BUONANOTTE AI SUONATORI di G.P.

Naturalmente il gran circo multipartitico delle minuzie comuniste, senza più alcuna rappresentanza parlamentare, non ha capito nulla di quello che è veramente accaduto in Italia (e in tutta un’ epoca storica). Siamo ancora agli “incontri ravvicinati del terzo tipo” con una società che, dicono, gli è sfuggita di mano e con la quale non si riesce più a comunicare.

La società e i corpi che la costituiscono vengono ancora passati al microscopio – e qui rubo a piene mani da un formidabile inedito di La Grassa (spero non me ne voglia) che stiamo per pubblicare sul sito – della “sragione”, utilizzando lenti irrimediabilmente abrase e calibrate su un “ ‘materialismo ingenuo’ che assegna la priorità alla ‘pesantezza’ e ‘compattezza’ dei “corpi” (macrosociali) trascurando “le basi decisive nel microsociale”. Sempre che, dubitarne è lecito, questi grandi raggruppamenti e blocchi sociali, a livello di "macrofisica del potere", vengano seriamente indagati tenendo conto dei due “ambiti spaziali” della formazione capitalistica: le stratificazioni in verticale (l’articolazione della “clessidra” sociale) e le segmentazioni in orizzontale (il rapporto-scontro tra formazioni capitalistiche più o meno coincidenti con aree o paesi intesi come interi).

In questo contesto, l’indagine sul modo di produzione (che rimanda al conflitto capitale/lavoro) spiega ormai poco della dinamica sistemica, la quale va invece studiata a partire dai flussi conflittuali attraversanti le varie sfere sociali (politica in primis, poi anche economica ed ideologico-culturale) dove si organizza l’azione strategica interdominanti (come elemento identificante della formazione sociale dei funzionari del capitale).

Nelle chiese comuniste si fa, ovviamente, tutt’altro. Reprimende, resipiscenze e aneliti ai pogrom riparatori in nome del comunismo tradito la fanno da padrone e la resa dei conti tra marxistologi estetici è solo una pantomima tra “duri” (di comprendonio) che hanno la stessa consistenza del burro e della terracotta. Gli uomini di burro si sciolgono nelle tendenze culturali di un comunismo che diviene letteratura (Bertinotti e soci), quelli di terracotta si crepano e si sfaldano in mille sottogruppi del “vero” comunismo, ciascuno più effettivo dell’altro ma solo per irrigidimento dottrinale. E così via all’infinito.

In questa coazione a ripetere il "modellino" teorico d’antan, gli ultimi adulatori della dottrina “immobile” del comunismo sono aiutati dai miraggi e dalle Fate Morgana della ricorsività storica che, a scadenze periodiche, abbaglia loro la vista con qualche “avanzo” del passato. Una crisi più acuta può ringalluzzire i “teosofici” dell’ultimo stadio del capitalismo, ma solo per il breve spazio del suo superamento sistemico (all’interno della stessa dinamica capitalistica che, si può dire, sale a spirale), dopo il quale gli “iettatori” (nel senso che questi pretucoli credono di vincere il sistema semplicemente urlandogli contro “memento mori”) sono costretti a rinviare il raggiungimento della terra promessa di qualche secolo.

Lo spazio critico-teorico viene così occupato dai tendenzialisti di ogni risma, quelli per la serie: “la concentrazione e centralizzazione dei capitali è irreversibile, la classe proprietaria si va trasformando in parassitaria e disinteressata alla produzione effettiva, con i lavoratori che si riappropriano dei saperi tecnici dei quali erano stati spossessati”. Sfumatura più o sfumatura meno, la disputa verte immancabilmente sulla tempistica del tracollo e qui gli auguri tornano a tracimare di consigli per preparasi all’ora X.

Nel frattempo tutto cambia, ma non per loro che continuano a proiettarsi nel futuro con statiche categorie da secolo trapassato "comprimendo" il presente.

Alla fine questo benedetto (da tutti noi) funerale del comunismo, già di per sè in ritardo, viene costantemente rimandato ed il corpo esanime da un ventennio (per essere buoni), continua a putrefarsi emanando un olezzo insopportabile. Restano le ossa sulle quali i "maggiorenti" aristocratici (i leaders politici), l’alto clero (i teorici ortodossi) , il popolino (la “base”, che poveretta si fa certe dormite!), i medio-piccoli produttori di utopie artigianali (decrescentisti, ambientalisti, nuovisti ecc. ecc.) si accaniscono voracemente. Ma a nutrirsi di ossa non si cava nessuna energia. 

Questo esercito di scimmie primordiali "tiromanciniste" invoca, a riflussi alterni, l’ontogenesi di un uovo nel quale si è già formato un bel serpente a sonagli.

Le proposte di tali cagnacci rabbiosi sono tuttavia molteplici e vanno a finire sempre lì (dove non batte più alcun Sol dell’avvenire): a pugnar arditissimi con falce, martello e baionetta per ridare l’assalto al Palazzo d’Inverno ma solo nelle primavere elettorali. Perderanno ancora e si rigetteranno nelle loro ri-fondazioni e nelle fumose disquisizioni sui tradimenti e sul messia che tarda ad arrivare. Ideologia ossificata e religione vanno sempre a braccetto.

Le cose finiscono sempre in questa maniera quando si pretende che sia la realtà ad aderire al proprio pensiero.

“E Bonanotte ai suonatori”!!