ATTENTI AI PRETI! (e alle loro tesi per salvare la vita…) di G.P.

 

Il global warming potrebbe essere un grande bufala, soprattutto laddove si è affermato, con il solito terrorismo ambientalista e colpevolizzante, che l’origine di tale fenomeno climatico è di tipo antropogenico. Mi sembra evidente che, su tali tematiche, il confine tra scienza e ideologia, tra scienza e religione e tra scienza e superstizione sia sempre più labile. Le ragioni di tanta confusione, creata ad arte, si rafforzano progressivamente nella sedimentazione di interessi differenziati, ma collimanti e trasversali, tra gruppi di potere che speculano sull’ignoranza generale per raggiungere scopi tutt’altro che nobili anche se da “Premio Nobel”.

E questo avviene anche in tanti altri campi del sapere umano, come ad esempio nella filosofia o nelle scienze sociali, dove il linguaggio materialistico-scientifico è spesso un comodo soprabito per nascondere l’idealismo più ingannatorio. Perciò Lenin sosteneva che l’idealismo è solo pretume. Che questo pretume si serva del giovane Marx o di qualche frase estrapolata qui e là dal suo discorso teorico, per accreditarsi, con i propri vaneggiamenti idealistici, presso i dominati, non cambia la natura dell’inganno posto in atto. Più avanti vedremo anche perché e a chi mi riferisco.

Tale modo di agire attecchisce soprattutto quando l’analisi delle cause scientifiche dei fenomeni naturali o sociali abdica alle sue funzioni, lasciandosi travolgere dalle convinzioni di senso comune le quali, essendo strutturate su una spina dorsale ideologica, non accettano di essere sottoposte al vaglio empirico o a modelli di indagine più complessi e meno approssimativi. Ma come direbbe Preve, chi non è iscritto all’anagrafe ideologica dominante non può nemmeno pensare di trattare certi argomenti senza divenire bersaglio del pubblico ludibrio. L’iscrizione a questa anagrafe richiede la rinuncia preventiva alla discussione teorica e al dubbio metodologico, per una più passiva accettazione delle opinioni consolidate, le quali, solo per tale caratteristica, dovrebbero godere di una maggiore veridicità rispetto a tutte le altre.

I buchi teorici lasciati sguarniti dall’analisi scientifica sono istantaneamente colmati dall’ideologia la quale, solitamente, segnala la sua presenza attraverso l’oltranzismo assiomatico di tesi incontrovertibili (queste possono certo essere messe in discussione ma al prezzo delle solite stolte stigmatizzazioni e accuse di scientismo o positivismo) e dei suoi precetti indiscutibili che, se non seguiti alla lettera, spalancano le porte all’apocalisse biblica.

Da questo punto di vista condivido pienamente l’affermazione lagrassiana, tratta da uno scritto presente sul sito (Rompere con il vecchio e pensare il nuovo) per cui:

 

“In occidente (e non solo), il comunismo ha incrociato ideologie religiose che l’hanno progressivamente trasformato in religione esso stesso. E quanto più si è fatto evidente il fallimento della Rivoluzione d’Ottobre – se creduta quale innesco della transizione rivoluzionaria ad una società di tipo comunistico – tanto più gli sbiaditi residui pseudocomunisti hanno accentuato il carattere religioso delle loro aberranti convinzioni ideologiche. A questo punto, il profitto capitalistico – una forma storicamente specifica di quel pluslavoro umano che sempre esisterà e che finora è stato utilizzato dalle classi dominanti delle varie formazioni sociali (schiavista, feudale, capitalistica, ecc. ecc.) – è divenuto un peccato; il capitalista è peccatore e dunque l’operaio è il redentore. Poiché quest’ultimo si è via via dimostrato refrattario ad assumersi un simile compito sovrumano (solo il “figlio di Dio” lo può realizzare), i falsi comunisti hanno perso la testa e hanno cercato una serie di vie traverse e di altri fantasiosi soggetti “rivoluzionari”: i giovani, le donne, i gay, i rom e gli immigrati in genere, ecc. Tutta la polemica contro i profitti delle multinazionali – che rovinano l’ambiente e attentano alla nostra salute, al naturale codice genetico, e via dicendo – è esattamente la “scomunica” che colpisce i peccatori fino a quando non si pentano e convertano; se non lo fanno, saranno puniti dai “meravigliosi” movimenti (o Movimento dei movimenti) che assumono i compiti dei vecchi missionari con la croce in pugno (anche chi usa ancora falce e martello, li riduce ad analogo simbolo di redenzione).

Se poi ci spostiamo nei paesi di religione cattolica, dove l’ipocrisia è regina, il peccato è semplicemente il profitto degli altri, mentre il proprio ha sempre l’aureola della santità. Quindi i profitti di Greenpeace (una vera multinazionale), delle coltivazioni macrobiotiche, dei commerci equosolidali, delle banche etiche e del no profit, e chi più ne ha più ne metta, sono il Bene che vuol sconfiggere i profitti dei capitalisti “non convertiti”. Così abbiamo visto grandi “pescecani” come Soros,Bill Gates, addirittura la Goldman Sachs (oggi per fortuna arrivata ad un passo dal fallimento, salvata ma ridimensionata) cominciare a flirtare con l’ambientalismo, le energie alternative, i cibi “più sani” (autentiche schifezze costosissime); tutto per “redimersi” e rendere “santo” il proprio “peccaminoso” profitto, che la crisi ha messo….in crisi prima della completa purificatio.

Si sente, in questa fase, parlare a più riprese di fuoriuscita dal capitalismo in termini così salmeggianti (anche da chi si dichiara marxista o si rifà a tale scuola di pensiero), che la stessa lotta rivoluzionaria viene ridotta ad una predica utopica con tanto di esodo profetico verso una fantomatica terra promessa, dove libertà, uguaglianza e giustizia sono sempre a portata di mano. Questa fuga nell’immaginazione ha diversi nomi: decrescita, comunità felice, ecc.ecc. Addirittura c’è chi sistematizza in tesi (Per salvare la vita. 28 tesi contro la barbarie.
di Marino Badiale, Massimo Bontempelli
) contro la barbarie questo nefasto culto pre-capitalistico che preannuncia, se tradito e non condiviso, il diluvio universale sotto il quale l’umanità troverà la sua pena definitiva.

Quando si pretende di interpretare la modalità di riproduzione del rapporto sociale capitalistico con categorie quali la “maledizione” dell’umanità – che sarebbe condannata all’autodistruttività nei confronti della natura e di sé stessa – si è già scelto di immergere la testa nelle nuvole e tutti e due i piedi fuori dalla scienza. Ed è, paradosso dei paradossi, proprio chi predica in questi termini a sostenere di essere mille miglia lontano dal dogmatismo e dal fideismo (sic!). Ma questa triviale interpretazione è solo una versione rattoppata e scadente del mito cristiano della dannazione eterna o della salvezza finale.

Tutte Balle! L’umanità non si autodistruggerà (vedete come abbondano in queste pseudoanalisi volgari i toni apocalittici?), e ciò spinge decisamente ad avviare una lotta serrata contro il sistema di riproduzione sociale capitalistico, odiosamente fondato sull’estorsione del pluslavoro e sullo sfruttamento dei pochi a danno dei molti.

 

Mi scuserete per questo breve détour dal tema principale che qui si vuole proporre, ma mi sembrava doveroso non lasciare altro campo agli imbonitori domenicali che fanno sfoggio di grande saggezza rivoluzionaria e di altrettanta idiozia teoretica.

L’articolo che vi propongo è tratto da Libero e conferma quanto da noi già riportato sul tema del riscaldamento globale. In un precedente intervento sottolineammo che i modelli utilizzati, per studiare le variazioni climatiche, sono alquanto deficitari poiché non tengono conto di molte variabili che, ora, si scoprono fondamentali per solo abbozzare previsioni meno aleatorie di quelle sin qui diffuse. Tali modelli, per l’appunto, pare che non contemplino l’azione delle correnti oceaniche o l’attività solare, come elementi primieramente incidenti su sconvolgimenti climatici così repentini. Gli scienziati dibattono ormai apertamente sul giusto peso da attribuire alle azioni umane nei mutamenti climatici, e, contemporaneamente crescono le schiere degli scettici e dei “defezionisti”, prima convinti sostenitori dell’origine antropica del riscaldamento planetario.

C’è chi sostiene che tali previsioni siano basate su proiezioni di computer e modelli matematici simili a quelli che le banche hanno utilizzato per valutare i rischi sul mercato dei bond legati ai mutui subprime, il che è tutto dire. Ribadisco che gli scienziati stanno calmierando le loro posizioni, mostrando maggiori dubbi sul fatto che sia davvero l’attività umana alla base del global warming. In sostanza, sta crescendo il loro scetticismo anche se non si può ancora dire l’ultima parola sull’argomento.

Ma non vado oltre perché, come al solito, è giusto che ognuno faccia, secondo coscienza, le proprie valutazioni. Buona lettura.

clicca qui

rapporto su riscaldamento