BRAVI, BRAVISSIMI, "TECNICAMENTE" IDIOTI (di G. La Grassa)

Ci vuole un laureato in medicina per esprimere considerazioni sensate in tema di economia, e illustrare– sia pure con ritardo considerevole – quel che sono i sedicenti esperti di “cose economiche”. Scrive oggi (ieri, ndr) Geronimo (Cirino Pomicino) che “a guidare l’economia italiana il centrosinistra ha sempre chiamato banchieri centrali” (Ciampi, Dini, Padoa-Schioppa); e così continua: “I banchieri centrali sono ottime persone, culturalmente attrezzate per governare la politica monetaria [qui c’è un eccesso di ottimismo, forse un minimo di piaggeria, ma credo dettata dalla volontà di non affondare troppo il coltello nella piaga; notazione mia], ma in quanto a politica economica ne capiscono in genere meno di uno studente universitario”. Finalmente delle espressioni chiare e dei giudizi netti su questa accolita di…(censura).

Geronimo ricorda che le previsioni (sempre previsioni) degli organismi europei in merito alla crescita italiana parlano di un 1,7% per quest’anno e dell’1,4% per il 2007 (altro che il 3% di quel b….di Prodi). E irride Padoa-Schioppa che “dovrebbe essere angosciato per il rallentamento dell’economia” e “non esultare per quelle previsioni che danno il rapporto deficit/Pil al 2,9% nel 2007” (dato cui egli comunque non crede, poiché è poco probabile tenuto conto del tasso di crescita così basso e che sarà persino inferiore alle previsioni). Infine, Geronimo prende in giro anche quell’altro genio della Bonino – questa radicale neoliberista, filoamericana, razzista filosionista e antiaraba, e tutto il peggio del peggio – tutta felice perché le nostre esportazioni sono cresciute del 3,5%. Ironizza il laureato in medicina che ne sa di economia: “nessuno le ha spiegato che con una crescita del commercio mondiale all’8% quel dato significa solo che l’Italia perde altre quote di commercio internazionale”.

Questo è il quadro, ben disegnato, della banda di scatafasciati governanti italiani, guidati dal peggiore degli allievi di Andreatta, uno che non ha imparato nulla dal suo maestro, salvo forse qualche maneggio democristiano per farsi una fortuna con metodi “da Sacrestia” (mi si perdoni questo luogo comune un po’ anticlericale “vecchia moda”): tanta ipocrisia, finta bonarietà e reale cattiveria di un tipico baciapile, una marea di manovrette e manovrone, che mascherano un “conflitto di interessi” ben maggiore di quello conclamato del suo “nemico”.

Non sorprende, ma immalinconisce, che un personaggio come Ferrero, Ministro che appoggia (non partecipandovi per sedicente “coerenza istituzionale”) le manifestazioni antigovernative, si esprima laudativamente su un meschino contabile come il Ministro dell’economia, poiché quest’ultimo fa orecchie da mercante rispetto alle raccomandazioni europee in merito alla riforma pensionistica. Come non si capisse che si tratta solo di “politica dei due tempi”; come potrebbe sopravvivere questo Governo, che vara un simile aumento di imposte, senza intanto l’appoggio della sinistra detta (con involontaria ironia) “radicale” al fine di sgrassare il presunto ceto medio (il noto concetto-ripostiglio, che è la notte in cui tutte le vacche sono nere)? Poi verrà anche il turno dei pensionati, stia tranquillo Ferrero (ma lo sa meglio di me). Questo è ormai il limite di tutti coloro che puntano alla loro quota elettorale – piccola ma ancora sufficiente a farli eleggere – cianciando della contraddizione capitale/lavoro, e di una lotta per la redistribuzione del reddito assolutamente indifferente alla crescita dello stesso. E sia chiaro: questi manipolatori di coscienze di piccole quote elettorali blaterano di distribuzione tra profitti e salari, mentendo spudoratamente. Non diminuiscono i profitti dei Montezemolo, Tronchetti, De Benedetti, Bazoli, Geronzi, Profumo, ecc. (grandi industriali e banchieri che hanno partecipato alle primarie a favore di Prodi e hanno dato il via all’editoriale di Mieli dell’8 marzo con cui si invitava a votare il centro-sinistra); la redistribuzione avviene in questa fase tra lavoratori autonomi (il presunto ceto medio di cui sopra) e il lavoro dipendente – ivi compresi gli “imboscati” in servizi pubblici in rapidissimo degrado – con innalzamento del reciproco astio fra i subordinati, quanto di meglio ci vuole per assicurare il predominio del grande capitale con il solito metodo del dividere i sottoposti.

A questo ormai serve la sinistra (“estrema”; sic!), che offende un passato – da ritenersi una volta per tutte passato, ma da non rinnegare (e da recuperare per certe sue parti! – di ben altra levatura; protesto perché certi individui possono usurpare, smerdandola, la denominazione di comunisti. Diventino presto “sinistri europei”, e soprattutto sinistri nel significato inquietante del termine! Ma nessuno li chiami più comunisti, per favore! Tutt’al più piciisti, lobbisti, squallidi raccoglitori di voti di sbandati e schioppati vari, statalisti in quanto amanti di cadreghini su cui poggiare i loro “culi di pietra” di gente che non ha voglia di far niente, se non di fingere di comandare per conto di altri che hanno “gli sghei”. Purtroppo, questo è il sintomo preciso di un’epoca, di altra grandezza, ormai finita in fumo, smantellata da simili combriccole di gentucola, di piccoli maneggioni e magliari. Solo che nel nostro “povero paese”, quest’epoca finita emette ancora rantoli e appoggia la transizione al peggio, assicurando ad un capitale parassitario e puramente banditesco, senza visione strategica e di sola sopravvivenza, la possibilità di continuare ancora a devastare la nostra società. Questa la reale funzione della “sinistra radicale”!

E infine, un’ultima “notiziola”, anch’essa del tutto paradigmatica del liquame che cresce di livello in continuazione. Il senatore Pallaro, eletto dagli italiani all’estero, dopo aver ottenuto per la sua “causa” 14 milioni di euro annui per tre anni (2007-9), aveva “trionfalmente” annunciato il suo voto favorevole alla finanziaria. Oggi si è accorto che con una mano gli davano i 14 milioni, e con l’altra gliene toglievano 12 (mediante decurtazione dei fondi per l’attività consolare). Così ha annunciato irosamente che voterà contro; vogliamo scommettere che gli daranno soddisfazione e gli faranno cambiare ancora una volta idea? Ora, proprio nessuno ha lo stomaco delicato e si mette infine a vomitare? Qui, cari “sinistri” del cazzo, siamo in presenza di una ufficiale, pubblicamente dichiarata, compravendita del voto di un senatore. Certo, non per scopi puramente personali, solo per i “suoi elettori”; ma è lecito che un voto – al Senato di peso rilevante – vada e venga in base a milioni dati, poi spariti, poi magari ridati? E’ un piccolo fatto, in rapporto a tutto il resto dello sfascio di questo paese e di questi governanti di rara incompetenza e immoralità; però è esemplare, indica a quale punto di putrefazione e insensibilità è arrivata la nostra coscienza.

Non voglio chiudere senza ricordare che il dramma (in realtà farsa, ma con effetti nefasti) del nostro paese è che se, per nostra fortuna, finalmente crollasse questa sinistra così odiosa e inetta, sarebbe subito pronto un altro schieramento, non certo più capace e particolarmente disgustoso per il suo razzismo, il suo farneticante – e non ricambiato – amore per la peggiore politica statunitense e israeliana; e per il suo forsennato neoliberismo, tanto incoerente quanto antisociale. Siamo tra l’incudine e il martello, tra i nani e gli omuncoli, tra gli aperti mazziatori e gli ipocriti e viscidi mentitori, tra l’“olio di ricino” e quello “di vaselina”. Proprio ben messi! E la “terza forza”? Piacerebbe anche a me che battesse un colpo, che emettesse qualche vagito; ma non odo nulla al momento.

 

8 novembre