CONTRO I DIRITTI UMANI di A. Berlendis

In questi giorni i diversi, ma accomunati, risvolti delle sinistre (insieme a tutti gli ‘uomini di buona volontà’) si scaldano i cuori, e ed assistono compunti alle celebrazioni dei riti propiziatori del gran sacerdote, sia esso della Tavola (rotonda ?) della pace o dell’afflosciato ‘movimento senza movimenti’ o dell’innominabile ONU , magnificando la solenne ricorrenza della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948. Propongo qui di seguito un breve excursus per iniziare a delineare la funzione ed  i significati che essi assumono, e  come ci si deve rapportare rispetto ad essi.

 

1. Innanzitutto occorre cogliere la funzione che svolgono oggi queste solenni dichiarazioni, cioè quella di o copertura ideologica di azioni e rapporti sociali di segno opposto (come ultimo esempio paradigmatico si prendano gli aiuti umanitari—ovviamente, invece, di tipo logistico-militare— statunitensi alla ‘povera’ Georgia aggredita dal ‘brutale’ orso russo) oppure di mezzo con cui glia agenti strategici di tipo ideologico coadiuvano il conflitto degli agenti strategici, in primis di tipo politico (come ultimo esempio paradigmatico si prenda la vicenda dei diritti umani Tibet   agitata durante lo svolgimento delle Olimpiadi di Pechino in funzione anti-cinese , dagli Usa e loro alleati). Nel suo piccolo pamphlet ‘Contro i diritti umani’[1] Slavoj Zizek  scrive “Per esprimerci in termini leninisti, effettivamente i ‘diritti umani delle vittime sofferenti del Terzo Mondo’ rappresentano oggi il diritto dei poteri occidentali di intervenire politicamente, economicamente, culturalmente e militarmente nei paesi del Terzo Mondo a proprio piacimento, in nome della difesa dei diritti umani.” Per cui conclude l’autore ‘i ‘diritti umani’ sono, in quanto tali, una falsa universalità ideologica,che nasconde e legittima la reale politica dell’imperialismo occidentale, gli interventi militari e il neocolonialismo.

 

2. In secondo luogo è sintomatico rilevare quali diritti vengono santificati e quali rimossi o delegittimati : ad esempio quelli dove fanno capolino i rapporti di forza, e dove appare più chiaramente che il diritto non è che una codificazione della forza, così come si è dispiegata e configurata sul campo. Infatti non tanto stranamente tra i diritti portati ad onore della cronaca non c’è il diritto di resistenza all’oppressione da parte dei popoli aggrediti. Ricordava invece Danilo Zolo in un saggio significativamente intitolato ‘Fondamentalismo umanitario’[2] che  per quanto riguarda  i diritti collettivi, emblematica è la resistenza del popolo palestinese contro l’etnocidio che lo Stato di Israele gli sta da decenni metodicamente infliggendo con la complicità del mondo occidentale e di parte di quello arabo.” E continuava stigmatizzando chi “trascuri di dedicare una sola riga al tema della compatibilità dell’uso di armi di sterminio con la finalità della protezione dei diritti fondamentali degli individui umani.” e chi ”non sfiora neppure il problema se,in nome della (pretesa) tutela dei diritti fondamentali di alcuni individui sia lecito sacrificare la vita, l’integrità fisica, i beni, gli affetti, i valori di (migliaia di) persone innocenti, come è avvenuto in particolare nella guerra per il Kosovo.” Concludeva sottolineando come “il ‘fondamentalismo umanitario’…oggi motiva le strategie egemoniche degli Stati Uniti e dei loro alleati europei”, costituisca  cioè l’ideologia di legittimazione delle “ ‘guerre umanitarie’ che gli Stati Uniti e i loro alleati europei hanno condotto in questi anni in nome dei diritti dell’uomo, in particolare nei Balcani.”.

 

3. In terzo luogo è necessario spiegare strutturalmente il significato e la funzione che ,in diversi modi singolari, nelle diverse formazioni sociali e nelle differenti congiunture storico-(geo)politiche vengono ad assumere. Ricordava La Grassa nel suo ultimo scritto che la grandezza di Marx era consistita anche nel cogliere le forme differenziali di sfruttamento, individuandone la specifica forma capitalistica al di sotto delle apparenze del libero scambio tra gli agenti sociali della produzione. Analogamente, proprio riuscendo a (e a far) vedere teoricamente sotto la sfera circolatoria, Marx colse in modo esemplare il significato in generale delle magniloquenti dichiarazioni dei diritti umani: “La sfera della circolazione, ossia dello scambio di merci, entro i cui limiti si muovono la compravendita della forza-lavoro era in realtà un vero Eden dei diritti innati dell’uomo. Qui regnano soltanto Libertà, Eguaglianza, Proprietà e Bentham. Libertà! Perché compratore e venditore di una merce, la forza lavoro, sono unicamente determinati dal proprio libero volere, si accordano come persone libere dotate di fronte alla legge degli stessi diritti; e il contratto è il risultato finale in cui le loro volontà si danno un’espressione giuridica comune. Eguaglianza! Perché si riferiscono l’uno all’altro solo come possessori di merci e scambiano equivalente contro equivalente. Proprietà ! Perché ognuno dispone soltanto del suo.  Bentham !Perché ognuno dei due ha a che fare soltanto con se stesso : la sola forza che li avvicina e li mette in rapporto è quella del loro utile personale, del loro particolare vantaggio, dei loro interessi privati.[3]

 

4. In quarto luogo occorre riflettere sul fatto che in ogni formazione sociale capitalistica particolare, in quanto a tempo e luogo, la presenza o l’assenza, l’ampiezza e l’effettività dei diritti  è sempre una funzione subordinata all’ordinata riproduzione dei rapporti sociali vigenti, per cui ogni entità politica decide cosa porre in primo piano rispetto agli obiettivi politici  che decide  di darsi. Partendo da dato di realtà Lenin sosteneva che bisogna saper “porre i problemi nel loro contesto storico  per cui “quando sorse il bolscevismo, fu steso un programma del partito, e i verbali del congresso [1903] dicono che l’idea di introdurre nel programma l’abolizione della pena di morte suscitò soltanto esclamazione sarcastiche : ‘Anche per Nicola II ?’. Persino i menscevichi nel 1903 non osarono mettere ai voti la proposta di abolire la pena di morte per lo zar. E nel 1917, ai tempi di Kerenski, io scrivevo sulla Prava che nessun governo rivoluzionario può fare a meno della pena di morte e che tutto sta nello stabilire contro quale classe un determinato governo dirige l’arma della pena di morte. […]

Un uomo che capisse, sia pur minimamente, la rivoluzione, non potrebbe dimenticare che oggi non si tratta della rivoluzione in generale, ma di una rivoluzione nata da un grande massacro di popoli compiuto dagli imperialisti. E’ forse concepibile una rivoluzione proletaria, nata da una simile guerra, senza complotti e senza attentati controrivoluzionari da parte di decine di migliaia di ufficiali appartenenti alla classe dei grandi proprietari fondiari e dei capitalisti ? E’ forse concepibile un partito rivoluzionario della classe operaia che non punisca con la morte tali azioni nell’epoca della guerra civile più accanita e dei complotti della borghesia per favorire l’invasione straniera che dovrebbe abbattere il governo operaio ? Nessuno, tranne un ridicolo ed inveterato pedante, può rispondere a queste domande se non negativamente.”[4]

 

Per concludere vorrei  ribadire che non si possono certo accettare lezioni di alta moralità sui diritti umani da chi infligge attualmente la pena di morte condensando indagine, giudizio, pena ed esecuzione della stessa, come nel caso degli ‘assassinii mirati’ di esponenti della resistenza palestinese da parte di Israele, o nel caso di punizioni collettive tramite bombardamenti sulle infrastrutture ed abitazioni civili serbe (Nato, con Italia “in prima linea” come ebbe a dire, con la servile soddisfazione da primo servitore, l’allora presidente del consiglio D’Alema), o nel caso di chi impone embarghi (questi si genocidi) su beni di prima necessità per la popolazione civile come nel caso degli Usa con l’Iraq, prima della criminale invasione che ha completato la nefasta opera intrapresa.





[1] Zizek ‘Contro i diritti umani’ Il Saggiatore

[2] In Ignatieff ‘Una ragionevole apologia dei diritti umani.’ Feltrinelli editore

[3] Marx ‘Il capitale’ vol I UTET pag 271

[4] Lenin  ‘Come la borghesia si serve dei rinnegati’  20 settembre 1919