CONFERMA DA PARTE DEI FATTI

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Nel mio Politica in dissoluzione, economia in degrado (di lunedì della scorsa settimana) avevo previsto che Prodi avrebbe superato, pur nel marasma e nel “mercato” più incredibile, il passaggio della finanziaria, lasciando deluso Berlusconi, che sembra essersi fatto prendere in giro da Dini. Avevo fornito anche una serie di motivazioni del perché sarebbe avvenuto un fatto del genere, motivazioni che non credo si troveranno facilmente in giro. Dopo un paio di giorni, una parte di queste ultime sono state addotte anche da altri due giornalisti (non certo “di sinistra”), certo più informati di me, ma forse un po’ meno “liberi”, per cui a me sembra abbiano detto meno di ciò che si poteva dire e che penso di aver spiegato più esaustivamente.
Avevo anche scritto che da metà novembre sarebbe iniziata la dissoluzione del centrodestra. Ovviamente, non mi aspettavo il coup de théâtre di Berlusconi. Solo i profeti possono “indovinare”; chi ha qualche buon strumento d’analisi “prevede” (parzialmente) la sostanza dei processi, non le forme specifiche con cui essi si svolgono concretamente. Comunque, ero vivamente sorpreso che nessun politico si rendesse conto di quanto ha capito un comico come Grillo, cioè l’enorme e rapidamente crescente distacco (con disgusto) della gente dalla politica; ovviamente non da quella grande (che, del resto, la suddetta gente nemmeno capisce, però spesso la segue), ma da quella di questi omuncoli che costituiscono l’indecoroso ceto politico italiano. Mai visti tanti arroganti inetti e per di più disonesti, opportunisti, voltagabbana come sono tutti i politici di questa presunta “seconda repubblica” (al minuscolo!), di qualsiasi parte politica siano, salvo qualche rara eccezione individuale; e solo parziale perché sembra proprio che il clima parlamentare dia luogo ad una malattia contagiosa e permanente. Pensate che Fini e Casini (ma anche la Lega in fondo), dall’opposizione (fasulla), si sono messi a dialogare con la maggioranza sulle “riforme” ed in particolare su quella elettorale, in ciò facilitati dai sermoni della “massima” carica, che favorisce a mio avviso una ben precisa parte, da cui proviene; ma anche “da destra”, i politicanti di professione hanno volentieri abboccato all’amo, sperando di cavarne vantaggi per i loro medio-piccoli partiti (e ovviamente per loro stessi).
Il paese è chiaramente in gravi difficoltà: un tessuto sociale sempre più disfatto, un’economia in mano a gang “chicaghesi”, previsioni di stagnazione per almeno due anni anche da parte di organismi (interni e internazionali) ufficiali. Non siamo per nulla alla povertà diffusa, ma certo si nota con chiarezza una riduzione non lieve né tanto meno effimera del tenore di vita (e andare avanti, è facile; tornare indietro crea tanti mugugni). Della “sicurezza” nemmeno parlo, perché è in buona parte una “cantilena” atta a sviare l’attenzione della gente, ma comunque contribuisce al malessere crescente. In una simile situazione, questi disonesti e corrotti, di poca sostanza e di ancor meno cervello – tutti tronfi perché ci rappresentano in Parlamento – pretendono di interessare la popolazione, discutendo intorno alla “riforma elettorale”: alla spagnola, alla francese, alla tedesca, maggioritaria pura, proporzionale pura, una via di mezzo tra le due, e via smaniando dietro a politologi di “chiara (in)fam(i)a”, che intanto intascano, alla facciaccia nostra, migliaia di euro per scrivere editoriali cazzerecci su giornali di una povertà di idee assoluta, diretti da autentici manipolatori in perfetta mala fede e lautamente pagati, dalla finanza parassita e dall’industria assistita politicamente, per rincoglionirci.
Immagino che gli imbecilli ironizzeranno sugli “8 milioni di voti” raccolti nei gazebo, ricordando gli 8 milioni di baionette mussoliniane. In realtà, di questi tempi, i milioni si “sprecano”: gli otto di Berlusconi sono come i quattro dell’investitura di Prodi, i tre e mezzo di quella di Veltroni, i cinque del referendum sindacale; come i milioni che sfilano nelle manifestazioni, dove gli spazi occupati ne indicano si e no un quinto dei dichiarati, a meno che questi mentitori “destri”, “sinistri”, sindacalisti, politici, giornalisti, ecc. non abbiano trovato il modo di ovviare alla “impenetrabilità dei corpi”. E’ tutto un imbroglio, una realtà virtuale, uno spettacolo per rimbambiti dalla TV. Resta, sicuro, solo il malcontento crescente e il qualunquismo (non l’Uomo Qualunque del dopoguerra, semplicemente lo schifo e disprezzo per questi politicanti che ci guastano le serate con le loro im-
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presentabili facce). I milioni di manifestanti, firmatari, partecipanti, ecc. sono più svalutati dell’euro, che si pavoneggia perché vale poco meno di un dollaro e mezzo, dimenticando che ormai ha lo stesso potere d’acquisto di, si e no, 7-800 lire del 2001.
Di fronte a tutti questi pigmei che si fingono “professionisti della politica”, sta un “piazzista” che sente gli umori della “ggente”, e non poteva inoltre non accorgersi che si stava mettendo di nuovo in piedi contro di lui una “gioiosa macchina da guerra” come quella dichiarata tronfiamente nel 1993 da Occhetto, ormai montatosi la testa e incapace di capir più nulla dopo essere riuscito, con l’abiura del passato, a farsi coccolare dai nostri “poteri forti” in perfetta connivenza (subordinata) con quelli di “oltreatlantico”. Allora, comunque, tali poteri, pur con sordi conflitti interni, erano abbastanza sotto il controllo dell’Avvocato. Eppure, Berlusconi fece saltare tutto il progetto accarezzato dagli ambienti che tentavano di creare un nuovo regime tramite l’uso scorretto della magistratura. Ma oggi? Non nomino nemmeno i singoli personaggi scadenti del “piccolo establishment”, che cercano un faticoso accordo in una congiuntura di arretramento economico e soprattutto sociale assai grave. Sono personaggi di tanta ricchezza (ottenuta in gran parte tramite gli aiuti di politici totalmente asserviti), ma di una piccolezza di vedute solo nascosta da giornalisti pagati per ingigantire le loro imprese da magliari.
Le carte dell’ennesimo attacco a Berlusconi sono state di fatto scoperte con il progetto di legge Gentiloni, che è, inutile essere ipocriti, antimediaset. Ed è proprio la minaccia di appoggiarlo da parte di Fini, almeno così si dice, ad aver messo il “pepe al culo” al Cavaliere. In questo caos (e insieme palude), credo proprio che quest’ultimo si appresti a buttare all’aria il tavolo per la seconda volta, e più facilmente che non la prima, pur se ha quindici anni di più sul groppone (e certo contano). Ma ha di fronte dei tali nani che all’ 80% (o poco meno) gli riuscirà il gioco di squasso delle rozze manovre altrui. Certamente, ci riuscirà nel palcoscenico di questa politica così miserabile (sul piano economico è già un’altra faccenda). Per fortuna, malgrado certi sciocchi e mascalzoni abbiano cercato di parlare di fascismo montante tramite lui, Berlusconi ha poco a che vedere con le capacità di quella corrente politica del passato. Pochi si rendono conto che la configurazione economica e la miserabilità politica dell’Italia odierna ha indubbie rassomiglianze (in peggio) con quelle della Repubblica di Weimar; tenendo però conto che non sussiste quella condizione fondamentale rappresentata dalla crisi del 1929 e dai pesantissimi debiti di guerra imposti alla Germania. Tuttavia, mancano in particolare (probabilmente anche per l’assenza della condizione appena detta) le capacità di penetrazione popolare dei fascismi di allora. Tanti incoscienti (di oggi, perché ieri avevamo ben altri cervelli, fra cui soprattutto il nostro Gramsci) credono di poter ridurre il nazifascismo alle mascelle in fuori di Mussolini o alle mossette “charlotiane” di Hitler.
Nulla di più sciocco. I gruppi dirigenti di quei movimenti capivano benissimo che cos’erano i blocchi sociali, quale struttura partitica (e di “squadre d’azione” collegate, ma al momento opportuno anche sconfessate, addirittura sterminate, se necessario) era la più idonea a scagliare il crescente malcontento delle maggioranze, talvolta dette “silenziose”, contro gli avversari al fine di schiacciarli (non di trattare con essi); sapevano con quali gruppi economici allearsi, ma senza esserne pura emanazione servile; sapevano come collegarsi a certe Istituzioni e soprattutto a parti dei “corpi speciali in armi”; erano dentro una ideologia (nazionalismo, antisemitismo, ecc.), della quale di fatto si servivano per indirizzare i colpi verso gli obiettivi che rappresentavano veramente gli ostacoli da abbattere. Per fortuna, nessuna di queste capacità è presente in Berlusconi; solo un po’ di sensibilità di manager della divisione marketing di una impresa. Con il ceto politico che abbiamo, e con i gruppi finanziari e industriali che di questo si servono, basta per scompigliare i giochi. La nostra miserabile classe dominante (parassiti finanziari e industriali assistiti dallo Stato) tenta da quindici anni di rifare il sistema politico onde renderlo assolutamente prono ai suoi voleri: all’inizio, come ricordato, puntando su Occhetto e i rinnegati del Pci, oggi su Veltroni (che afferma di non essere mai stato comunista nemmeno quando era iscritto a quel partito).
Non ce l’hanno mai fatta, e non ci riusciranno nemmeno questa volta. Hanno nuovamente obbli-
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gato Berlusconi a fare una mossa “azzardata”. Ma lo è poi tanto? E lo era quindici anni fa, quando fu costretto (sissignori, costretto dalle minacce di Occhetto, quindi dei gruppi industrial-finanziari cui egli era asservito, di rovinarlo economicamente e di togliergli le TV per papparsele loro) a scendere in campo? No, “carini” e scemi di “sinistra”; non vi rendete nemmeno conto che vi siete legati mani e piedi a classi dirigenti economico-finanziarie (a loro volta senza più autonoma dignità di fronte alla potenza predominante, gli Usa) che sono il peggio esistente nel mondo intero. Negli anni 50-60, il Pci aveva discreti rapporti con uomini – pur appartenenti alle forze di governo – come Mattei (Eni) o Saraceno (vicepresidente Iri), e altri simili: tutti personaggi che ne avessimo oggi….., “saremmo a cavallo”! I rinnegati, com’è d’altronde nelle “ferree leggi della Storia”, sono proni di fronte a incredibili gruppi dirigenti di imprese finanziarie, dedite agli imbrogli, e di imprese industriali, che “vanno tanto bene” da continuare a “disseccare” le “casse dello Stato”.
Nel 1993, queste classi dirigenti inette tentarono di creare, via “mani pulite”, un regime a loro totalmente asservito, ma distrussero i partiti per cui votava la maggioranza della popolazione, senza rendersi conto che quella “gente” non era poi così facilmente indirizzabile come volevano loro, verso un blocco di forze egemonizzato dai postpiciisti. Fu facile per Berlusconi prendersi quell’elettorato. Adesso, ripetono l’idiozia; mesi e mesi (e anche più) di trame oscure e complicate, di “scazzi” continui e ipocrite riconciliazioni, per mettere in piedi un “Partito democratico”, senza accorgersi dell’insofferenza crescente della “ggente”, del distacco dalla politica in una situazione sociale ed economica sempre più degradata. E ancora improvvide minacce di togliere parte delle reti TV all’oppositore, che non si vuol accettare nel “salotto buono” (ormai composto da gente volgare, grossolana, senza nemmeno un decimo di “signorilità borghese”; solo degli squallidi parvenus). E Berlusconi ha interpretato l’antipolitica, l’insofferenza per tante chiacchiere e disquisizioni di una “Casta” ormai sputtanata quotidianamente per gli incredibili privilegi di cui gode.
Per fortuna (loro, non nostra), il Cavaliere sputa sul “teatrino della politica” ma si diverte a recitare sulla scena dello stesso. Per cui, si servirà dello scompiglio creato, e del suo essersi riportato al centro della scena (del palcoscenico, non della cabina di regia), per ricollocare Fini e Casini nel ruolo (minore) che meritano e dichiararsi il vero interlocutore di Veltroni. Quest’ultimo e Berlusconi sono la più appropriata personificazione del miserando gioco degli specchi tra sinistra e destra: entrambi vanesi, superficiali, finti bonaccioni, “luogocomunisti”. Il secondo è meno fastidioso perché anche megalomane, mentre il primo assomiglia troppo a quei “fraticelli” scalzi, umili, con gli occhi al Cielo imploranti il “buon Dio”, fregandosi sempre le mani (come Ballantini, l’imitatore di Bruno Vespa) e poi via un bell’inchiappettamento di pargoli. In fondo Berlusconi ha detto di aver letto tutto “Il Capitale” (chissà se sa che è in tre libri, e belli grossi) e di averli capito a menadito; il che, se mi permettete, è una delle più belle barzellette da me sentite. Veltroni è accreditato invece di amare “Giovannona coscia lunga” e altri film similari; non ha nemmeno quel minimo di anticonformismo che avrebbe potuto portarlo a dichiarare la sua preferenza per “Gola profonda”. Eppure dice di essere un “clintoniano”; le sue contraddizioni sono evidenti.
Scusatemi l’ultimo pezzo poco serio, ma voi capirete che non sto parlando di persone, né di avvenimenti, seri. O ci serviamo di questa massa di mentecatti per tirarci fuori qualche risata oppure creperemo di cirrosi epatica in pochi anni. In ogni caso, ho tralasciato in questo pezzo proprio il “dietro della scena”, dove d’altronde gli avvenimenti sono sempre più confusi. Sul piano generale, siamo ben lungi dall’essere usciti da una crisi finanziaria al momento strisciante, ma sempre più pericolosa, anche perché, almeno in Europa (e l’Italia è il fanalino di coda di quest’ultima), siamo anche in evidente stagnazione (stando ai dati ufficiali che potrebbero perfino celare, data la mascalzonaggine delle classi dirigenti e di tutto ciò che manovrano, anche una recessione). Quanto alla situazione esistente in Italia, nell’ambito dello scontro fra i sedicenti “poteri forti”, siamo ancora in stallo. Attendiamo almeno di vedere come va a finire l’attribuzione della poltrona di ad in Telecom, dove il più accreditato è il ben noto Bernabé, candidato di Intesa (“ispiratrice” di Prodi), ma con una dichiarazione di gradimento da parte di chi dovrebbe essere in contesa con quest’ultima (Geronzi:
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ex Capitalia, oggi Mediobanca, azionista forte di Generali); dichiarazione convinta, di circostanza, di accettazione di una mezza sconfitta? Ai giorni, settimane e mesi prossimi, “l’ardua sentenza”.
Quanto a Berlusconi, e alla sua mossa a sorpresa, si può sicuramente dire che ha di nuovo messo in confusione le manovre del “piccolo establishment”, ma senza nessuna visione di lungo respiro. Porta disordine, impedisce che si saldino i giochi politici dei suoi avversari, ma non li attacca mai né si confronta apertamente con loro. Continua a muoversi nel “teatrino della politica” e le sue “batterie” si concentrano su obiettivi di retroguardia quali sono quelli della “sinistra estrema”. Sono sicuro che egli stesso capisce che il governo non è schiavo di quest’ultima, ma egli continua su questo ritornello per non attaccare i veri nemici. Solo alcuni che scrivono sul “suo” Giornale sparano sporadici colpi (che il nostro blog riprende e riprenderà sempre) sugli ambienti finanziari e industrial-assistiti (dallo Stato) che fanno capo a Montezemolo, Bazoli, Profumo, Geronzi, Mussari (Montepaschi), ecc. Mi dispiace per certi “sinistri” (non so se in mala fede o sciocchi), ma Berlusconi è proprio il contrario del “fascista”; crede di potersela cavare con così scarso coraggio e senza alcuna lungimiranza strategica. Non prenderà mai alcun potere; ma ciò che fa basta ad impedire anche la vittoria degli altri, i quali sono sia divisi sia di altrettanto bassa levatura strategica (e asserviti alle mene americane come, appunto, nella Repubblica di Weimar).
Intanto, in una situazione simile, tutto andrà sempre più allo sfascio o almeno allo sfilacciamento e logorio irreversibili del tessuto socio-economico del paese. Si vanno accumulando molte condizioni di possibili rotture e brusche lacerazioni. Non so se si formeranno, in tempi non eccessivamente lunghi, gli agenti in grado di assumere un ruolo importante nel momento cruciale. Quello che so, è che non apparterranno alla “sinistra”, ormai completamente persa al gran completo: o venduta o ossessionata da continue nuove scissioni per andare “un po’ più a sinistra”. Una vera raccolta di rinnegati (ma di bassa qualità politica) o di salmodianti le litanie della vecchia “lotta di classe”. Via da questa gente, allontaniamocene al più presto e definitivamente.
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