SISTEMA BANCARIO: SI APRE L’EPOCA DELLA LEADERSHIP DUALE

 

Le ultime vicende legate all’acquisizione di Telecom da parte della spagnola Telefonica, hanno portato alla luce il fondamentale ruolo giocato da due dei principali istituti bancari del nostro sistema creditizio, sottoposto, in questi ultimi tempi, ad un potente riassetto, acceleratosi impetuosamente dopo le tentate scalate ordite dai “furbetti del quartierino” (con l’appoggio dell’ex governatore di Bankitalia Fazio). Ovviamente, stiamo parlando di Mediobanca (la quale, fin dall’inizio della sua fondazione, nel 1946, ha operato come maggiore marchant banck italiana) e della creatura nata dalla fusione (un’acquisizione, in realtà) tra il San Paolo di Torino e la Banca Intesa guidata da Bazoli, con quest’ultima, come dicevamo, che ha praticamente assorbito la prima.

Nell’affaire Telecom si è creata una “convergenza parallela” tra queste due banche le quali, generalmente, agiscono in forte concorrenza ma che, in questo caso, hanno dovuto accantonare le reciproche rivalità (che avranno modo di svilupparsi più causticamente su ben altri fronti) per la mediazione della politica, in particolare, per il compromesso fortemente ricercato dal Governo di Centro-Sinistra. In realtà, con l’opposizione esacerbata opposta da Marco Tronchetti-Provera alla scalata (dopo l’ingenuità commessa da Rovati, il quale aveva manifestato l’interesse del governo allo scorporo della rete, inviando una nota su carta intestata della Presidenza del Consiglio al presidente di Telecom) alla quale è seguita una pretesa esorbitante sul prezzo del pacchetto di controllo dell’azienda di tlc, non esistevano più molte possibilità di procedere con azioni “solitarie”. Dopo la proposta di AT&T e American Movìl solo una cordata di tipo finanziario poteva mettere sul banco una liquidità tale da far fuori la concorrenza americana (anche se è incerto che gli americani di AT&T fossero davvero interessati alla Telecom). Tuttavia, non è stato esclusivamente un problema di soldi quello che ha spinto il leader dell’Unione e il presidente della SanIntesa ad accordarsi con Mediobanca, lo scorporo della rete perseguito dal già citato Piano Rovati (con il fondamentale contributo della Goldman Sachs) e con l’epilogo che conosciamo, aveva reso irto d’insidie un percorso che, nelle aspettative iniziali del duo Prodi-Bazoli, doveva scorrere sul velluto. Scoperto l’inghippo, non si poteva pensare di non allargare il “banchetto” anche ad altri, almeno per non compromettere ulteriormente una situazione che vedeva comunque “bruciato” Tronchetti-Provera, troppo "implicato" (anche in sede giudiziaria) per restare attaccato al “malloppo” ancora a lungo. E così è stato. Si è raggiunto un accordo di massima tra Mediobanca e SanIntesa le quali, tenendo fede alle differenti mission (Mediobanca quale snodo per le più importanti operazioni finanziarie che avvengono in Italia e SanIntesa quale partner privilegiato della politica, con la quale agisce all’unisono funzionando quasi come un’istituzione al “servizio” degli affari pubblici), hanno accettato di convivere, gomito a gomito, nella gestione di un’azienda che, nonostante i debiti, resta strategica per loro e per il paese. Ma i primi nodi sono venuti al pettine già in questi giorni, in prossimità della nomina del nuovo presidente di Telecom.

SanIntesa, in accordo con Telefonica, riproponeva Guido Rossi, il quale si era meritato una menzione d’onore per aver riallacciato i rapporti con le istituzioni politiche ed aver remato contro Tronchetti, quando quest’ultimo tentava di strappare una buonuscita più cospicua. Ma Rossi non è gradito a Mediobanca per cui, almeno per il momento, Pistorio resta confermato al suo posto. Dunque, il difficile rapporto tra la SanIntesa e Mediobanca è l’arcano che peserà sul futuro di Telecom. Questa situazione incerta è frutto di un problema dai contorni ampi che si risolverà solo quando i rapporti di forza torneranno a squilibrarsi a favore dell’una o dell’altra banca. Si tratta di una questione di leadership e della maggiore influenza che entrambe puntano ad esercitare sul sistema-Italia. Le due banche si stanno tenendo testa sui numerosi fronti apertisi in questi mesi, in seguito alle difficoltà economiche nelle quali versano molte imprese italiane, sia private che pubbliche (per quest’ultime hanno giocato un ruolo decisivo le scriteriate privatizzazioni avviate agli inizi degli anni ‘90). Uno di questi fronti “scoperti” è quello di Alitalia dove Intesa e Mediobanca si sfidano sostenendo partner distinti; la prima sta seguendo gli americani di Tpg e Mattlin Patterson e la seconda è vicina agli interessi di Air One. In altri tempi non ci sarebbero stati dubbi, Mediobanca avrebbe spazzato via ogni concorrenza, ma oggi la situazione è profondamente cambiata; sulle grandi battaglie le due principali banche tendono a sbarrarsi la strada vicendevolmente in virtù di rapporti di forza pressoché paritari. Inoltre, la “guerra fredda” tra questi contendenti si sposta spesso su campi di "contorno", come è accaduto con la faccenda Hopa-Mittel, dove si può scorgere lo zampino di Mediobanca nel naufragio dei piani di Bazoli-Zalesky, con il banchiere polacco (protetto di Bazoli) che si è visto battere sullo sprint da Palladio.

Come si dice spesso in questi casi, chi rincorre avvantaggiandosi dell’andatura in surplace dell’avversario ha buone probabilità di guadagnare la testa della classifica, ma non si può dubitare che Mediobanca si riorganizzerà velocemente (e lo sta già facendo) per non perdere un primato che detiene da più di 50 anni.