Afganistan, la nuova palude

di Eduardo Febbro (*)

 

FONTE BITACORA, TRAD. di G.P.

 

Una relazione dei servizi segreti francesi ritiene che in questo paese del Golfo, la NATO si è incamminata in una strada senza uscita. I talibán si sono riorganizzati ed hanno guadagnato efficacia grazie alla crisi nella quale è immerso il Pakistán. Dei due conflitti scatenati dalle amministrazioni di George W. Bush, in Afganistan nel 2001 e in Iraq nel 2003, la Casa Bianca perde quello che, a parere dell’opinione pubblica internazionale, è il più legittimo tra i due: quello in Afganistan. Questa guerra e l’ occupazione successiva di questo paese con una forza internazionale discende direttamente dagli attentati dell’11 settembre. Quella è stato la purga con la quale la Casa Bianca ha punito chi aveva protetto Osama bin Laden ed aveva fatto crescere le basi di Al Qaida sul suo territorio. L’imboscata tesa martedì scorso da un commando talibán e nella quale sono morti 10 soldati francesi non soltanto costituisce l’attacco più grave sofferto dalla forza internazionale d’Assistenza alla Sicurezza (ISAF) dal suo spiegamento nel 2003, ma anche la prova che “gli studenti di teologia„ che furono amici degli Stati Uniti ma che Washington scalzò dal potere nel 2001 si sono riorganizzati e sono capaci di operare in regioni molto vicine alla capitale, Kaboul. Esperti, analisti e gli stessi protagonisti riconoscono che le opzioni sono lettere morta che conducono ad una stessa pista: la guerra senza fine. Il ministro francese della difesa, Hervé Morin, ha fatto allo stesso tempo un riassunto breve ed esemplificativo del contesto militare: “I combattimenti sono ogni volta più difficili perché i talibán sono capaci di mettere in pratica tattiche molto più agguerrite di prima„. Una relazione dei servizi segreti francesi ritiene che, in Afganistan, la NATO (alleanza atlantica) “è su una strada senza uscita, totale e duratura„. Tuttavia, il discorso ufficiale nelle capitali occidentali è uguale a quello che Bush emette da anni: la guerra contro il terrorismo, il compromesso con la democrazia in queste regioni del mondo, ecc. ma i 70 mila uomini della forza internazionale dispiegati in territorio afgano da molti anni non ha ottenuto, come in Iraq, né di fermare la guerra né di conformare le pratiche democratiche [di questo paese] alla maniera occidentale. Gli studenti di teologia sono tornati in primo piano ed il loro obiettivo è Kaboul. Habibullah Rafi uno storico ed un analista politico afgano, sostiene che la resurrezione dei talibán è dovuta in gran parte alla mancanza di abilità degli occupanti: “Quando i nordamericani hanno sostituito il regime, i talibán svanirono. Ma a seguito dei bombardamenti, che la maggior parte delle volte hanno causato perdite civili, i talibán hanno conquistato nuovamente la popolazione. La gente non dà aiuto, ma chiude gli occhi„. In un’intervista pubblicata da Liberation, Olivier Roy, uno degli esperti internazionali più solidi dell’Asia centrale ed autore di molti libri sull’Afganistan, ha descritto il muro dinanzi al quale si trovano gli occupanti, con gli Stati Uniti in testa: “non è possibile vincere militarmente questa guerra, ma neppure  è possibile andarsene e lasciare l’ Afganistan nel caos„. Gli Stati Uniti e gli alleati che integrano la forza internazionale d’Assistenza alla sicurezza affrontano problemi politici, militari, etnici e religiosi. Sull’argomento, Olivier Roy sottolinea che uno dei più grandi errori che ha commesso l’ Amministrazione Bush è stata di rifiutare di negoziare con i settori più duri del movimento talibán. “L’Amministrazione Bush – spiega Oliver Roy – considera i talibán come un movimento esclusivamente terroristico. Si vede qui l’ostacolo creato dall’Amministrazione Bush con l’ideologizzazione della guerra contro il terrorismo. Tuttavia, questo negoziato con un settore dei talibán rappresenta la sola uscita.„ La NATO è a tal punto impantanata che, ancora una volta, sembra essere stata incapace di gestire con efficacia la risposta all’imboscata dove sono morti i 10 soldati francesi. I soldati francesi che sono sopravvissuti all’attacco hanno descritto scene degne di un brutto film: lunghe ore di combattimento senza appoggio, coordinamento erroneo, lentezza scandalosa del comando centrale per inviare i rinforzi adeguati. Uno dei feriti ha ammesso: “Noi non avevamo più altre munizioni„. La relazione ufficiale sull’imboscata contrasta fino all’assurdo con le testimonianze dei soldati che sono intervenuti nei combattimenti. Uno dei superstiti ha raccontato a Le Monde che l’alto numero di vittime si spiega perché i soldati sono stati bersaglio delle stesse forze  NATO che dovevano salvarli. Nulla espone meglio la palude nella quale si trova la NATO come la descrizione tecnica dell’imboscata. Non si è preparato il terreno prima dell’arrivo del corpo dei soldati francesi, non si è attivata neppure una forza di reazione rapida per prevenire ogni problema, né si è realizzato, prima, un lavoro d’intelligence. I soldati sono caduti nella trappola dell’inefficienza e della mancanza di coordinamento. In modo compatto, gli analisti riconoscono che i talibán hanno guadagnato in efficacia grazie alla crisi nella quale è immerso il Pakistán, paese vicino dal quale operano con qualsiasi impunità protetti nelle zone tribali (FATA, Federally Administered Tribal Areas),  dove vivono i pashtunes (la stessa etnia dei talibán). Il vuoto di potere in Pakistán derivato da anni di paralisi e tensioni politiche ha creato condizioni simili a quelle che esistevano prima della caduta del regime talibán: Il Pakistán è un territorio di transito e di addestramento. Sull’argomento, Ahmed Rashid, un saggista esauriente che è divenuto celebre con il libro “L’ombra del Talibán”, ha spiegato a Le Monde che “la strategia dei talibán consiste nel creare una crisi così grande nell’ambito della NATO affinchè qualche paese annunci il suo ritiro dalla coalizione militare presente in Afganistan„. Rashid rivela che ci sono “centinaia di combattenti che vengono dall’Iraq. Ci sono anche arabi e pakistani, islamisti che provengono dal Cashemire e dall’Asia centrale„. Ahmed Rashid avanza anche un’informazione che rivela il fallimento completo delle operazioni militari condotte fino ad ora: “Dal 2001, la riorganizzazione dei talibán porta la firma di Al Qaida„.

 

(*) Desde París.