IL “POPOLO DI SINISTRA”: IL MARCIO CHE AVANZA di G. La Grassa

 

Ho più volte rilevato che gli eredi di quelli che un tempo furono i comunisti (anche se magari erano solo piciisti) sono oggi divenuti “sinistra”, il peggio del peggio. Ho sostenuto, credo con molta ragione, che tale sinistra ex comunista (o piciista) non ha più affatto quale base sociale la classe lavoratrice salariata a basso livello di reddito (composta da quelli detti, approssimativamente, “operai”). Almeno per la metà (e forse più), essa ha abbandonato questa sinistra; in ogni caso non è da questa minimamente rappresentata. La base sociale della sinistra è ormai quel ceto semicolto, “progressista” (sul piano dei “costumi”), cioè lassista, nichilista, privo di qualsiasi valore, buonista (in realtà cattivissimo, falso e velenoso), moralista (quindi corrottissimo e ipocrita), arrogante, pieno di arie di superiorità (del tutto immotivata), ecc., di cui ho spesso detto.

Ho trovato una mirabile descrizione – in realtà una sommatoria piuttosto pignola ed esatta – di questo(i) ceto(i) semicolto(i), composto(i) da analfabeti della politica e da sanguisughe che vivono del lavoro di milioni di italiani. Tale descrizione (sommatoria) si trova in un articolo di Pierluigi Battista (Il Corriere della Sera del 17 settembre a p. 26). Cito i passi in cui si descrive tale(i) ceto(i) che rappresenta(no) il marciume dilagante nella società italiana, il cancro che la corrode e la minaccia di morte.

 

“Si amplia insomma il numero degli italiani che vivono di politica, affidano la loro sorte alla politica, dipendono dalla politica. I medici che sperano nel riconoscimento in qualche Asl politicamente colorata. Gli architetti che consultano con apprensione la nomenklatura degli assessorati all’urbanistica. I giornalisti schierati e affamati di visibilità. I tecnici desiderosi di prestare le loro competenze a qualche ministero. Le folle che si accalcano attorno ai Comuni, alle Province e alle Regioni per racimolare incarichi per l’organizzazione di mirabolanti ‘eventi’. Gli uomini di scienza e i ricercatori attentissimi agli organigrammi del Cnr. Gli economisti a caccia di consigli d’amministrazione di qualsivoglia impresa pubblica. I cineasti che si aggirano inquieti attorno alle mostre e ai festival di nomina politica.

Tra i costi della ‘casta’ politica vanno annoverati anche quelli del multiforme mondo che attorno alla casta si muove, vorticando tra ambizioni e frustrazioni. Un esercito sempre più numeroso che vive con angoscia i cambi di stagione politica […..] Una dipendenza dal sapore vagamente clientelare che non si identifica in senso stretto con un’appartenenza partitica, ma con una rete amicale, solidale sebbene post-ideologica […..] Uno stato d’animo fotografato da Prezzolini nel ’21, alla vigilia di eventi che misero fine alla pluralità dei partiti…..per un ventennio almeno”.

 

Giustamente, il giornalista non identifica questo(i) ceto(i) con una sola parte politica. Tuttavia, nel quadro da lui dipinto con indubbia efficacia, è impossibile non riconoscere soprattutto i laidi tratti del “popolo di sinistra”, di questo marcio che avanza e dilaga. Per evitare il 1922 è indispensabile irrorare il corpo della società italiana con ampie dosi di pesticidi. Bisogna eliminare questo “popolo” di magna magna, di cavallette devastatrici; chi lavora non ne può più di mantenerli; si avvicina la resa dei conti. Bisognerebbe che la gente “sana” fosse messa in grado di eliminare queste cellule malate; altrimenti chi ci libererà di loro, fra gli applausi di tutti quelli che veramente sgobbano per mantenerli, lo farà a suo uso e consumo, e si libererà pure di noi.

E un’ultima noticina. Il signor Grillo, e i suoi fans, salvo qualche illuso o ingannato (ma piccole minoranze), fa parte del “popolo di sinistra”, di questi magnoni, di questi succhiasangue, inetti, chiacchieroni, mantenuti dal “popolo che lavora”. Essi sono soltanto preoccupati perché i loro “vecchi” politici di riferimento dimostrano tutta la loro inettitudine, la loro corruzione, la loro nocività per questo “popolo che lavora”. I “grillini” sono la parte terrorizzata del “popolo di sinistra”, che tenta di precedere l’uragano che la spazzerà via; ma che rischia di spazzare via nel contempo ogni speranza di vera pulizia. Pensiamoci prima che sia troppo tardi!