Considerazioni sul risultato delle Europee e sul futuro italiano. (di Antonio Terrenzio)

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“Le peuple français a parlé,et quand est clair que, dans tous les moments importants de l’histoire, a’ la coaltion qui guide la France, qui pensent que les Français ne sont plus dignes de la liberté et de la souveraineté..etc” E’ una Marine Le Pen raggiante ed orgogliosa che apre il discorso a’ la Presse, subito dopo il risultato strepitoso, ottenuto dal Front National alle elezioni europee. I Francesi hanno deciso di premiare il partito di destra nazionalista col 25%,
lasciando al 20% l’UMP  e facendo crollare ad un catastrofico 14% i socialisti di Hollande. Sono sicuramente i risultati delle urne francesi a portare al maggior successo i movimenti euroscettici e nazionalisti che si sono imposti anche in Inghilterra dove l’Ukip di Nigel Farange, vince le elezioni con uno brillante 28%, oppure in Danimarca, dove il partito identitario danese registra una vittoria che va oltre il 23%. Solide ed importanti anche altre affermazioni di
movimenti identitari e nazionalisti in Ungheria, con la vittoria a mani basse del partito di Orban e lo Jobbik che registra il 15%. In Austria il movimento dello scomparso Heider raggiunge il 20%, in Grecia, accanto alla vittoria di Siryza, c’è la conferma di Alba Dorata che raggiunge un importante 10%, “Nonostante le persecuzioni, gli arresti e i brogli elettorali, diventiamo il terzo partito di Grecia”, ha dichiarato un portavoce del movimento ellenico. Questi i dati, che dimostrano un cambiamento di rotta dei popoli europei sempre piu’ scettici verso un’Europa antidemocratica, dominata dalle
banche, vincolata ai parametri di Mastricht, che antepongono i bilanci e la contabilita’, alla vita e al benessere dei popoli. Un’ Europa che vive nella precarietà, nella disoccupazione, nella povertà che oramai attanaglia decine di milioni persone. Gli Europei, un po’ ovunque, come del resto ci si aspettava, hanno dato un segnale forte e chiaro di ostilità verso un modello politico ed economico che al contrario delle promesse, ha lasciato soltanto malcontento, senso di impotenza economica e mancanza di aspettative per un futuro migliore. Un po’ ovunque, come si e’ detto, ma non in Italia, dove con un inaspettato 41% Renzi ha sbaragliato un M5S che secondo il suo leader Grillo, avrebbe giurato di sorpassare il PD e di decretare nel Paese quella necessaria svolta anti/casta ed anti/poteri forti di cui l’ex comico genovese, si era fatto portatore convinto. Questa attesa svolta non c’è stata, ed i pentastellati si sono fermati al al 21% (che sa di amara delusione) come quella degli italiani desiderosi di un cambiamento radicale. Molto si e’ detto sulle cause di questo successo che ricorda come scrive Aldo di Lello sul Secolo d’Italia, l’exploit della DC sul PCI, per paura di una invasione dei carrarmati sovietici nel ’58; come allora la Dc dovette ringraziare le “vecchie zie” citate da Longanesi, adesso Renzi ringrazia l’ “elettorato di Pensionati”, che come ha ricordato Grillo a caldo, “non ha il coraggio di cambiare”. Ed e’ proprio da qui, che bisogna partire per un’analisi disicancanta della realta’: il popolo italiano sbraita, si lamenta, ammonisce, lancia anatemi, denuncia corruzione e malaffare, soprusi, caste,  guadagni illeciti, super/pensioni e superstipendi, ma alla fine, come il peggiore dei figuranti albertosordiani, sceglie il doppiogioco, si dimostra pavido,meschino, egoista, oltre ogni senso del pudore. E per paura del ‘dopo’ si aggrappa ad uno status quo, che gli garantisce comunque la sopravvivenza o il galleggiamento. Gli artefici di questa vittoria sono i primi della lista ad essere posti all’indice delle nuove generazioni, le quali a causa soprattutto del posizionamento politico dei “vecchi”, non vedono possibilità di cambiamento reale, nel nostro Paese. E se 80 euro al mese bastano a convincere un elettore indeciso (che gli verranno puntualmente tolti come nella più classica delle partite di giro, con l’aumento di altre tasse) vuol dire, che tale e’ il suo valore e che non merita nulla, se non di essere abbondonato al suo destino geronotocratico, nonostante il bamboccio Renzi simuli la facciata di un’aria nuova.
Emigrare, rimane l’unica reale prospettiva. Detto cio’, vanno sicuramente analizzati altri fattori che hanno decretato la vittoria renziana. Primo tra tutti gli errori clamorosi del suo principale avversario, Beppe Grillo, il quale ha prestato il fianco alla demonizzazione degli avversari mettendoci del suo, cioè contribuendo a spaventare una opinione pubblica molto sensibile  agli accostamenti a personaggi come Stalin o Hitler: un invito a nozze per i volponi del potere-spettacolo come Vespa che ha avuto vita facile nel metterlo alle corde. Ma campagna di diabolizzazione a parte, Grillo ha pagato l’ambiguita’ e la poca nettezza su alcune tematiche cruciali, che risultano di vitale importanza per la salvezza dei popoli europei: 1) non si e’ mai espresso con chiarezza e completezza di argomenti, sui temi piu’ scottanti delle politiche europee e nazionali: Sovranita’ nazionale e monetaria e uscita dall’Ue  2) è stato ambiguo sulla questione delle
politiche immigratorie (come non ricordare l’appoggio scellerato all’abolizione del reato di clandestinita’ di una parte dei suoi parlamentari?), 3) si è rifiutato di tendere la mano alla Le Pen per stringere un’alleanza strategica nel gruppo europeo, per non essere tacciato dai sinistri di razzismo e fascismo 4) è stato poco chiaro sulla questione delle alleanze energetiche e geopolitiche del nostro Paese, nel quadro di una possibile fuoriuscita dalla Nato ed un’auspicabile apertura verso le Potenze emergenti, in primis, la Russia di Putin. Questa assenza di chiarezza, su tali questioni, ha costituito il ventre molle della strategia grillina che ha impedito di conquistare gli elettori e proporsi come movimento realmente alternativo e rivoluzionario. Tuttavia, nonostante la natura composita e tutti i limiti concettuali (democrazia del web, popolo della rete ed amenita’ simil-orwelliane) a conti fatti, il M5S rimane l’unica forza di opposizione frontale alla Casta del parlamento italiano ed europeo.
Un’occasione persa quella del genovese, che per mantenere equilibri interni al movimento della rete, ha finito con il pagarne lo scotto elettorale. La vittoria dei movimenti nazionalisti ed antieuropei deve insegnare a Grillo ed ai grillini che il vento sta cambiando ad una velocità sempre maggiore. Gli anatemi del politicamente corretto, la neo-lingua dell’impero Usa, il relativismo etico, la retorica delle minoranze, il ‘dirittoumanismo’ e tutto l’armamentario ideologico adoperato dall’Occidente devono essere respinti con forza per raccogliere ulteriori consensi, gli stessi dei partiti antieuropeisti che hanno vinto in Francia ed in Inghilterra.
Domenica 25 maggio, c’è stata una vittoria importantissima, mai registrata, dal 45 in poi. Possiamo solo sperare, che il vento che soffia oltralpe ed in Europa, raggiunga anche l’Italia. E se la Francia fu terra di rivoluzioni, tali segnali, risultano di buon auspicio. LE DEMAIN NOUS APPARTIENET.