che, a suo dire, non sarebbe all’altezza delle sfide lanciate dai mercati, con un’Italia ormai divenuta il fanalino di coda  dell’Europa. Come al solito, questo giro di parole aveva l’obiettivo di spronare i nostri “amministratori” ad attivare interventi più decisi sulla spesa pubblica (riforma delle pensioni in primis), troppo elevata per il tenore di un paese che non produce più abbastanza. Purtroppo per Montezemolo, che vuol passare per il buon “pater familias” della situazione, la Fiat è una delle aziende maggiormente responsabili del dirottamento delle risorse del sistema-paese verso un assistenzialismo imprenditorial-finanziario che, in maniera preponderante, contribuisce a far crescere il deficit dell’Italia.

Quella di Montezemolo, più che una rampogna, era sembrata  addirittura un’autocandidatura in pompa magna, un atto di decisionismo ardimentoso quanto improbabile perchè proveniente da un imprenditore sulle cui doti strategico-economiche ci sarebbe molto da discutere. In realtà, Luca-Luca voleva dare il suo “contributo” politico al fine disincagliare la nave governativa dalle secche di alcune riforme – “bloccate” dalla forte opposizione dei sindacati e dei partiti della “sinistra radicale” per motivi di sopravvivenza propria – attraverso una via d’uscita neocentrista, maggiormente accomodata sugli interessi della GF e ID, cioè di quel connubio funesto tra potentati economico-finanziari che sta dissipando le residue energie dell’Italia e del quale abbiamo più volte scritto. Con Prodi che si è imbalsamato da solo in seguito ai ripetuti passi falsi del suo governo e con il montante clima di malcontento che serpeggia nel Paese, le pezze di rattoppo cucite sullo “stivale” dal professore sono divenute davvero troppe. Cuci e ricuci i vari strappi causati dalla politica della compagine governativa (prima con le categorie sociali, poi con i sindacati, poi di nuovo con le imprese e i gruppi finanziari che chiedevano maggior rigore nell’esecuzione degli ordini impartiti) alla fine la stoffa di Prodi si è esaurita, tanto che i suoi protettori si sono decisi a scaricarlo, attivandosi nella ricerca di una soluzione a lui alternativa. Ed ecco che se il Mortadella è stato affettato a dovere prima o poi doveva giungere anche il turno del "Gran Salame Salvifico" (GSS). L’insaccato “de Roma” non ha tardato a manifestarsi con solennità sulla scena politica italiana annunciando l’ennesima svolta politica, fatta di chiacchiere e affabulazioni per gli allocchi, atte solo a mascherare le partite “sediziose” che si giocheranno alle sue spalle. Non è un caso che Montezemolo abbia definito il vaniloquio di Veltroni al Lingotto di Torino come “una spinta verso quel cambiamento che abbiamo sollecitato con analisi (?) e proposte e che vediamo condivise e riprese”. E siccome Montezemolo non ha proprio pudore vi aggiunge anche che, secondo lui, Veltroni è depositario “di una politica forte fatta di idee e di nuovi scenari che riusciranno a mobilitare le passioni degli italiani”. Montezemolo sta diventando paranoico, prima denuncia sindacati e politici per essere dei fannulloni e poi tra quegli stessi politici di sempre scorge il salvatore della Patria. Infine, Monteprezzemolo ha cambiato idea anche sulla politica economica del governo che si sarebbe incanalata sulla strada giusta. Ma da quando? Da quando si è capito che Veltroni Walter prenderà il posto di Prodi. Così parlò il salumiere e buon “affettamento” all’Italia che ronfa.