AL-GAZALI E LA TEOLOGIA “PENSANTE”. CONTRO I FONDAMENTALISMI ANTITETICI E SOLIDALI DELL’OCCIDENTE E DELL’ISLAM.

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Gli attentati che ripetutamente si sono verificati in Europa ad opera dei fondamentalisti musulmani alimentano la manipolazione mediatica, le chiacchiere allarmistiche, i richiami al ritorno ai “valori fondativi” dell’occidente e il livore e il risentimento nei confronti della tradizione arabo-islamica. Gli islamisti intelligenti e anche in grado di pensare politicamente con la propria testa si oppongono, senza essere più di tanto recepiti dal grosso pubblico, alle semplificazioni e alle volgarizzazioni dei cattivi divulgatori dei temi proposti dalle grandi culture mediorientali e semitiche. Da una parte ci sarebbe l’occidente con la sua scienza avanzata, la sua razionalità e la sua “dottrina” dei diritti umani – la grande ideologia che copre il compimento del nichilismo in occidente – dall’altra parte si assisterebbe all’avanzare dell’oscurantismo, del fideismo, dell’intolleranza e del fanatismo violento. A volte, per fortuna, l’attenzione viene rivolta anche a problematiche e a questioni sociali e culturali più serie con il contributo di studiosi di grande valore. Nell’introduzione al suo commento alla Surah della caverna, ad esempio, il prof. Campanini ritorna su quello che viene simbolicamente ritenuto un momento cruciale all’interno del pensiero e della cultura islamica: la polemica tra Al-Gazali e Ibn Rushd (Averroè) si svolge proprio nel periodo che conclude l’età aurea della civiltà musulmana costellata da successi politici e da grandi realizzazione non solo in campo filosofico ma anche architettonico, artistico e scientifico (ad esempio nella medicina). Pur non condividendo le semplificazioni di certi presuntuosi “piccoli maestri” il grande islamista affronta di petto alcune tesi estreme:

<< Si è anche detto che la originalità teoretica musulmana sia stata« uccisa » proprio da al-Ghazali e dalla sua penetrante confutazione della filosofia in nome di un fidente abbandono alla Rivelazione e alla illuminazione (ilham).[…] Ciò che sembra essere mancata in terra di Islàm, escluse poche figure di pensatori come Ibn Rushd o Ibn Khaldùn, è una riflessione consapevole sui modi e i limiti della conoscenza>>.

Nonostante questa valutazione egli è ben lontano dal sottovalutare la statura di pensatore di Al- Gazali e l’importanza della sua presa di distanza dalla tradizione aristotelica: un elemento che gli ha permesso di sviluppare importanti elementi di originalità. Difatti Campanini ricorda dapprima che

<<per quanto riguarda, in generale, l’atteggiamento dei musulmani verso la filosofia, è da ricordare che nel pensiero islamico col termine di « filosofi » (falasifah) si intendono esclusivamente quei pensatori che esplicitamente assunsero come referenti ideali le grandi figure della Grecia classica>>.

Ma è anche vero che un altro modo di recepire la tradizione filosofica si è però sviluppato all’interno del pensiero più propriamente teologico:

<<Basterebbe ricordare i mu’ taziliti, i cui libri sono intrisi di filosofia greca; oppure lo stesso Al-Gazàlì, per esempio nella sua dottrina della conoscenza. Nel Munqidh min ad-dalàl, si potrebbe dire addirittura che Al-Gazàlì assuma presupposti « cartesiani », affermando che è vero ciò che si presenta con immediata, intuitiva evidenza: « Pare a me », egli scrive, « che la scienza certa sia quella in cui l’oggetto del conoscere è appreso in modo tale che non vi sia in esso alcun dubbio » . L’assenso dipende da, e consegue immediatamente alla comprensione: innamà at-tasdìq bad al-fahm . Per questo, le scienze dimostrative, come la matematica, attingono un alto grado di certezza. Tuttavia, l’intelletto è sempre inferiore al compito di conoscere Dio; cosicché deve sempre essere integrato e innalzato dalla fede e dal « gusto » mistico >>.

Seppure in un modo del tutto specifico, e in parziale contrasto con la scolastica aristotelica, non mi pare che questo approccio sia così lontano dalla filosofia cristiana medievale che si proponeva di sistematizzare organicamente un rapporto di sostegno reciproco tra fede e ragione nel quale le verità terrene venivano comunque garantite e custodite dalla Rivelazione. In realtà Al-Gazali – oltre ad aver dimostrato in alcuni suoi scritti una grande predisposizione per il pensiero logico – può essere considerato anche uno dei padri fondatori di quella tradizione teologico-politica che ha trovato il suo culmine, durante il XX secolo, nelle grandi elaborazioni di Leo Strauss, Walter Benjamin e Ernst Bloch e nella “decostruzione finale” e nel “nichilismo politico compiuto” di Carl Schmitt.

Vi propongo, a questo proposito, una lunga, ma necessaria, citazione da La bilancia dell’azione – cap.XXXII -Torino, 2005 – di Abu Hamid Al-Gazali (a cura di Massimo Campanini).

<<Alcuni pretendono che il termine “dottrina” (madhab) sia un nome comune (ism mustarak) che implica tre accezioni: a) un’opinione per cui ci si schiera fanaticamente durante dibattiti o dispute; b) un’idea cui si aderisce grazie all’insegnamento o all’esortazione; c) una conclusione cui l’uomo è giunto personalmente per mezzo della riflessione speculativa. […] Nel primo caso, la dottrina corrisponde al modello tramandato dai padri e dagli antenati, alle opinioni dei maestri e agli usi e costumi dei paesi in cui si è nati. In questa circostanza, la dottrina varia a seconda dei paesi, delle regioni e anche dei maestri. A chi fosse nato in territori in cui dominano i Mu’taziliti o gli As’ariti o i Safi’iti o i Hanafiti, fin da bambino sarebbe instillata una fiducia fanatica in queste dottrine, insieme alla volontà di difenderle e al disprezzo per le opinioni contrarie. […] Lo stesso accade relativamente al reciproco aiuto che si danno i membri di una tribù. Il fondamento di questo atteggiamento fanatico è il desiderio di primeggiare, seducendo il volgo. Ora, il volgo non si fa prendere dall’entusiasmo se non v’è qualche legame di solidarietà che lo vincoli. E siccome sono le differenti posizioni riguardo ai dettagli della religione a costituire questo legame, la gente comune si divide in sètte. I mali della gelosia e del dissenso si fanno strada; il fanatismo si accresce; la volontà di sopraffarsi reciprocamente si rafforza. In certi luoghi, se le dottrine si confondono e se i capi risultano incapaci di farsi seguire, dispongono le cose in modo tale da far apparire le opposizioni e il fanatismo come una necessità, opponendo la bandiera nera alla bandiera rossa. Alcuni dicono:”E’ la nera da seguire!”; ma gli altri:”E’ la rossa!”. In tal modo i capi riescono a trascinare dietro di sé le masse, proprio grazie alle rivalità che hanno suscitato. Il volgo pensa che si tratti di questioni importanti, ma sono i capi a sapere come poter realizzare i propri obiettivi. […] Un uomo condizionato da credenze ereditarie e fanatismi è un corrotto, che rinuncia ad emendarsi. Tutto ciò che gli viene detto, e che non corrisponde a quanto già crede, non lo convincerà, ché anzi egli vuole non farsi convincere, cercando piuttosto di respingere le proposte che gli vengono fatte. E anche se decidesse di prestare ascolto e di dedicare qualche sforzo a comprendere, dubiterebbe di quanto ha compreso. E come potrebbe essere altrimenti, visto che il suo fine era proprio quello di rifiutarsi di capire? Con tipi siffatti, l’unica strada da seguire è di non prestargli attenzione e di lasciarli nel loro brodo, ché non sono i primi ciechi la cui cecità ha portato alla perdizione. Questa è la prima categoria di persone. La seconda categoria, assai più numerosa, contengono coloro che ritengono che la dottrina sia unica e che corrisponda a un credo particolare, applicabile, per educazione o per esortazione, a tutti gli individui, a prescindere dalle differenze. […] I componenti della prima categoria concordano con quelli della seconda sul fatto che, se si domanda:”La dottrina è unica o triplice?”, bisogna rispondere che è unica di necessità, e non triplice. […] Tutti infatti concordano nel proclamare che la dottrina è unica e, analogamente, si danno la mano a schierarsi in modo fanatico a pro delle credenze dei loro padri, dei loro maestri o dei loro concittadini. E se anche qualcuno ti spiegasse l’opinione cui aderisce, non ne trarresti vantaggio, visto che l’opinione di qualcun altro è in grado di contestare la prima, e visto che nessuno è capace di operare miracoli per far pendere il piatto della bilancia a proprio favore. Astieniti quindi dal rivolgere troppa attenzione alle dottrine, e cerca la verità col tuo autonomo raziocinio, per essere tra coloro che posseggono la vera dottrina. Non essere cieco; non farti guidare inconsapevolmente da chi pretende di indicarti una strada, mentre mill’altri, intorno a te, ti ammoniscono che ti sei perduto e ti sei smarrito imboccando una via sbagliata. Ti accorgerai troppo tardi che la guida ti ha mal consigliato, mentre la sola salvezza sta nell’indipendenza di giudizio. Ha recitato un poeta: “Accogli ciò che vedi, ma respingi ciò che hai udito soltanto. Se sorge il Sole, che t’importa di Saturno?(1)”. Se anche queste parole non fossero sufficienti a farti dubitare delle credenze ereditarie, ti sollecitino almeno a ricercare e ti consentano di trar giovamento dalla ricerca. Ché i dubbi menano alla verità, e chi non dubita non ragiona, e chi non ragiona non vede, e chi non vede rimane nell’oscurità e nell’errore>>.

Che ne pensi Schopenhauer? Ti saresti aspettato che il servo prediletto di Allah sapesse anche pensare oltre che credere?

Comunque, per concludere, noi confidiamo che il califfo “mal guidato” e i suoi accoliti, come anche i mestatori e fomentatori dell’odio anti islamico alla Magdi Cristiano Allam, nel giorno del giudizio finale saranno severamente puniti dai profeti Isa e Muhammad – siano sempre Benedetti i loro Nomi – assieme ai loro complici, che tirano le fila da dietro le quinte in questo velenoso conflitto strategico globale nel quale si incontrano vettori di potenza variamente dislocati.

Mauro Tozzato 31.03.2016