Aymeric Chauprade – COMMENTO blog.realpolitik.tv

Il commento Settimanale

 

La Francia ha speso 300.000.000 € (almeno …) per installare Sharia in Libia.

Pochi giorni dopo che la salsa libica ha cominciato a depositarsi, posso trarre qualche insegnamento dall’operazione della Nato contro il regime di Gheddafi.

La missione della NATO, Unified Protector, iniziata il 31 marzo 2011, ha impegnato, in sette mesi, non meno di 18 paesi, alcuni dei quali (come la Francia) hanno mobilitato numerosi aerei e navi da guerra. Oltre 26.000 sortite aeree, oltre 9650 delle quali con obiettivi di attacco, sono state condotte dalla coalizione. Le cifre della NATO sono: 6000 obiettivi distrutti, comprese 1.600 basi militari, 1300 depositi di munizioni, centinaia di veicoli, radar e lanciarazzi. La Francia, che ha mobilitato i suoi aerei Rafale ed gli elicotteri Puma e Gazelle, dichiara di aver speso speso 300 milioni di euro. Giunge a proposito; è lo stesso importo, corrispondente alla divisa (sterlina) espressa dagli inglesi i quali  hanno annunciato ufficialmente di aver speso £ 300.000.000 (344 milioni di euro).

Fortunatamente, almeno ufficialmente, nessuna vittima francese. Ufficialmente perché quante sono le forze speciali a terra, mescolate ai combattenti? Ma che ufficialmente non avrebbero dovuto esserci e, quindi,  senza diritto ufficiale “… a morire” …

Secondo il CNT (Consiglio nazionale di transizione, organo della rivolta libica), questa guerra avrebbe provocato 30.000 morti. Soffermiamoci un momento su questa cifra. Assumendo per un attimo che tutte le morti siano state causate da attacchi aerei, ossia 9650 operazioni, questa cifra porta a una media di poco più di tre decessi per attacco aereo. In questo caso, non si dovrebbe più parlare di attacchi chirurgici, bensì di colpi microchirurgici e di guerra che avrebbe raggiunto un livello di pulizia (o inefficacia?) ineguagliato. Nessuno. Già considerando, quindi, le sole offensive aeree, il bilancio del CNT non è credibile. Penso, tuttavia che dobbiamo comunque tener conto delle perdite, senza dubbio importanti, causate dai combattimenti molto violenti che hanno opposto per mesi, le forze lealiste e ribelli, e tutto ciò con un uso intensivo di artiglieria pesante, la distruzione quasi totale di molte città (tra cui l’antica città di Sirte) e villaggi. Ammontano complessivamente a Questi 30 000 decessi sono un ulteriore enorme rospo della guerra di disinformazione che l’alleanza NATO/ libici islamisti vorrebbe farci ingoiare.

La realtà probabilmente oltrepassa i 100.000 morti … e una Libia devastata. Perché la Libia è completamente devastata.

Secondo elemento: il bilancio politico. La morte di Gheddafi e di suo figlio, con ogni evidenza finiti dopo essere stati linciati (la Guida della rivoluzione libica è stato addirittura sodomizzato con un bastone dalla folla vociante; pare comunque che in questo vicenda non sia stato l’unico caso, non è vero signori dispensatori europei di lezioni?), oltre a dirla lunga sul grado di civiltà dei nostri democratici libici installati dala NATO, apre certamente una nuova era politica in cui le due parole chiave saranno “caos” e “islamismo”.

Una piccola chiosa ai comunicati emessi dai membri della coalizione il 23 ottobre, all’annuncio della morte di Gheddafi:

Il ministro degli esteri britannico, William Hague: “La caduta di Sirte, la morte di Gheddafi e la dichiarazione di liberazione nazionale rappresentano una vittoria storica per il popolo libico e un momento decisivo nella sua lotta per la libertà”.

Il ministro degli Esteri francese, “il periodo di dittatura, violenze e divisioni” è “finito”.

Il giorno successivo, il 24 ottobre, dopo quel momento di euforia delle “potenze democratiche”, il presidente del CNT, Moustapha Abdeljalil (l ‘”araldo” democratica BHL, colui che, nella sua qualità di Presidente della Corte d’Appello Tripoli, quando serviva il leader libico, con gran servilismo occorre ricordare, per due volte ha confermato la pena di morte alle infermiere bulgare), ha dichiarato, in un discorso appassionato che la sharia sarebbe stata la nuova costituzione , che la poligamia sarebbe stata ripristinata, il divorzio voluto dalle donne sarebbe stato interdetto (si noti che il regime di Gheddafi aveva vietato la poligamia e ha permesso il divorzio alle donne). La scorsa primavera, l’ineffabile Abdeljalil, ricevuto in pompa magna al Palazzo dell’Eliseo,  aveva omesso senza dubbio di specificare a BHL e Sarkozy che lui stesso era un poligamo e la sua seconda moglie, non si inventata alcunché, si chiamava Sharia.

L’aspetto più divertente (o triste, a vostra scelta) è probabilmente dovuto alla contorsioni dei nostri giornalisti i quali, schiacciati sotto il peso delle loro contraddizioni, e becchi su una scala che oltrepassa il discernimento, nei due giorni successivi all’annuncio, hanno esplorato tutti gli argomenti utili a mitigare gli effetti devastanti sull’opinione pubblica. Io stesso ho sentito un giornalista di France Info sostenere che il ritorno della poligamia in Libia potrebbe essere una benedizione per tutte quelle vedove private di un marito dopo la guerra. Purtroppo non è stato umorismo adatto alla circostanza.

Ma allora, se davvero ci sono così tante vedove di questa guerra, potrebbe essere che ci siano molte più vittime di quanto dichiarato ufficialmente? Ciò che è certo è che il CNT ha dimenticato di contabilizzare le fosse dei propri omicidi di massa. Non solo i corpi dei 53 pro-Gheddafi uccisi sommariamente a Sirte, e che ha causato l’accenno di una polemica sul comportamento del CNT, la storia senza dubbio data in pasto all’opinione pubblica, un chiaro messaggio che i dispensatori di lezione morale resteranno vigili sulle azioni del CNT …

La cosa più sorprendente in tutto questo è che l’Unione europea, in risposta al discorso di Abdeljalil, ha rammentato spensieratamente i diritti umani e i principi democratici, ma omettendo di ricordare ai leader islamici della CNT uno dei principi fondamentali della tradizione islamica: che un musulmano deve essere sepolto entro 24 ore dalla sua morte.

Ma, lungi dall’essere sepolto secondo la regola di base dell’Islam, i corpi di Muammar e di Mouatassim Gheddafi, catturato in vita ma finiti con un proiettile alla testa e al petto dopo essere stati linciati, sono stati esposti almeno 4 giorni alla vista di migliaia di libici. Gheddafi e suo figlio sono stati effettivamente sepolti nella notte tra Lunedi 24 e Martedì 25 in una località segreta, 5 giorni dopo la loro morte!

Gheddafi (come Saddam Hussein e Osama bin Laden) non dovevano sopravvivere. Il suo potere finanziario, anche da detenuto, gli avrebbe dato la possibilità di dimostrare che tutti i dispensatori di lezioni democratiche che avevano deciso di fargli la pelle, non volevano soprattutto che li smascherasse: la loro turpitudine, i loro compromessi con il regime negli anni passati, l’appetito insaziabile che avevano mostrato sul suo denaro e sul suo petrolio. Gheddafi aveva acquistato almeno tanti politici e responsabili economici europei quanti erano i capi tribù in Libia. Questo segreto, Gheddafi doveva portarselo nella tomba. Lo si ami (come leader di un popolo che egli ha voluto sollevare al cospetto delle grandi potenze) o non lo si ami (la sua follia e suoi crimini terroristici sono difficilmente contestabili), è morto con le armi in mano e combattendo sulla sua terra. Non ha preso nessun aereo e non ha cercato di fuggire. Il suo paese è ora consegnato da un lato all’Islam, d’altro in mani straniere interessate alle sua ricchezze di petrolio e gas.

Il parallelo con l’Iraq è impressionante.

Nel capitolo delle contraddizioni, aggiungiamo una parola circa la dichiarazione dell’Iran, paese che saluta con favore la liberazione totale della Libia. Un aspetto del quale l’Occidente americano non si vanta. Il ministro degli Esteri iraniano, Ali Akbar Salehi,  il 25 ottobre ha salutato, in un messaggio indirizzato a Mustafa Abdeljalil, capo del CNT, “la vittoria del popolo musulmano della Libia e la liberazione totale del paese.” Ricordiamo che l’Iran aveva pessimi rapporti con Gheddafi, Teheran aveva denunciato la repressione di Gheddafi nei confronti di una parte del suo popolo come le interferenze occidentali. Un fatto importante: gli iraniani, che non sono di memoria corta, sono legati alla verità sulla sorte dell’imam Musa Sadr, un religioso sciita libanese, originario dell’Iran e scomparso in Libia nel 1978. Esse contano sulla collaborazione con il nuovo regime per scoprirlo.

In sintesi, il CNT non ha solo Washington come nuovo amico, ha anche  … l’Iran.

Un bilancio in termini di diritto internazionale e di rispetto delle convenzioni più importanti può anche essere stilato.

In un mondo in cui l’Occidente americano trasgredisce sempre più apertamente e violentemente le regole di base del diritto internazionale come la Convenzione di Ginevra, abbiamo bisogno della Russia per mettere le cose a posto. La Russia ha infatti chiesto, venerdì 21 ottobre, che il Consiglio di Sicurezza ponesse fine alla no-fly zone della Nato quando la stessa, oltrepassando ampiamente il suo mandato, ha preso di mira il convoglio di Muammar Gheddafi. Lo stesso giorno a Mosca, Sergei Lavrov ha messo in dubbio la legalità dell’attacco della NATO contro il convoglio della Guida libica. “Siamo interessati in particolare agli atti della NATO dal punto di vista del diritto internazionale”; in effetti, gli attacchi aerei sono stati autorizzati dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite solo per far rispettare la no-fly zone e proteggere civili. In questo caso, si trattava di un convoglio che non attaccava nessuno (lui stesso era in fuga).

Vorrei aggiungere alle questioni sollevate dalla diplomazia russa, un dettaglio interessante che ci mostra sino a che punto il dominio della guerra dell’informazione è monopolizzato dagli americani. Nella iconografia che rappresenta l’attacco alla NATO, così come rappresentato dalla stampa statunitense, due veicoli blindati militari sono stati aggiunti al convoglio. Tuttavia, numerose altre foto scattate da un punto di vista che permette di vedere l’intero convoglio mostra che esso era in realtà composto da 4 × 4 civili. La Nato, disponendo sicuramente di informazioni sulla presenza  di Gheddafi nel convoglio (le stesse provenivano dai servizi tedeschi, particolarmente ben informati, come lasciano intuire le rivelazioni di Spiegel?) ha quindi volutamente colpito un convoglio puramente civile.

Il superamento del mandato va in realtà ben oltre il bombardamento del convoglio. Il 26 ottobre, il Qatar non ha più nascosto la partecipazione di centinaia di soldati del suo esercito alle operazioni militari a terra, a fianco dei ribelli. Questi soldati che parlano arabo fungevano, infatti, da giunzione tra la pianificazione militare degli occidentali e l’esecuzione ad opera dei ribelli. Grazie alla pianificazione occidentale, con il supporto dei soldati del Qatar,  i ribelli senza disporre di nessuna formazione militare (ad eccezione dei vecchi jihadisti libici in Iraq!) hanno potuto impadronirsi, una ad una, delle città libiche, fino alla caduta Tripoli nello scorso agosto.

In secondo luogo, i russi non si sono accontentati di richiamare il diritto internazionale; hanno ricordato le Convenzioni di Ginevra sul trattamento dei prigionieri di guerra. Gheddafi era in effetti  vivo, come d’altronde suo figlio, quando sono stati catturati. Lo schieramento della NATO ha dunque puramente e semplicemente trucidato prigionieri di guerra.

Giovedi 27, il primo ministro russo Vladimir Putin ha criticato le immagini “disgustose” della morte di Gheddafi: “tutta la famiglia Gheddafi è stata uccisa, il suo corpo è stato mostrato su tutti i canali internazionali. E ‘impossibile guardare questo senza provare disgusto. Che cos’è tutto questo? “” E’ tutto sanguinante, ferito, ancora vivo, poi finito (…) e si esibisce tutto sugli schermi”” Milioni di persone guardano queste immagini compresi i bambini, ma non sono cartoni animati. ”

Se fosse stato crudele avrebbe potuto aggiungere: “Una delle caratteristiche tipiche delle guerre di ingerenza intraprese dall’Occidente, a partire dal 1990, è quello di agire in modo contrario alla morale proclamata. “. In realtà questa non è una novità. Si deve osservare il duplice retaggio del Terrore rivoluzionario francese e del Terrore nordista durante la guerra civile americana. Due  terrori gemelli quanto le torri crollate; due terrori che costituiscono la matrice delle guerre moderne d’ingerenza. Sulla guerra civile americana, approfitto per indirizzare i lettori allo straordinario speciale di NRH sull’argomento.

Quarta dimensione di equilibrio: la situazione della sicurezza in Libia e nel Sahara.

All’indomani della morte di Gheddafi, i funzionari delle Nazioni Unite hanno sottolineato che una parte significativa delle scorte di armi della Guida libica dovrebbero essere finite nelle mani dei ribelli del Darfur, dei membri di Al Qaeda nel Maghreb islamico (AQIM) e nelle mani di altri guerriglieri. Il rappresentante speciale delle Nazioni Unite in Libia, Ian Martin, stima che il regime di Gheddafi ha accumulato un enorme stock di missili anti-aerei. L’ONG  Human Rights Watch ritiene che la NATO ha fallito l’operazione di messa in sicurezza di questi stock e che migliaia di missili aria superficie (SA-24 di fabbricazione russa con i quali gruppi di malintenzionati possono abbattere un aereo civile durante il decollo o atterraggio) sono dispersi nel Sahara.

Diversi giornalisti hanno testimoniato, mercoledì 26 ottobre, sulla presenza di un arsenale di 10.000 tonnellate di munizioni dell’esercito libico lasciato a se stesso, incustodito, nel deserto a un centinaio di chilometri da Sirte.

In sintesi, il Sahara è a testa in giù, e gli americani potranno, quindi, assumere a pretesto questo nuovo caos per accelerare la loro cooperazione securitaria con tutti gli stati della regione. Questo è quello che hanno fatto il 24 ottobre con  l’Algeria a conforto della loro “preoccupazione” per il commercio di armi. Il Segretario di Stato aggiunto americano per gli Affari del Vicino Oriente e Nord Africa, Jeffrey D. Feltman è stato infatti ricevuto dal presidente Bouteflika per discutere di questo argomento.

Un buon bilancio, dunque, per gli Stati Uniti: la politica americana di disordine mondiale per indebolire i concorrenti del multipolarismo (europei, russi, cinesi …) si amplifica. L’islamismo è in crescita al di là del Mediterraneo. Sono gli europei, i francesi quindi, ma anche italiani, spagnoli e tutti gli altri che ne subiranno le conseguenze.

Baghdad, Belgrado, Tripoli … Dopo il crollo dell’URSS, gli europei non smettono di tirarsi proiettili (US) ai piedi. E’ tempo che la globalizzazione americana crolli definitivamente, trascinata dalla follia distruttiva del suo sistema finanziario, perché un nuovo mondo multipolare basato sulla sovranità dei cittadini europei e degli altri possa finalmente vedere la luce.

La France a dépensé 300 millions d’euros (au moins…) pour installer la Charia en Libye.

Quelques jours après que la sauce libyenne a commencé à bien reposer, il m’est permis de tirer quelques leçons de l’opération de l’OTAN contre le régime de Kadhafi.

La mission de l’OTAN, Protecteur unifié, qui a débuté le 31 mars 2011, a rassemblé, durant 7 mois, pas moins de 18 pays, qui pour certains (comme la France) ont mobilisé de nombreux avions et des navires de guerre. Plus de 26 000 sorties aériennes, dont plus de 9 650 avec des objectifs d’attaque, ont été menées par la coalition. Les chiffres de l’OTAN sont les suivants : 6000 cibles détruites, dont 1600 bases militaires, 1300 dépôts de munitions, des centaines de véhicules, de radars ou de lance-roquettes. La France, qui a mobilisé ses avions Rafale ainsi que des hélicoptères Puma et Gazelle, aura dépensé officiellement 300 millions d’euros. Cela tombe bien, c’est le même chiffre, à la devise près (la livre) que les Anglais, lesquels annoncent officiellement avoir dépensé 300 millions de livres (soit 344 millions d’euros).

Heureusement, officiellement, pas de pertes françaises. Officiellement car quid des forces spéciales au sol, mêlées aux combattants ? Mais qui officiellement ne devaient pas y être donc qui officiellement n’avaient pas le « droit de mourir »…

Selon le CNT (Conseil National de Transition, organe de la rébellion libyenne), cette guerre aura fait 30 000 morts. Attardons-nous un moment sur ce chiffre. En supposant seulement que tous ces morts aient été causés par les attaques aériennes, soit 9650 attaques aériennes, cela fait une moyenne d’un peu plus de 3 morts par attaque aérienne. Si tel est le cas, il ne faut même plus parler de frappes chirurgicales, mais de frappes microchirurgicales et d’une guerre qui aurait atteint un niveau de propreté (ou d’inefficacité ?) inégalé. Rien qu’en considérant donc les seules offensives aériennes, le bilan du CNT n’est pas crédible. Mais songez qu’il faut en plus prendre en compte les pertes, sans doute importantes, causées par les combats très violents qui ont opposé, durant des mois, les forces loyalistes et les rebelles, et ceci avec usage intensif d’artillerie lourde, destruction quasi-totale de nombreuses villes (dont la vieille ville de Syrte) et villages. Ces 30 000 morts au total sont donc encore une énorme couleuvre que la guerre de désinformation menée par l’alliance OTAN/islamistes libyens veut nous faire avaler.

La réalité dépasse sans doute les 100 000 morts… et une Libye dévastée. Car la Libye est complètement dévastée.

Deuxième élément : le bilan politique. La mort de Kadhafi et de son fils, à l’évidence tous deux achevés après avoir été dégradés (le Guide de la Révolution libyenne a même été sodomisé à l’aide d’un bâton par la foule vociférant ; il semble toutefois que dans cette affaire il n’ait pas été le seul à l’être, n’est-ce pas messieurs les donneurs de leçon européens ?), outre le fait qu’elle en dit long sur le degré de civilité de nos démocrates libyens installés par l’OTAN, ouvre incontestablement une nouvelle ère politique dans laquelle les deux maîtres mots seront « chaos » et « islamisme ».

Un petit rappel d’abord des communiqués lancés par les membres de la coalition le 23 octobre, à l’annonce de la mort de Kadhafi :

Le ministre des affaires étrangères britannique, William Hague : « La chute de Syrte, la mort de Kadhafi et la déclaration de libération nationale représentent une victoire historique pour le peuple libyen et un moment décisif dans sa lutte pour la liberté ».

Le ministre des affaires étrangères français : « la période de dictature, des violences et des divisions » est « terminée ».

Le lendemain, 24 octobre, après ce moment d’euphorie des « puissances démocratiques », le président du CNT, Moustapha Abdeljalil (le « héraut » démocrate de BHL, celui, qui, en sa qualité de président de la cour d’appel de Tripoli et par deux fois, avait confirmé la peine de mort pour les infirmières bulgares lorsqu’il servait le chef libyen, avec la plus grande servilité faut-il le rappeler), déclarait, dans un discours enflammé, que la charia serait la nouvelle constitution, que la polygamie serait réintroduite, que le divorce voulu par les femmes serait interdit (rappelons que le régime de Kadhafi avait interdit la polygamie et autorisé le divorce pour les femmes). Au printemps dernier, ce brave Abdeljalil, reçu en grandes pompes à l’Elysée, avait sans doute omis de préciser à Sarkozy et BHL qu’il était lui-même polygame et que sa deuxième épouse, ça ne s’invente pas, s’appelait… charia.

Le plus drôle (ou triste, au choix) tient sans doute aux contorsions de nos journalistes, écrasés sous le poids de leurs contradictions, et cocus à une échelle qui dépasse l’entendement, et, qui dans les deux jours suivant cette annonce, tentèrent tous les arguments pour atténuer les effets dévastateurs sur l’opinion publique. J’ai même entendu un journaliste de France Info soutenir que le retour de la polygamie en Libye serait peut-être un bienfait pour toutes ces veuves privées de mari après la guerre. Malheureusement ce n’était pas de l’humour au second degré.

Mais alors, si vraiment il y autant de veuves à la sortie de cette guerre, c’est qu’il y a peut-être beaucoup plus de victimes que l’on ne le dit officiellement ? Ce qui est certain, c’est que le CNT a oublié de comptabiliser les charniers de ses propres assassinats de masse. Pas seulement les 53 corps des pro-Kadhafi exécutés sommairement à Syrte, et qui ont provoqué le début d’une petite polémique sur le comportement du CNT, histoire sans doute de faire avaler à l’opinion publique que les donneurs de leçon de morale resteraient vigilants quant aux agissements du CNT…

Le plus étonnant dans tout cela tient au fait que l’Union européenne, en réaction au discours d’Abdeljalil, a rappelé son souci des Droits de l’Homme et des principes démocratiques, mais en omettant de rappeler aux chefs islamistes du CNT que l’un des préceptes essentiels de la tradition islamique est qu’un musulman soit inhumé dans les 24 heures suivant sa mort.

Or, loin d’être inhumés selon la règle de base de l’islam, les corps de Muammar et de Mouatassim Kadhafi, capturés vivants mais achevés d’une balle dans la tête et la poitrine après avoir été lynchés, ont été exposés au moins 4 jours à la vue de milliers de Libyens. Kadhafi et son fils ont en effet été enterrés dans la nuit du lundi 24 au mardi 25 dans un lieu tenu secret et ceci 5 jours après leur mort !

Kadhafi (comme Saddam Hussein et Oussama Ben Laden) ne devait pas survivre. Sa puissance financière, même prisonnier, lui aurait donné la capacité de révéler ce que tous les donneurs de leçons démocratiques qui s’étaient mis en tête de lui faire la peau ne voulaient surtout pas qu’il révèle : leurs turpitudes, leurs compromissions avec son régime dans les années passées, l’appétit immense qu’ils avaient montré pour son argent et pétrole. Kadhafi avait acheté au moins autant d’hommes politiques et de décideurs économiques européens qu’il avait acheté de chefs de tribus en Libye. Ce secret, Kadhafi devait l’emporter avec lui. Qu’on l’aime (comme le leader d’un peuple qu’il a voulu dressé face aux grandes puissances) ou qu’on ne l’aime pas (sa folie et ses crimes terroristes sont difficilement contestables), il est mort les armes à la main et au combat, sur sa terre. Il n’a pris aucun avion et n’a pas cherché à fuir. Son pays est maintenant livré d’un côté à l’islamisme, de l’autre aux mains étrangères qui s’intéressent à ses richesses pétrolières et gazières. Le parallèle avec l’Irak est frappant.

Au chapitre des contradictions, ajoutons un mot quant à la déclaration de l’Iran, pays qui salue la libération totale de la Libye. Voilà un fait dont l’Occident américain ne se vante pas. Le ministre iranien des Affaires étrangères, Ali Akbar Salehi, a salué le 25 octobre, dans un message adressé à Moustapha Abdeljalil, chef du CNT, « la victoire du peuple musulman libyen et la libération totale du pays ». Rappelons que l’Iran entretenait de très mauvaises relations avec Kadhafi ; Téhéran avait dénoncé tant la répression de Kadhafi contre une partie de son peuple que l’ingérence occidentale. Un fait important : les Iraniens, qui n’ont pas la mémoire courte, sont attachés à la vérité sur le sort de l’imam Moussa Sadr, un dignitaire chiite libanais, originaire d’Iran et qui a disparu en Libye en 1978. Ils comptent sur la collaboration avec le nouveau régime pour le savoir.

En résumé, le CNT n’a pas seulement Washington comme nouvel ami, il a aussi… l’Iran.

Un bilan en terme de droit international et de respect des grandes conventions peut également être tiré.

Dans ce monde où l’Occident américain transgresse de plus en plus ouvertement, et violemment, les règles élémentaires du droit international comme des conventions de Genève, il nous faut la Russie pour remettre les choses à l’endroit. La Russie a en effet demandé, vendredi 21 octobre, que le Conseil de sécurité mette fin à la zone d’exclusion aérienne de l’OTAN lorsque celle-ci, outrepassant largement son mandat, a pris pour cible le convoi de Mouammar Kadhafi. Ce même jour, à Moscou, Sergueï Lavrov s’interrogeait sur la légalité de la frappe de l’OTAN contre le convoi du Guide libyen. « Nous nous intéressons notamment aux actes de l’OTAN du point de vue de la législation internationale » ; en effet, les frappes aériennes étaient autorisées par le Conseil de Sécurité de l’ONU uniquement pour faire respecter la zone d’exclusion aérienne et protéger les civils. En l’espèce, ce fut un convoi qui n’attaquait personne (il était même en fuite) qui a été visé.

J’ajouterai aux éléments soulevés par la diplomatie russe, un détail intéressant et qui nous montre à quel point le domaine de la guerre de l’information est maîtrisé par les Américains. Dans l’iconographie qui représente l’attaque de l’OTAN, telle que livrée dans la presse américaine, deux véhicules militaires blindés ont été ajoutés au convoi. Or, plusieurs autres photos prises sous un angle qui donne à voir la totalité du convoi montrent que celui-ci n’était composé en fait que de 4×4 civils. L’OTAN, disposant sans doute d’une information selon laquelle Kadhafi était dans ce convoi (venait-elle des services allemands particulièrement bien informés comme le laisse penser les révélations du Spiegel ?) a donc bien pris pour cible un convoi purement civil.

Le dépassement du mandat est en réalité bien plus profond que le bombardement du convoi. Le 26 octobre, le Qatar ne se cachait plus quant à la participation de centaines de soldats de son armée aux opérations militaires au sol, aux côtés des rebelles. Ces militaires qui parlent l’arabe faisaient en fait la jonction entre la planification occidentale et les rebelles exécutants. C’est grâce à cette planification occidentale, puis cet accompagnement qatari, que des rebelles disposant d’aucune formation (sauf les anciens djihadistes libyens d’Irak !) ont pu s’emparer une à une des villes libyennes, jusqu’à la chute de Tripoli en août dernier.

Deuxièmement, les Russes ne se sont pas contentés de rappeler le droit international, ils ont rappelé les conventions de Genève quant au traitement des prisonniers de guerre. Kadhafi était en effet vivant, comme son fils d’ailleurs, quand ils ont été capturés. Le camp de l’OTAN a donc exécuté purement et simplement des prisonniers de guerre.

Jeudi 27, le Premier Ministre russe Vladimir Poutine a critiqué les images « dégoûtantes » de la mort de Kadhafi : « Toute la famille de Kadhafi a été tuée, son cadavre a été montré sur toutes les chaînes internationales. Il est impossible de regarder cela sans être dégoûté. C’est quoi tout ça ? » « Il est tout ensanglanté, blessé, encore vivant, puis achevé (…) et on exhibe  tout ça sur les écrans » « Des millions de gens regardent ces images y compris des enfants, ce ne sont pas des dessins animés ».

S’il avait été cruel il aurait pu ajouter : « Une des caractéristiques typiques des guerres d’ingérence menées par l’Occident, depuis 1990, est d’agir en contradiction avec la morale proclamée. ». En réalité cela n’a rien de bien nouveau. Il faut y voir là directement le double héritage de la Terreur révolutionnaire française et de la Terreur nordiste durant la Guerre civile américaine. Deux terreurs aussi jumelles que les tours qui sont tombées ; deux terreurs qui constituent la matrice des guerres d’ingérence modernes. A propos de la Guerre civile américaine, j’en profite pour renvoyer les lecteurs à l’extraordinaire numéro hors série de la NRH consacré à ce sujet.

Quatrième dimension du bilan : la situation sécuritaire en Libye et dans tout le Sahara.

Le lendemain de la mort de Kadhafi, des responsables de l’ONU ont insisté sur le fait qu’une partie conséquente des stocks d’armes du Guide libyen devait être entre les mains des rebelles du Darfour, des membres d’Al Qaïda au Maghreb Islamique (AQMI) et d’autres guérillas encore. Le représentant spécial de l’ONU pour la Libye, Ian Martin, estime que le régime de Kadhafi a accumulé un stock immense de missiles anti-aériens. L’ONG Human Rights Watch estime que l’OTAN a échoué à sécuriser ces stocks et que des milliers de missiles sol-air (notamment des SA-24 de fabrication russe avec lesquels des groupes mal intentionnés peuvent abattre un avion civil au décollage ou à l’atterrissage) sont dispersés dans le Sahara.

Plusieurs journalistes ont témoigné mercredi 26 octobre qu’un arsenal d’une dizaine de milliers de tonnes de munitions de l’armée libyenne était livré à lui-même, sans surveillance, dans le désert à une centaine de kilomètres de Syrte.

En résumé, le Sahara est sans dessus dessous, et les Américains vont donc pouvoir prétexter de ce nouveau chaos pour accélérer leur coopération sécuritaire avec tous les Etats de la région. C’est ce qu’ils ont fait le 24 octobre en Algérie à propos de leur « préoccupation » quant au trafic d’armes. Le secrétaire d’Etat adjoint américain pour les affaires du Proche-Orient et l’Afrique du Nord, Jeffrey D. Feltman a en effet été reçu par le président Bouteflika pour évoquer ce sujet.

Bon bilan donc pour les Etats-Unis : la politique américaine du désordre mondial visant à affaiblir les compétiteurs de la multipolarité (Européens, Russes, Chinois…) s’amplifie. L’islamisme se renforce sur l’autre rive de la Méditerranée. Ce sont les Européens, les Français donc, mais aussi les Italiens, les Espagnols et tous les autres qui vont en subir les conséquences.

Bagdad, Belgrade, Tripoli… Depuis l’effondrement de l’URSS, les Européens ne cessent de se tirer des balles (américaines) dans le pied. Il est temps que la mondialisation américaine ne s’effondre définitivement, emportée par la folie destructrice de son système financier, afin qu’un nouvel monde multipolaire, fondé sur la souveraineté des Européens et des autres ne puisse enfin voir le jour.