IL PIANETA E’ UN MALATO IMMAGINARIO di G.P.

 

Il titolo è forte ma si tratta solo di una giusta provocazione che serve ad attirare l’attenzione rispetto a tutto ciò che viene detto, da qualche decennio a questa parte, sullo stato di salute del pianeta. A ben vedere si è oggi formato un Partito Unico Catastrofista (PUC), affatto trasversale agli schieramenti politici, che urla scompostamente all’apocalisse climatico-ambientale non appena vengono rilevate piccole variazioni nella temperatura del globo. L’articolo che riportiamo qui sotto (vecchio di 25 anni ma di un’attualità “squillante”) svela doviziosamente il trucco con il quale climatologi di ogni risma ed ecologisti ben piazzati sulle cadreghe ministeriali creano falsi allarmi ambientali per raccogliere credito presso la pubblica opinione ma, soprattutto, per poter continuare a “lavorare” come esperti informatissimi in enti pubblici, organismi privati (a finanziamento pubblico), fondazioni dedicate, talk show ecc. ecc. Peraltro, siccome la pubblica opinione si mostra abbastanza sensibile al tema, tanto gli schieramenti conservatori che quelli progressisti stanno sfruttando questo ricco filone per attrarre consensi mettendo in vetrina la loro coscienziosità ecologista. Questi dispensatori di spettri hanno trovato una sponda nei grandi uomini d’affari che elargiscono fior di milioni per pompose campagne antinquinamento con le quali un po’ si fanno pubblicità e un po’ si sgravano di dosso il fisco. Persino Emilio Fede manda in onda servizi, a giorni alterni, sul pericolo che deriverebbe dallo scioglimento dei ghiacciai in seguito all’instabilità climatica alla quale gli uomini contribuiscono con i loro consumi energetici scriteriati. Ma la cosa più divertente è che l’autore del sotto riportato articolo lavora attualmente nello staff del Ministro dell’Ambiente Pecoraio Scanio (il Sig. 4 gradi). Come dire, il Pianeta è debole perché deboluccia è la morale umana. 

 

Il guru di Pecoraro: "Come fare carriera barando sul clima" (fonte Il Giornale)

di Vincenzo Ferrara

Il climatologo che ispira la politica del ministro 25 anni fa ridicolizzava i profeti di sventura: la notorietà si conquista profetizzando glaciazioni o desertificazioni

— Quello che pubblichiamo è un articolo del 1982 tratto dalla rivista dell’Aeronautica Militare nel quale si teorizzava il catastrofismo climatico come scopo di lucro. L’autore, Vincenzo Ferrara, 25 anni dopo, è consulente del ministro Pecoraro Scanio. E gli fornisce dati catastrofici —

Se io fossi un climatologo a contatto con il pubblico, mi comporterei esattamente come il medico di fronte ad un malato più o meno immaginario. Questi malati, infatti, sanno tutto di medicina dai più remoti sintomi alle più catastrofiche prognosi perché seguono freneticamente tutte le rubriche televisive del tipo: «Curatevi da soli con lo zabaione », comprano puntualmente tutte le grandi enciclopedie illustrate a fascicoli settimanali della serie: «Tutta la salute minuto per minuto», leggono insaziabilmente libri e riviste di medicina della collana: «Tutto quello che dovete sapere dalla cefalea al cancro fulminante» e, infine, tanto per sgranchirsi il cervello, imparano a memoria il nome di qualche migliaio di medicine al giorno dal prontuario in 78 volumi delle «Specialità medicinali nazionali ed internazionali».

Ebbene, per il climatologo succede la stessa cosa. Pertanto appena il tempo fa le bizze e le temperature sono appena un po’ più fredde del normale, coloro che tutto sanno si agitano furiosamente. In queste condizioni anche i più ignoranti e trogloditi sanno farsi una diagnosi e una prognosi sul clima e sulla lampante variazione climatica, e, come nel caso del malato di cui sopra, si interpella l’esperto climatologo con la frase di rito: «Il clima sta cambiando?». Orbene, se voi siete climatologo e contemporaneamente desiderate sopravvivere come un climatologo, accrescendo magari la vostra fama, non avete che da comportarvi come il medico, fornendo proprio la diagnosi e la prognosi che la gente si aspetta. Guai a rispondere: «Ma no, è tutto normale», oppure: «Sono tutte balle montate dai giornali e dalla televisione» o peggio ancora: «Ogni volta che il tempo cambia ci state a rompere le scatole con queste variazioni climatiche», perché la gente vi guarda prima sbigottita, poi con antipatia e infine conclude all’unanimità che voi meritate il confino in Siberia perché non capite un accidente né di tempo, né di clima. Sarebbe la fine della vostra carriera e vi converrebbe mettervi in pensione prima che vi buttino fuori a calci nel sedere.

Ma, direte voi, come fa un climatologo serio a fornire previsioni climatiche, attualmente impossibili, e per giunta previsioni, o meglio predizioni, così opposte senza sentirsi un buffone? Non temete c’è la scienza che vi sorregge, perché la scienza in questo campo ha pensato a tutto e fornisce la soluzione per ogni caso, anche per quelli più disperati. Perciò, se fa freddo, il discorso «scientifico» da fare è il seguente: «Il clima sta cambiando e ci avviamo verso una nuova glaciazione. Questo fatto è già stato accertato perché a partire dal 1940, la temperatura media dell’emisfero nord è diminuita di circa 0,4˚C, a causa probabilmente della minor trasparenza dell’atmosfera intorbidita dal sempre maggior inquinamento dell’aria.

Il raffreddamento dell’aria provoca una maggiore estensione dei ghiacciai e dei mantelli nevosi, i quali essendo altamente riflettenti (albedo elevata) per la radiazione solare provocano a loro volta un successivo raffreddamento e quindi nuovi e più vasti ghiacciai, e così via in una spirale che porterà ad una nuova glaciazione nel giro di un secolo e forse meno». Già, ma se fa caldo come si fa a giustificare una previsione di era torrida con questi dati di fatto sul raffreddamento? State calmi. Basta affrontare il problema da un altro punto di vista altrettanto «scientifico». In questo caso il discorso è: «Il clima sta cambiando e ci avviamo verso un’era torrida. Tutto ciò è stato già scientificamente accertato perché a partire dal 1850 il contenuto di anidride carbonica nell’atmosfera è andato progressivamente aumentando e solo in questi ultimi venti anni si è passati da 315 a 334 parti per milione. Ciò significa che nel 2020 l‘accumulo di anidride carbonica sarà più che raddoppiato se si tiene anche conto dei sempre crescenti consumi di energia e di utilizzo dei combustibili fossili. L’aumento di anidride carbonica riduce le perdite di radiazione ad onda lunga dalla terra verso lo spazio (effetto serra) e nel giro di meno di mezzo secolo la temperatura media dell’aria aumenterà di circa 2 o 3˚C; ci sarà scioglimento dei ghiacci polari ed un aumento medio del livello del mare che sommergerà parecchie località costiere ».