Ancora niente di nuovo sotto il cielo di F. D’Attanasio

 

Spesso abbiamo riportato, o magari solo citato, articoli pubblicati sul quotidiano Libero, fondamentalmente perché erano una chiara conferma di certi nostri pensieri ed opinioni riguardanti questioni da noi stessi  considerate politicamente rilevanti. Non ultimo, non credendo quasi ai nostri occhi, una serie di articoli atti a mostrare come, dietro agli attacchi portati ai danni di Berlusconi, in realtà si nascondano veri e propri “macchinamenti”, facenti capo a poteri extra nazionali, addirittura di matrice eminentemente americana. Questo perché l’amministrazione americana vede come fumo negli occhi un certo feeling tra il nostro paese (in realtà soprattutto Berlusconi e l’Eni) e la Russia. Allo stesso modo spesso abbiamo apprezzato certe prese di posizioni (seppur abbastanza sporadiche) a riguardo della stessa nuova amministrazione americana considerata, sulle questioni più importanti e basilari, niente affatto diversa da quella precedente, andando quindi del tutto controcorrente rispetto alla marea montante di sciocchezze propalate soprattutto dai media più vicini agli ambienti definiti di sinistra o centro-sinistra. Nel contempo però, siamo stati sempre molto accorti, segnalando come in realtà una rondine non fa primavera, che essendo la GFeID ancora del tutto libera di imperversare in Italia, anche queste parti della complessa industria dell’informazione, rimanevano sotto l’ombrello dei veri dominanti, legati a loro volta, a doppio filo, con quelli situati sull’altra sponda dell’Atlantico. Difatti in occasione della visita di Obama in medio-oriente prima ed in Europa dopo, il quadro degli articoli e delle relative opinioni ha riacquistato la propria vera natura. Libero, in particolare, critica ferocemente Obama, reo di portare avanti una politica del tutto incauta nei confronti del mondo islamico, con le sue aperture, ad esempio, nei confronti dell’Iran e di Hamas, fino a condannare le pressioni degli stessi americani nei confronti di Israele affinché smantelli tutti gli insediamenti costruiti dopo il 1967 al fine di facilitare la formazione di due Stati in Palestina. Ma le opinioni si spingono ancora più in là, fino a sposare certe idee, fra le più retrive e razziste, che sostengono come “nell’Islam esista, al di là della buona volontà di tanti maomettani, una specie di virus tremendo, intollerante della libertà e di qualunque fede non accetti la sottomissione ad Allah e al Suo Profeta”. Innanzitutto, vi è da dire come, così facendo, seppur indirettamente, si avvalla le tesi della sinistra che ha incoronato Obama ed il suo nuovo corso e ci si pone in netta contraddizione rispetto alle opinioni espresse precedentemente (in particolare appena dopo il successo dei democratici e del suo fiero condottiero) di cui ho detto sopra; ma l’aspetto più grave, a mio avviso, è che non si fa per niente menzione delle ragioni e delle necessità della geo-politica. Ma figuriamoci se i servi più ligi vogliano smascherare le vere ragioni dei propri padroni che tanto bene li foraggiano affinché facciano bene il loro lavoro, sicché, nemmeno una parola su come stiano profondamente mutando gli assetti del potere a livello internazionale. Qui non si tratta di Obama o di Bush, qui si tratta del fatto che l’establishment statunitense ha preso atto che le strategie politico-militari devono necessariamente essere adeguate alla nuova realtà mondiale, che non può dare assolutamente l’ok agli israeliani per bombardare l’Iran perché questo irriterebbe fortemente la Russia (ma anche tanti partner commerciali europei di questo paese), con il rischio conseguente di rendere la situazione, in generale, ancor più complicata e di compromettere l’intervento militare, ritenuto fondamentale in questa fase, in Afghanistan e Pakistan (ma anche di compromettere l’azione avvolgente che gli stessi USA stanno promuovendo nei confronti delle ex repubbliche sovietiche asiatiche, nel tentativo di sottrarle all’influenza della Russia, in ciò cercando di coinvolgere anche l’Iran, quando in realtà un attacco israeliano avallato dagli USA nei confronti di quest’ultima potrebbe spingerla direttamente nella braccia della Russia).

Che dire dunque? Sembra del tutto evidente che il quadro politico italiano rimane molto desolante, Berlusconi in queste sue manovre di avvicinamento alla Russia, ma anche nei confronti dei paesi africani dell’area del Mediterraneo, quali Libia, Algeria e Tunisia, sembra molto solo (dei suoi uomini più in vista, forse solo Tremonti e qualcun altro lo sostengono); quindi nessuna robusta  strategia di fondo, alla base di certe scelte di politica estera, sembra esserci, ma solo il tentativo di sfruttare al meglio certe occasioni che di volta in volta si presentano facendo leva sull’intraprendenza e le capacità competitive che certe aziende, tipo l’Eni, riescono ad esprimere a livello internazionale.